Biancamaria Scarcia Amoretti

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Articoli scritti per DWF


Donna e Islam. Note metodologiche e introduttive, 1976, anno I, n. 3, pp. 55-77

Si sottolinea l'importanza, per la condizione femminile, di una cultura basata su una religione monoteista che - come il cristianesimo - segna il passaggio della religiosità dalla fase arcaica ad una forma superiore, che modifica profondamente la struttura dell'ordine preesistente. In teoria, l'uomo e la donna nell'Islam sono uguali davanti a Dio ma non lo sono fra di loro. D'altra parte, i valori ideali del mondo islamico giustificano il privilegio maschile e spingono le donne ad accettare il valore del proprio ruolo, di creatura di second'ordine. Il piacere sessuale è accettato dalla mentalità musulmana come un bene; tuttavia, per l'uomo, non si tratta che di un bene consolatorio, di un'oasi di pace, non è il fulcro della sua realizzazione umana.

Di conseguenza, tutto ciò che ha a che fare con il sesso e la sua sfera è lasciato alla donna che, per ciò stesso, si trova inserita in una categoria inferiore, socialmente inutile, alla quale sembra del resto destinata dalla sua "impurità mestruale". I tentativi politici di sollevare la questione della donna musulmana non hanno ottenuto, fino ad ora, risultati concreti. Essi sono stati fatti tenendo conto delle situazioni molto diverse dei diversi paesi dell'Islam. Il solo progresso reale comune è che aumenta in continuazione il numero delle donne che lavorano nelle istituzioni politiche e nelle varie organizzazioni. Il lavoro di trasformazione dei valori e del significato della donna come persona è invece tutto da fare.

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Dibattito [Chi, per chi, come. La ricerca scientifica dalla parte della donna], 1976, n. 1, pp. 3-22

La ricerca scientifica dalla parte delle donne è il tema di un dibattito che ha avuto luogo tra le redattrici di "nuova dwf", Annarita Buttafuoco, Tilde Capomazza, Maria Teresa Morreale, Maria Grazia Paolini, Biancamaria Scarcia, Dora Stiefelmeier, Flo Westoby, con la partecipazione di Luciana Di Lello, femminista italiana impegnata nella ricerca.

Lasciando da parte i problemi di ordine metodologico, gli interventi si sono concentrati sulle implicazioni politiche del lavoro scientifico - termine d'altra parte contestato - effettuato dalle donne, vale a dire da un gruppo socialmente oppresso; sulle difficoltà che le donne che si impegnano nella ricerca trovano di fronte a un sistema disciplinare concepito esclusivamente da uomini, con tutte le distorsioni che ne conseguono; sulla necessità quindi di rivedere criticamente e spesso di mettere in discussione non solo le metodologie in uso nelle diverse discipline, ma anche i concetti stessi che sono alla base delle elaborazioni teoriche.

Poiché tutte le redattrici sono attive nel campo delle scienze sociali, nel dibattito non sono state prese in considerazione né la situazione né i problemi particolari delle donne che lavorano nel campo delle scienze "esatte". Con riferimento alle ricerche sociali che hanno per oggetto le donne o una pretesa condizione femminile, l'imperativo categorico che è stato messo in evidenza è quello di una storicizzazione permanente sia dell'oggetto che del soggetto della ricerca. Ciascuna redattrice ha esposto i problemi particolari della sua materia e ha parlato delle esperienze personali nella vita universitaria e nel lavoro di ricerca.

La seconda parte del dibattito è stata dedicata ai fini e ai problemi della rivista, alle strategie di ordine politico, all'individuazione di un pubblico, alle forme di espressione e di linguaggio più appropriate. Tilde Capomazza ha tirato le conclusioni precisando anche i legami della rivista con il movimento femminista e, in generale, con tutte le donne coscienti della loro oppressione e pronte a lottare e ad unirsi.

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Assunzione politica del ruolo privato. La donna palestinese, 1976, n. 1, pp. 66-76

L'articolo presenta due aspetti: il primo riguarda il materiale critico e storiografico sul ruolo della donna nelle guerre di liberazione, di cui mette in rilievo l'unilateralità e la fissità del modulo scelto in virtù del quale si caratterizza l'emancipazione della donna durante il processo rivoluzionario; il secondo mette in evidenza l'utilità propria dei documenti che riguardano la funzione della donna nella lotta rivoluzionaria all'interno dei movimenti rivoluzionari stessi.

Come caso paradigmatico, stante l'attualità del problema, l'autrice ha scelto la Palestina. Un breve panorama del movimento femminista palestinese offre uno sfondo di dati concreti all'esposizione, che è piuttosto di problemi che di fatti. Le finalità esplicite del lavoro consistono in un tentativo di formulare la funzione e il ruolo politico della donna, in rapporto con i processi rivoluzionari come sono le guerre popolari, proprio perché si tratta del privato, dominio esclusivamente femminile e tuttavia riferibile a tutte le classi sociali.

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Dibattito [Un incontro con le autrici dei "Mille volti di Eva"], 1978, n. 8, pp. 121-136

La redazione di "nuova dwf" ha organizzato un dibattito con le realizzatrici di un programma televisivo sull'immagine della donna nelle diverse epoche del cinema. Il dibattito ha messo in evidenza le enormi difficoltà che questa équipe di operatrici ha incontrato all'interno di una istituzione come la Radio Televisione Italiana, con i suoi mille meccanismi burocratici e le mille gerarchie da rispettare, che hanno fortemente limitato le intenzioni di partenza.

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(a cura di), La donna nel recente cinema egiziano. Alcune note, 1978, n. 8, pp. 144-146

Abstract non disponibile.

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A proposito della rivoluzione iraniana: una chiesa contro le donne?, 1981, n. 16, pp. 108-117

L'autrice, studiosa specialista dell'Islam e in particolare dell'Iran, critica in questo articolo l'atteggiamento del movimento femminista occidentale nei confronti della politica rivoluzionaria in Iran rivolta alle donne. La solidarietà tra le donne occidentali e quelle del Terzo Mondo - scrive l'autrice - non significa imporre loro un modello occidentale.

Così "il caso specifico dell'Iran dimostra come può essere possibile da parte del femminismo condurre, senza rendersene conto, un'operazione culturale imperialista aberrante e che - senza tenere conto dell'appartenenza culturale delle donne - riduce il senso del progetto che tutto il femminismo sottintende: il diritto alla parità ma anche alla differenza".

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Di fronte al problema palestinese: una questione di metodo, 1982, n. 22, pp. 43-56

Il problema israelo-palestinese è visto partendo dal ruolo che le donne oggettivamente vi giocano. Alcuni fattori demografici devono essere considerati fondamentali nella definizione stessa del problema. Ma la loro definizione non segue le categorie tradizionali dell'analisi politica, è conseguente piuttosto ad un approccio che vuol essere nuovo in ragione dell'impegno femminista dell'autrice. Il risultato è una rimessa in discussione dei metodi utilizzati dall'Occidente per guardare e considerare i popoli del Terzo Mondo, in particolare quelli che stanno combattendo per la loro indipendenza nazionale.

In questa prospettiva il popolo palestinese appare come un esempio tipico dell'incongruenza tra analisi e realtà, sia che lo si consideri come espressione specifica di un'autodefinizione soggettiva in quanto popolo e movimento rivoluzionario, sia che lo si prenda come un esempio delle difficoltà oggettive derivanti dalla sua subordinazione e dall'oppressione che esso subisce a livello internazionale e regionale.

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Dibattito [Di noi e d'altro…] , 1982, n. 22, pp. 147-153

Scambio di lettere fra diverse parti della redazione in un momento di crisi del progetto e di rottura del gruppo redazionale.

Annarita Buttafuoco e Maricla Tagliaferri denunciano la necessità di riflettere sulla formula della rivista e sul suo significato nel momento attuale del movimento femminista, sulla oscillazione fra essere rivista scientifica e rivista di movimento, sulla scarsa reattività del suo pubblico, sul mancato ricambio di forze al suo interno e nelle committenze. Il blocco della progettualità e l'inasprimento del carico organizzativo sono nel contempo la causa e l'effetto di una rottura di rapporti fra le redattrici che non consente tale riflessione ma riduce tutto a rapporti personali. Rispetto a tutto questo, le scriventi si propongono di trovare altri riferimenti per il futuro della testata.

Rosanna De Longis, Donata Lodi e Gabriella Turnaturi dichiarano di non potere né volere più far parte della redazione, viste le contraddizioni esistenti con la direzione e con la proprietà della testata.

Biancamaria Amoretti Scarcia, Tilde Capomazza, Gemma Luzzi, Maria Teresa Morreale, Dora Stiefelmeier precisano che la "proprietà della testata" è costituita da quel gruppo di donne che nel 1976 ha fondato la rivista mettendoci idee, lavoro ed energie e che dopo qualche anno ha affidato l'intero patrimonio della rivista alla nuova redazione "senza pretesa di utili, senza richiesta di controlli finanziari, senza intervento alcuno sulla linea politica della rivista".

Investita dalla crisi della redazione, che minacciava la continuità della rivista, la proprietà della testata si è preoccupata - in un incontro con le redattrici - di ribadire la sua volontà di garantire tale continuità e di avviare una serie di incontri con donne in grado di esprimere un nuovo progetto riconsiderando collettivamente la funzione politica della rivista e la struttura di produzione necessaria a garantirne l'esistenza.

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Entro i confini, lungo i margini, 1986, n. 4, pp. 54-64

Analisi di un percorso di emancipazione e di presa di coscienza della propria condizione di donna attraverso le fasi importanti della costruzione di un'immagine e di una carriera, quella di orientalista.

L'articolo è costruito sul parallelismo tra i momenti decisivi attraversati dall'orientalismo in quanto disciplina e professione e ciò che l'autrice ha assunto nella sua vita privata in quanto donna durante gli ultimi trent'anni: processo di decolonizzazione, terzomondismo, crisi progressiva delle istituzioni e delle aggregazioni sociali e politiche tradizionali occidentali, sono interpretati alla luce di un avvicinamento costante al femminismo, inteso anche per le implicazioni che esso ha avuto e continua ad avere per quanto riguarda l'atteggiamento scientifico e professionale dell'autrice. La prospettiva è quella di vedere, in modo non assertorio o definitivo, a che cosa una donna appartiene e che cosa le appartiene.

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Recensioni curate per DWF


GORDON D. C., Women of Algeria. An essay on change
, Cambridge Mass, Harvard, Middle East Monograph Series, 1972
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, A. I, 1976, n. 3, pp. 173-175


MAHER Vanessa, Women and property in Morocco: their changing relation to the process of social stratification in the Middle Atlas, Cambridge University Press, 1974
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, A. I, 1976, n. 4, pp. 172-176


RAVAIOLI C., La questione femminile: intervista col PCI
, Milano Bompiani
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1977, n. 2, pp. 146-148


PORTER Cathy, Father and Daughters: Russian Women in Revolution
, London, Virago, 1976
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1977, n. 4, pp. 141-143


REINTJENS Hortense, Die Soziale Stellung der Frau bei den nordarabischen Beduinen unter besonderer Berücksichtigung ihrer Ehe - und Familien- verhältmisse, Selbstverlag des Orientalischen Seminars der Universitat Nobb, 1975
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1978, n. 6-7, pp. 217-218


Woman and National Development: the complexities of change
, ed. by the Wellesley Editorial Committee, The University of Chicago press, Chicago-London, 1977
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1978, n. 9, pp. 163-166


"Peuples méditerranéens", 1988, n. 44-45 (luglio-dicembre)
rec. di Biancamaria Scarcia, 1989, n. 8, pp. 121-122


Donne a Gerusalemme. Incontri tra italiane, palestinesi e israeliane, Torino, Rosenberg & Sellier, 1989
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1989, n. 10-11, pp. 157-158


A proposito della collana Astrea
, Firenze, Giunti, 1986/89
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1989, n. 10-11, pp. 158-161


MAHER Vanessa, Il potere della complicità. Conflitti e legami delle donne nordafricane
, Torino, Rosenberg & Sellier, 1989
rec. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1991, n. 13-14, p. 108

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Traduzioni curate per DWF


KANDIYOTI Deniz, Islam e politiche nazionali. Riflessioni sulla Turchia
trad. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1982, n. 22, pp. 7-22

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SOURIAU Christiane, L'esperimento libico
trad. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1982, n. 22, pp. 91-108

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AIT SABBAH Fatma, Sesso femminile tra ordine e sovversione nell'inconscio maschile musulmano
trad. di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1989, n. 10-11, pp. 137-144

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