Articoli scritti per DWF
Articoli scritti per DWF
Malina, o la sopraffazione dell'io femminile, 1975, anno I, n. 1, pp. 77-89
Malina, un romanzo dell'autrice austriaca Ingeborg
Bachmann, morta a Roma nell'ottobre del 1973, esprime l'estremo malessere di
una donna incapace di avere un rapporto soddisfacente sia con la realtà
che la circonda sia con i due uomini con i quali, in modi diversi, divide la
vita.
Il saggio di M. T. Morreale sottolinea la connessione tra la protagonista e
l'autrice del racconto. E la più generale condizione di isolamento in
cui una donna, per quanto emancipata e libera possa essere, si trova costretta
a vivere oggi.
Malina, un racconto autobiografico accurato ed
espressivo nella forma, istituisce uno stretto nesso tra la protagonista e l'autrice.
Bachmann, la cui vita era quella di un'intellettuale, di una scrittrice e insieme
di una donna, una vita intensa e piena di sofferenza al contempo, dà
al suo racconto una dimensione esistenziale che coinvolge tutte le donne avvertite
della "condizione femminile", come elemento di discriminazione, così
come tutte quelle che ne stanno gradualmente prendendo atto. E poiché
una donna non è un'entità separata dalla specie, il tema del racconto
riguarda tutta l'umanità.
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Nietzsche e le donne, secondo una femminista tedesca della fine dell'Ottocento,
1976, anno I, n. 3, pp. 99-117
L'autrice, nella breve introduzione all'opera di Hedwig Dohm Nietzsche e le donne, sottolinea che, anche alla luce dei più recenti studi su Nietzsche, il rapporto fra il grande filosofo e le donne con le quali è stato in contatto (madre, sorella e amiche: Lou Andreas Salomé, Malvida von Meyseburg) si rivela molto ambiguo. Ancora più sconcertante è tuttavia la posizione che egli assume nei suoi scritti, quando esprime giudizi sulla "donna in sé" oppure quando disapprova, per le donne, ogni forma di cultura e di emancipazione affermando che la donna deve essere proprietà esclusiva dell'uomo e deve unicamente affinare i suoi istinti per saziare il maschio e generare la di lui discendenza.
Anche se affermazioni simili non mancano nella cultura tedesca (e non soltanto in quella tedesca) dell'epoca, è motivo di riflessione il fatto che Nietzsche - grande innovatore della scienza e della morale, nemico dichiarato del filisteismo - in presenza della Frauenfrage (questione femminile) non abbia esitato ad allinearsi con la cultura più conservatrice, cioè reazionaria. Non si lascia sfiorare né dal dubbio critico né dall'esigenza di innovazione e di chiarezza che era alla base dell'attività di J.S. Mill o di H. Dohm come del primo femminismo tedesco. Segue la traduzione integrale dell'articolo di H. Dohm comparso nel 1898 sulla rivista berlinese "Die Zukunft".
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Dibattito [Chi, per chi, come. La ricerca scientifica dalla parte della donna],
1976, n. 1, pp. 3-22
La ricerca scientifica dalla parte delle donne è il tema di un dibattito che ha avuto luogo tra le redattrici di "nuova dwf", Annarita Buttafuoco, Tilde Capomazza, Maria Teresa Morreale, Maria Grazia Paolini, Biancamaria Scarcia, Dora Stiefelmeier, Flo Westoby, con la partecipazione di Luciana Di Lello, femminista italiana impegnata nella ricerca.
Lasciando da parte i problemi di ordine metodologico, gli interventi si sono concentrati sulle implicazioni politiche del lavoro scientifico - termine d'altra parte contestato - effettuato dalle donne, vale a dire da un gruppo socialmente oppresso; sulle difficoltà che le donne che si impegnano nella ricerca trovano di fronte a un sistema disciplinare concepito esclusivamente da uomini, con tutte le distorsioni che ne conseguono; sulla necessità quindi di rivedere criticamente e spesso di mettere in discussione non solo le metodologie in uso nelle diverse discipline, ma anche i concetti stessi che sono alla base delle elaborazioni teoriche.
Poiché tutte le redattrici sono attive
nel campo delle scienze sociali, nel dibattito non sono state prese in considerazione
né la situazione né i problemi particolari delle donne che lavorano
nel campo delle scienze "esatte". Con riferimento alle ricerche sociali
che hanno per oggetto le donne o una pretesa condizione femminile, l'imperativo
categorico che è stato messo in evidenza è quello di una storicizzazione
permanente sia dell'oggetto che del soggetto della ricerca. Ciascuna redattrice
ha esposto i problemi particolari della sua materia e ha parlato delle esperienze
personali nella vita universitaria e nel lavoro di ricerca.
La seconda parte del dibattito è stata dedicata ai fini e ai problemi della rivista, alle strategie di ordine politico, all'individuazione di un pubblico, alle forme di espressione e di linguaggio più appropriate. Tilde Capomazza ha tirato le conclusioni precisando anche i legami della rivista con il movimento femminista e, in generale, con tutte le donne coscienti della loro oppressione e pronte a lottare e ad unirsi.
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Note sull'istruzione femminile nelle due Germanie, 1977, n. 2, pp. 80-87
I riflessi di un modo di pensare medievale in materia di istruzione alle donne, in Germania, si sono conservati fino al nostro secolo nonostante le battaglie del femminismo borghese, e in particolare di Louise Otto per l'eliminazione delle discriminazioni patite dalle giovani e dalle donne. Per quel che riguarda la Repubblica Federale Tedesca, anche oggi l'eguaglianza completa tra ragazze e ragazzi, garantita per legge, nella realtà non esiste ancora.
A prima vista, nella Repubblica Democratica Tedesca - grazie alle premesse sociali e politiche differenti - la situazione sembrerebbe completamente trasformata. Secondo le statistiche ufficiali le donne sono presenti in tutti i settori delle istituzioni scolastiche e anche la presenza più debole delle donne nell'università, sia a livello degli studenti sia a livello dei professori, è in via di risoluzione. Le nostre perplessità nascono altrove : nei discorsi dei politici che, dopo più di trent'anni di socialismo, parlando dei contributi politici delle donne, si riferiscono alle loro piccole battaglie nella vita di tutti i giorni
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Dibattito [Di noi e d'altro
] , 1982, n. 22, pp. 147-153
Scambio di lettere fra diverse parti della redazione
in un momento di crisi del progetto e di rottura del gruppo redazionale.
Annarita Buttafuoco e Maricla Tagliaferri denunciano
la necessità di riflettere sulla formula della rivista e sul suo significato
nel momento attuale del movimento femminista, sulla oscillazione fra essere
rivista scientifica e rivista di movimento, sulla scarsa reattività del
suo pubblico, sul mancato ricambio di forze al suo interno e nelle committenze.
Il blocco della progettualità e l'inasprimento del carico organizzativo
sono nel contempo la causa e l'effetto di una rottura di rapporti fra le redattrici
che non consente tale riflessione ma riduce tutto a rapporti personali. Rispetto
a tutto questo, le scriventi si propongono di trovare altri riferimenti per
il futuro della testata.
Rosanna De Longis, Donata Lodi e Gabriella Turnaturi
dichiarano di non potere né volere più far parte della redazione,
viste le contraddizioni esistenti con la direzione e con la proprietà
della testata.
Biancamaria Amoretti Scarcia, Tilde Capomazza, Gemma Luzzi, Maria Teresa Morreale, Dora Stiefelmeier precisano che la "proprietà della testata" è costituita da quel gruppo di donne che nel 1976 ha fondato la rivista mettendoci idee, lavoro ed energie e che dopo qualche anno ha affidato l'intero patrimonio della rivista alla nuova redazione "senza pretesa di utili, senza richiesta di controlli finanziari, senza intervento alcuno sulla linea politica della rivista".
Investita dalla crisi della redazione, che minacciava la continuità della rivista, la proprietà della testata si è preoccupata - in un incontro con le redattrici - di ribadire la sua volontà di garantire tale continuità e di avviare una serie di incontri con donne in grado di esprimere un nuovo progetto riconsiderando collettivamente la funzione politica della rivista e la struttura di produzione necessaria a garantirne l'esistenza.