Maria Grazia Paolini

Articoli scritti per DWF

Recensioni curate per DWF


Articoli scritti per DWF


Dibattito [Chi, per chi, come. La ricerca scientifica dalla parte della donna], 1976, anno I, n. 1, pp. 3-22

La ricerca scientifica dalla parte delle donne è il tema di un dibattito che ha avuto luogo tra le redattrici di "nuova dwf", Annarita Buttafuoco, Tilde Capomazza, Maria Teresa Morreale, Maria Grazia Paolini, Biancamaria Scarcia, Dora Stiefelmeier, Flo Westoby, con la partecipazione di Luciana Di Lello, femminista italiana impegnata nella ricerca.

Lasciando da parte i problemi di ordine metodologico, gli interventi si sono concentrati sulle implicazioni politiche del lavoro scientifico - termine d'altra parte contestato - effettuato dalle donne, vale a dire da un gruppo socialmente oppresso; sulle difficoltà che le donne che si impegnano nella ricerca trovano di fronte a un sistema disciplinare concepito esclusivamente da uomini, con tutte le distorsioni che ne conseguono; sulla necessità quindi di rivedere criticamente e spesso di mettere in discussione non solo le metodologie in uso nelle diverse discipline, ma anche i concetti stessi che sono alla base delle elaborazioni teoriche.

Poiché tutte le redattrici sono attive nel campo delle scienze sociali, nel dibattito non sono state prese in considerazione né la situazione né i problemi particolari delle donne che lavorano nel campo delle scienze "esatte". Con riferimento alle ricerche sociali che hanno per oggetto le donne o una pretesa condizione femminile, l'imperativo categorico che è stato messo in evidenza è quello di una storicizzazione permanente sia dell'oggetto che del soggetto della ricerca. Ciascuna redattrice ha esposto i problemi particolari della sua materia e ha parlato delle esperienze personali nella vita universitaria e nel lavoro di ricerca.

La seconda parte del dibattito è stata dedicata ai fini e ai problemi della rivista, alle strategie di ordine politico, all'individuazione di un pubblico, alle forme di espressione e di linguaggio più appropriate. Tilde Capomazza ha tirato le conclusioni precisando anche i legami della rivista con il movimento femminista e, in generale, con tutte le donne coscienti della loro oppressione e pronte a lottare e ad unirsi.

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La donna nel caravaggismo, 1976, anno I, n. 2, pp. 49-77

L'autrice mostra, attraverso alcuni dipinti del Caravaggio, come sia cambiato il concetto di donna in alcuni settori della società, agli inizi del Seicento. Nel considerare questi cambiamenti, dobbiamo prendere in considerazione gli stimoli religiosi ed etici che il pittore ha recepito e alla cui formazione ha contribuito.

Ad esempio, in alcuni suoi dipinti religiosi, Caravaggio utilizza una nuova iconografia, a testimoniare che il neo-evangelismo produce un nuovo approccio all'umanità - e dunque al genere femminile - a prescindere dalle origini sociali o dalle condizioni di vita.
L'ideale di rinnovamento espresso dal Caravaggio è meno evidente nei suoi seguaci, il cui lavoro, d'intento naturalistico, riflette nondimeno il cambiamento di ideali di una società in trasformazione.

Prendendo in esame l'opera di una pittrice dello stesso circolo, Artemisia Gentileschi, l'autrice si concentra su di lei. Gentileschi era un personaggio difficile, sia per il suo stile di vita, sia per i suoi tentativi di esprimere se stessa. Lottò per trasmettere la comprensione che aveva faticosamente raggiunto, non senza compromessi, nei suoi tentativi di riconciliare le aspirazioni alla libertà di affermarsi e di esprimersi, con le limitazioni dell'essere una donna, sola, e portatrice di un ideale artistico che era già in declino.

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Note metodologiche, 1976, anno I, n. 4, pp. 158-168

M.G. Paolini sottolinea l'importanza fondamentale del contributo di Nochlin sia per l'aspetto teorico e pratico della sua ricerca, sia per il suo valore storico. M.G.Paolini, d'accordo con Hesse, - e su questo punto la loro posizione va intesa come un'estensione delle tesi di Nochlin - ritiene che per altre epoche, non prese in considerazione dall'autrice, come il Medio Evo, e per altre strutture sociali nelle quali il ruolo della donna è stato differente, poiché l'artista era molto meno privilegiato come individuo, i risultati della produttività artistica femminile possono essere molto diversi. Rimane così per altri campi e settori un ambito di ricerca che può fornire allo storico orizzonti imprevisti e fecondi.

Quanto allo sviluppo dell'arte femminile, che, secondo il saggio di Nochlin ha conosciuto una straordinaria rinascita, M.G. Paolini prende in esame alcuni orientamenti e tendenze della critica del settore e riconosce che ci si è impegnati in uno sforzo di lotta e di autoidentificazione di cui Paolini riconosce pienamente la necessità. Ma, proprio come la Nochlin a conclusione del suo saggio, Paolini non propone la scelta di una "tendenza" in particolare, ma piuttosto l'impegno per acquisire una conoscenza storica e, di conseguenza, per una cultura totalmente liberata e autonoma.

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Recensioni curate per DWF


Art and Sexual Politics (Why have there been no great women artists?),
Edited by Thomas B. Hesse and Elizabeth C. Baker, New York, Collier Books, 1973,
rec. di Maria Grazia Paolini, A. I, 1976, n. 3, pp. 176-178


EMMY Elsa, L'arte cambia sesso, Catania, Tringale, 1975
rec. di Maria Grazia Paolini, A. I, 1976, n. 3, pp. 178-179

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