Nuova DWF. Donna Woman Femme
Quaderni di studi internazionali sulla donna
Roma, Coines Edizioni, poi Editrice coop. UTOPIA, 1976-1985
La piccola fronda. Politica e cultura nella stampa emancipazionista (1861-1924), 1982, n. 21
EDITORIALE, pp. 3-6
BUTTAFUOCO Annarita
"Sprezza chi ride". Politica e cultura nei periodici
del movimento di emancipazione in Italia, pp. 7-34
DE LONGIS Rosanna
Scienza come politica: "Vita femminile". (1895-1897),
pp. 35-51
BIGARAN Maria Pia
Per una donna nuova. Tre giornali di propaganda socialista
tra le donne, pp. 53-72
BUTTAFUOCO Annarita - DE LONGIS Rosanna (a cura
di)
La stampa politica delle donne dal 1861 al 1924 - Repertorio-catalogo,
pp. 73-100
BUTTAFUOCO Annarita
L'"Unione Femminile" (1901-1905), pp. 101-141
BARTOLONI Stefania
Il fascismo femminile e la sua stampa: la "Rassegna
femminile Italiana" (1925-1930), pp. 143-169
"La piccola fronda" è il titolo di un giornale suffragista di cui uscirono solo alcuni numeri - ora introvabili - nel 1904. Viene scelto come titolo per questo primo sondaggio e ipotesi interpretativa di un'espressione politica quanto mai ricca e complessa, la stampa.
Le pubblicazioni periodiche sono le più idonee a rintracciare un'eventuale continuità del messaggio politico-culturale in quanto espressione consistente delle aggregazioni politiche. Dall'analisi emergono interrogativi sul rapporto fra donne e società che sono di natura simile a quelli che si pongono ora.
BUTTAFUOCO Annarita, "Sprezza chi ride". Politica e cultura nei
periodici del movimento di emancipazione in Italia, pp. 7-34
L'articolo esamina i periodici del movimento di emancipazione "laici"
(vale a dire né confessionali, né collegati a un partito politico)
a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Analizza, in particolare, il tentativo
da parte delle redattrici di questi giornali di creare una cultura che esalti
i valori femminili tradizionali; dall'altro lato compare l'elaborazione di un
modello di "donna nuova", particolarmente attiva nell'assumersi i
suoi doveri e nella rivendicazione dei suoi diritti.
L'amore, il matrimonio e la maternità sono le categorie fondamentali da rinnovare, per le emancipazioniste dell'inizio del ventesimo secolo: mentre nella primitiva definizione della maternità "emancipata" c'era una forte connotazione potenzialmente rivoluzionaria, in vista della trasformazione della famiglia e dell'identità femminile, il concetto di maternità è caricato ora di valori "biologici", che gli fanno perdere così l'originario contenuto.
Questa prima definizione di maternità si inscrive successivamente in parallelo con una regressione generale di tutti i movimenti emergenti, compreso il movimento operaio. L'articolo studia, inoltre, l'impegno delle emancipazioniste per la creazione di biblioteche specializzate e di scuole "femministe".
DE LONGIS Rosanna, Scienza come politica: "Vita femminile". (1895-1897),
pp. 35-51
"Vita femminile" si distingue nell'insieme degli altri giornali emancipazionisti italiani per il suo radicale egualitarismo. Redatto principalmente da femministe socialiste, si è fortemente interessato al problema della definizione scientifica dei caratteri femminili, elaborata dal positivismo, alla rivendicazione del diritto delle donne al lavoro, come fattore di progresso, e ai legami esistenti tra lotta di classe e lotta di sesso. Come condizione della sua intransigenza egualitaria, il giornale elimina ogni riferimento alla maternità e alla specificità che ne consegue.
BIGARAN Maria Pia, Per una donna nuova. Tre giornali di propaganda socialista
tra le donne, pp. 53-72
L'articolo analizza i primi periodici socialisti per le donne, pubblicati all'inizio di questo secolo: "Eva" (1901-1903), "La donna socialista" (1905), "Su compagne!" (1911). Questi giornali erano destinati alla divulgazione del socialismo e della linea del partito, e prospettavano nello stesso tempo alle donne nuovi valori e nuovi comportamenti.
Il pubblico di "Eva" era composto di militanti delle leghe operaie della valle del Po e delle lavoratrici della campagna in generale; tentava di far prendere coscienza alle sue lettrici dell'evoluzione sociale e del riscatto dallo sfruttamento. La figura della donna ideale che emerge è quella di sposa e di madre, allo stesso tempo lavoratrice e produttrice di ricchezza sociale. "La donna socialista" non è legato a un pubblico particolare e non è collegato a una realtà locale e organizzata; offre un'immagine di donna che è compagna cosciente dell'uomo, dedita principalmente alla maternità.
A questo proposito, il giornale dà consigli igienici e medici. L'interesse per la maternità e l'educazione dei figli, come attività privilegiata della donna, si afferma in "Su compagne!" di cui sono usciti pochi numeri; la donna non vi appariva mai come un soggetto politico autonomo.
BUTTAFUOCO Annarita - DE LONGIS Rosanna (a cura di), La stampa politica delle
donne dal 1861 al 1924 - Repertorio-catalogo, pp. 73-100
Il repertorio-catalogo segnala i giornali femminili fondati dal 1861 al 1924 aventi carattere politico, educativo, sindacale, compresi alcuni numeri unici. Non sono stati inseriti i periodici diretti ad alcune categorie di lavoratrici a carattere prevalentemente tecnico e professionale e quelli di moda e di intrattenimento. Nell'ambito di questi ultimi, però, sono stati inclusi quelli che affrontano, sia pure occasionalmente, temi politici.
BUTTAFUOCO Annarita, Dalla redazione dell'"Unione Femminile" (1901-1905),
pp. 101-141
L'autrice ricostruisce la storia del periodico "Unione Femminile" utilizzando una parte del materiale dell'Archivio Majno. Racconta - prevalentemente attraverso la corrispondenza - l'origine della rivista, il suo sviluppo, il ruolo che vi ebbe la fondatrice Ersilia Majno nel concepirla come strumento di quel femminismo pratico di cui era sostenitrice.
Si analizzano i rapporti con il pubblico, con le collaboratrici, con altre riviste straniere e italiane, i problemi di gestione economica, come anche la posizione in rapporto alla questione della maternità e del voto alle donne.
BARTOLONI Stefania, Il fascismo femminile e la sua stampa: la "Rassegna
femminile Italiana" (1925-1930), pp. 143-169
L'autrice ricostruisce le vicende del primo tentativo autonomo di stampa femminile fascista che prende forza da esperienze ed elaborazioni di tipo emancipazionista; esperimento guidato da un'autentica passione politica, rintracciabile non solo nella fondatrice Elisa Majer Rizzioli, ma testimoniato dalla varia partecipazione e dai molti contributi al bollettino durante il suo primo anno di vita.
Nella successiva e complessiva normalizzazione, la rivista ed il fascismo femminile, sottoposti al controllo e alle direttive del partito, si adeguano rinunciando ad ogni espressione autonoma.