Nuova DWF. Donna Woman Femme
Quaderni di studi internazionali sulla donna
Roma, Coines Edizioni, poi Editrice coop. UTOPIA, 1976-1985

Amore proibito. Ricerche americane sull'esistenza lesbica, 1985, n. 23-24

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EDITORIALE, pp.3-4

RICH Adrienne
Eterosessualità obbligatoria ed esistenza lesbica, pp. 5-40

WILSON Elisabeth
Amore proibito, pp. 41-55

FADERMAN Lillian
Il matrimonio bostoniano, pp. 57-72

NEWTON Esther - SMITH-ROSENBERG Carroll
Il mito della lesbica e la "donna nuova": potere, sessualità e legittimità, 1870-1930, pp. 73-102

NESTLE Joan
Relazioni lesbiche. Coraggio sessuale negli anni cinquanta, o "La bulla e la femmina", pp. 103-111

NESTLE Joan
A mia madre piaceva scopare, pp. 113-116

TABET Paola
Riproduzione imposta, sessualità mutilata, pp. 117-138

GIACOMINI Mariuccia - PIZZINI Franca
Intervista sul parto in casa: una scena da ripensare, pp. 139-167

ROCCHI Maria
Versione Wolf. Intervista ad Anita Raja, pp. 169-177



EDITORIALE, pp.3-4

Con questo numero la rivista riprende le pubblicazioni dopo un lungo periodo di interruzione dovuto a difficoltà di ordine diverso, tra cui quella di avviare un processo di ridefinizione della formula complessiva della rivista.

Questo numero affronta uno dei nodi politici e scientifici più complessi: il rapporto tra eterosessualità e lesbismo e le diverse ottiche con cui si guarda all'una o all'altra posizione in relazione alla politica del femminismo. Si tratta di traduzioni di saggi dall'ampia letteratura americana in materia.

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RICH Adrienne, Eterosessualità obbligatoria ed esistenza lesbica, pp. 5-40

L'autrice si propone di affrontare due questioni: perché la scelta di una donna di condividere con un'altra donna vita e passioni sia stata soffocata o costretta alla dissimulazione; il silenzio sull'esistenza lesbica anche in libri dichiaratamente femministi. Per far questo analizza diverse opere in cui si dà per scontata l'eterosessualità e non la si analizza invece nella sua essenza di istituzione politica. Indaga poi i modi attraverso cui il potere maschile viene esercitato sulla sessualità femminile.

Riflettendo sui saggi di Catharine A. MacKinnon e di Kathleen Barry prende in esame gli aspetti economici, simbolici ed emotivi di tale oppressione come esempi di imposizione alle donne dell'eterosessualità, mezzo per garantire il diritto di accesso fisico, economico ed emotivo da parte dei maschi. Nella terza e nella quarta parte propone il concetto di esistenza lesbica e continuum lesbico - che oppone alle definizioni limitative e prevalentemente cliniche - per indicare piuttosto una serie di esperienze in cui si manifesta l'interiorizzazione di una soggettività femminile, che storicamente ha sempre segnato la resistenza femminile all'asservimento, all'istituzione eterosessuale, al matrimonio.

La sensualità erotica è stato l'elemento dell'esperienza femminile più violentemente represso. L'interiorizzazione di una soggettività femminile è una fonte di energia per tutte le donne, per cambiare i rapporti sociali fra i sessi: dissotterrare questa energia è un lavoro da fare per smantellare il potere ovunque esercitato dagli uomini sulle donne e che è venuto a costituire un modello per ogni altra forma di sfruttamento e di controllo illegittimo.

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WILSON Elisabeth, Amore proibito, pp. 41-55

Traccia una mappa dei cambiamenti avvenuti e dei problemi di natura diversa che si pongono oggi - al di là dell'evidente avanzamento rispetto ad una concezione del lesbismo biologicamente definito - se esaminiamo le attuali posizioni teoriche femministe rispetto al lesbismo e all'erotismo lesbico. Parla del romanticismo in quanto esperienza taciuta e negletta da parte delle femministe; conclude con l'affermare che ancor oggi la lesbica destabilizza il maschile e il femminile, poiché con l'omosessualità il concetto di genere viene sconvolto.

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FADERMAN Lillian, Il matrimonio bostoniano, pp. 57-72

Nel tardo Ottocento nella Nuova Inghilterra si usava il termine "matrimonio bostoniano" per indicare una relazione monogamica a lungo termine fra due donne non sposate. In genere queste donne erano finanziariamente indipendenti da un uomo, o per eredità ricevuta o per occupazione. Di solito erano femministe, "donne nuove", spesso pioniere in qualche professione.

L'autrice, attraverso l'analisi del romanzo di Henry James I Bostoniani, dimostra che tale forma di relazione è stata giudicata "perversa" solo a partire dalle interpretazioni novecentesche, e in ogni caso al di là di quello che il testo di James (oltre che la sua stessa vita familiare) sembrano suggerire. Allo stesso titolo, nel tardo Ottocento la relazione fra la scrittrice e saggista Sarah Jewett e Annie Fields - come quello di molte altre donne - non era affatto considerato come una patologia: era un fenomeno molto "americano".

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NEWTON Esther - SMITH-ROSENBERG Carroll, Il mito della lesbica e la "donna nuova": potere, sessualità e legittimità, 1870-1930, pp. 73-102

La "donna nuova" si è imposta tra il 1870 e il 1930. Questo saggio ha un doppio obbiettivo: seguire il percorso delle differenze apparse tra le generazioni di Donne Nuove quando si sforzavano di dar vita a un personaggio femminile pubblico dotato di potere, di legittimità e di sessualità; analizzare il ruolo simbolico giocato dalla lesbica virile nel dibattito generale del ventesimo secolo sul potere politico e l'ordine pubblico.

Per fare questo, studia soprattutto l'opera di medici, educatori, romanzieri, donne e uomini, appartenenti soprattutto al primo dopoguerra. Nella seconda parte, analizza da questo punto di vista in particolare il significato dei due romanzi di Radclyffe Hall, La lampada spenta e Il pozzo della solitudine.

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NESTLE Joan, Relazioni lesbiche. Coraggio sessuale negli anni cinquanta, o "La bulla e la femmina", pp. 103-111

Il saggio si propone di spiegare la natura dei rapporti lesbici in cui vi è divisione dei ruoli - la lei maschio e la lei femmina - alle donne, anche lesbiche, che la considerano una riproduzione dei modelli eterosessuali. I rapporti "bulla" "femmina" fin dagli anni cinquanta erano complesse affermazioni erotiche, non false copie eterosessuali; simboleggiavano l'assunzione della responsabilità del proprio modo di essere; erano un atto politico che imbarazzava altre lesbiche perché le rendeva culturalmente visibili.

Il femminismo degli anni settanta ha paradossalmente fatto apparire come reazionaria e non femminista questa manifestazione radicale degli anni cinquanta, che va invece rivendicata.

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NESTLE Joan, A mia madre piaceva scopare, pp. 113-116

L'autrice, una lesbica che ha amato le donne per più di vent'anni, ricorda sua madre, vuole parlare del suo coraggio, della sua eredità sessuale e dei segreti sessuali che ha trovato nei suoi scritti, delle punizioni e delle ricompense che Regina - sua madre - aveva tratto dal fatto di aver osato essere esplicita circa il suo piacere di scopare.

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TABET Paola, Riproduzione imposta, sessualità mutilata, pp. 117-138

L'autrice parte dalla constatazione che si fa appello alla biologia, alla natura, per legare la donna alla riproduzione. Ma tra ovulo e figlio, tra la capacità di procreare e il fatto di procreare stanno i rapporti tra i sessi, c'è la storia dei rapporti di riproduzione, la storia dell'organizzazione sociale della riproduzione, in larga parte della riproduzione come sfruttamento.

Poiché, proprio per ragioni biologiche, mettere incinta una donna non è né semplice né immediato, occorre esaminare le tecniche e gli apparati sociali e culturali che permettono di controllare la riproduzione, a cominciare dal matrimonio. Il matrimonio è l'istituzione che assicura una esposizione regolare delle donne al coito e dunque una esposizione permanente delle donne al rischio di gravidanza. La domesticazione della sessualità femminile si ottiene - come dimostra l'autrice - in vari modi nelle diverse culture, ma si attua in tutte.

La seconda parte del saggio si sofferma su alcuni caratteri specifici del processo riproduttivo come lavoro, inteso sia come lavoro libero che come lavoro sfruttato.

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GIACOMINI Mariuccia - PIZZINI Franca, Intervista sul parto in casa: una scena da ripensare, pp. 139-167

Oggetto dell'intervista è un'esperienza di parto, un racconto molto ricco di particolari tecnici e di annotazioni emotive sulle condizioni ottimali in cui si può affrontare un parto, volutamente, nel proprio ambiente quotidiano. La particolare qualità di questa esperienza sta - tra l'altro - nella volontà di condizionare ad ogni istante con la propria presenza e consapevolezza questa scena che normalmente richiede di consegnarsi ai rituali e alle tecniche dell'ostetricia moderna ospedaliera.

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ROCCHI Maria, Versione Wolf. Intervista ad Anita Raja, pp. 169-177

Intervista alla traduttrice italiana di Christa Wolf, sui problemi generali del tradurre e sullo specifico rapporto che si costruisce tra la traduttrice e il mondo poetico, la lingua, la concezione politica di una scrittrice come C. Wolf.

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