Articoli scritti per DWF
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Dalla storia "naturale" alla storia "culturale" - La
donna nella ricerca antropologica, 1975, anno I, n. 1, pp. 11-25
Il concetto antropologico di "cultura" ha significato una rivoluzione nello studio dell'uomo. Ha spostato l'enfasi dalla "natura" dell'uomo ai suoi "prodotti" collettivi e cumulativi. Prima della nascita dell'antropologia culturale la storia dell'uomo era una storia "naturale". Dall'antichità, attraverso il Medioevo, fino al Rinascimento e oltre, era la cosmobiologia, quel nesso vitale tra la terra e il cielo, tra dei e uomini, che rendeva intelligibile l'universo. Anche la storia della donna era una storia "naturale" - poiché i suoi ritmi la legavano strettamente ai cicli cosmici.
Con l'Illuminismo, la visione cosmobiologica portò a una concezione organicistica, scientifica, dell'universo collegando la dimensione fisica a quella morale e psicologica, una scienza dunque che connetteva più radicalmente la storia della donna alla sua "natura". Solo con la scoperta del concetto di "cultura", che abbraccia una visione globale della realtà, diventa possibile individuare la vera storia della donna.
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Note dell'antropologa, 1975, anno I, n. 1, pp. 145-150
Nelle successive note antropologiche, viene proposta una diversa interpretazione dello stesso fenomeno. Il significato sociale e culturale della gravidanza e della maternità deve essere inserito in modo attivo nelle spiegazioni psicoanalitiche e psichiatriche; dev'essere interpretato ad esempio a seconda dei diversi gruppi umani.
Va sottolineato che in ogni cultura i difetti fisici del bambino sono attribuiti a colpe e/o a voglie della madre, fatto questo che potrebbe spiegare la paura delle donne di danneggiare il bambino durante il parto. Occorre sottolineare il fatto che le donne incinte sono inclini a esperire una relazione con un mondo trascendente e con il "potere" dei morti e di un "altro mondo". Questa esperienza non appartiene all'immaginazione della donna, poiché è classificata in questo modo in ogni cultura.
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Potenza della parola e silenzio della donna, 1976, anno I, n. 2, pp. 9-20
Lo scambio delle donne, secondo le tesi di Lévi-Strauss in Le strutture elementari della parentela, non solo rende possibile una comunicazione reale tra gruppi, con la formazione di alleanze, ma rende anche chiare le basi simboliche della natura in cui la donna è posta per mezzo del linguaggio. In effetti, ogni "atto" è compiuto in virtù della potenza delle parole che vengono scambiate per la loro abilità di portare avanti l'azione. L'esempio più chiaro del potere di creazione della parola è la presenza in ogni cultura del mito della creazione - il Logos. Spiccano tra questi l'Antico e il Nuovo Testamento.
La donna viene così esclusa dall'uso effettivo
della parola: la parola di una donna sarebbe troppo potente; finirebbe per rendere
identico ciò che significa con ciò che è significato, e
sarebbe altrettanto creativa della Dea della Creazione.
Gran parte dell'inferiorità sociale della donna deriva da ciò,
poiché il potere - qualsiasi tipo di potere - è basato innanzi
tutto e soprattutto, sull'uso della parola potente.
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Note dell'antropologa, 1976, anno I, n. 2, pp. 175-178
L'antropologa Ida Magli affronta il testo di Pasini dal proprio punto di vista disciplinare, partendo dall'immagine della donna nella nostra cultura - un'immagine che lega costantemente la donna alla natura e la rende responsabile della vita e della morte. Magli afferma che le resistenze alla contraccezione sono dovute al desiderio di mantenere tale immagine culturale della donna e che tale immagine viene confermata quando è in questione l'aborto.
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Recensioni curate per DWF
FAUCHERY Pierre, La destinée féminine dans le roman européen
du dixhuitième siècle, Paris, Armand Colin, 1972
rec. di Ida Magli, A. I, 1975, n. 2, pp. 202-205