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Roma, Editrice coop. UTOPIA, 1986-

L'algebra della prevenzione, 2003, n. 4

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MASI Paola
L'algebra della prevenzione. Nota editoriale, pp. 2-4

MATERIA

STELLA Rosetta
Furia e grazia della profezia, pp. 5-11

PITCH Tamar
Prevenzione e cittadinanza, pp. 12-25

CORSI Rita
Futuro infinito e infinito presente. L'esperienza del tempo nella contemporaneità, pp. 26-34

PIOVANO Emanuela
La guerra preventiva … c'est moi: appunti su Bush, Iraq, Spielberg e Cocteau, pp. 35-39

BONACCHI Gabriella
Il personale è impolitico: prevenzione e profiling, pp. 40-49

MASI Paola
La macchina della scienza: previsioni, visioni, controllo, pp. 50-57

EUSTACHIO Marilù
La metamorfosi e la maschera, pp. 58-65

POLIEDRA

BLAETTER Christine (a cura di GIARDINI Federica)
La serialità come fatto e atto, pp. 66-71

SELECTA

FORTINI Laura
L'opacità del genere o della necessità di disarticolare l'Occidente, pp. 72-79

ALESI Donatella
Guardando avanti o indietro, pp. 80-85

Recensioni, pp. 86-91

Abstracts, pp. 192-94

Le autrici, pp. 95



MASI Paola, L'algebra della prevenzione. Nota editoriale, pp. 2-4

Tristemente nota per aver giustificato l'avvio dell'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti in versione 2003, la prevenzione è in realtà molto di più che un aggettivo della guerra ("la guerra preventiva"). È il paradigma della nostra società contemporanea, ossessionata dalla paura dello sconosciuto e dalla volontà di controllare (tutti) i rischi: un buon cittadino, individualmente e privatamente, cerca di prevenire ogni possibile disavventura nella vita, si assicura, fa controlli, evita i luoghi insicuri.

La prevenzione è anche una prassi e un paradigma utile per tenere a bada tutti i "pacifici" abitanti delle economie occidentali. Le cause sociali della paura e dell'insicurezza sono cancellate in un processo che depoliticizza sia il personale che il politico.

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MATERIA

STELLA Rosetta, Furia e grazia della profezia, pp. 5-11

L'autrice commenta un passaggio del Vangelo di Giovanni (XXI, 18) sull'essere portati dove non si vorrebbe andare nella prospettiva dell'ossessione preventiva di oggi. Paradossalmente il fenomeno dei "suicide-bomber" - attentatori suicidi spesso chiamati kamikaze che si uccidono nell'uccidere e fra cui ci sono anche donne - rappresenta l'imprevedibile e incontrollabile evento che sfugge ad ogni tentativo di controllo.

L'ansia di controllare il destino che caratterizza la nostra società occidentale e la sua cultura di potere dispotico, segnala anche il suo declino; ma in una crisi la profezia diventa possibile se s'impara a guardare le cose in modo diverso...

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PITCH Tamar, Prevenzione e cittadinanza, pp. 12-25

L'ipotesi principale dell'articolo è che la prevenzione sia oggi un attributo della cittadinanza, ciò che la società si aspetta e domanda agli individui che la compongono: il buon cittadino è quello che prende precauzioni contro tutti i possibili rischi della vita. In questo senso il concetto e la pratica della prevenzione combinano e fondono insieme le varie definizioni date alla società contemporanea, dalla società del rischio alla società della sorveglianza.

La prevenzione è una pratica sessuata. Non solo poiché sono prevalentemente le donne che svolgono il lavoro di cura, ma perché tutti i cittadini sono femminilizzati in una definizione che vede tutti come vittime. La prevenzione privatizzata oscura e annulla le cause sociali dei rischi e delle paure, abolendo il sociale e il passato. Delinea uno scenario piatto, dove individui isolati e solitari lottano per la loro stessa sicurezza e salvezza.

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CORSI Rita, Futuro infinito e infinito presente. L'esperienza del tempo nella contemporaneità, pp. 26-34

Riferendosi all'idea di Simone Weil della relazione con il tempo come una delle maggiori preoccupazioni dell'essere umano, l'autrice riflette sulle peculiarità di questa relazione nell'età contemporanea. Diversi aspetti della nostra società (la diffusione e l'assunzione di droghe, ma anche l'ossessione riguardante la prevenzione delle malattie, gli eventi inaspettati, gli attacchi terroristici e così via) mostrano la nostra difficoltà di trovare nel presente l'opportunità di soddisfare il bisogno umano di infinito che Simone Weil definisce parte della natura umana.

Conseguentemente la sola idea di infinito che possiamo immaginare è nell'unico senso di durata del tempo senza fine, dimenticando che l'infinito è prima di tutto una qualità propria dell'essere e quindi una dimensione del presente in cui viviamo.

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PIOVANO Emanuela, La guerra preventiva … c'est moi: appunti su Bush, Iraq, Spielberg e Cocteau, pp. 35-39

L'autrice rintraccia alcune differenze ed analogie tra il film di Spielberg "Minority Report" e il film di Cocteau "Le Téstament d'Orphée", al fine di scoprire come la fantascienza di Philip Dick può ispirare rappresentazioni su diversi livelli. E in che modo l'attitudine preventiva, dopo tutto, nella poesia come negli sketch è una predisposizione interna che appartiene ad ognuno, come se ci fosse qualcosa preesistente nella coscienza, in lotta per diventare (o abbandonare) la stessa coscienza.

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BONACCHI Gabriella, Il personale è impolitico: prevenzione e profiling, pp. 40-49

Il saggio analizza il senso del "profiling" nella ricerca di oggi in diversi campi del sapere. "Profiling" è il risultato e il motore di un preciso processo storico che rende impolitica la sfera personale. Per spiegare questo processo, l'autrice guarda al ruolo della scienza nel sistema giudiziario criminale e focalizza l'attenzione sulle moderne tecnologie della polizia.

Basilare al nuovo sistema è l'importanza attribuita alla prova fisica, che implica sempre di più un'analisi e un ricorso al codice genetico, al DNA. Alla fine, l'autrice si pone due importanti domande: può l'importanza di prove fisiche diventare il paradigma di una bio-politica? E la guerra preventiva di Bush ne è parte?

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MASI Paola, La macchina della scienza: previsioni, visioni, controllo, pp. 50-57

Un doppio livello di analisi - una testimonianza personale e una riflessione sulla critica femminista del paradigma scientifico dominante - è proposto per indagare il sapere e la pratica scientifica. La prevenzione delle malattie, i protocolli medici e lo sviluppo bio-tecnologico sono analizzati per sottolineare le ambiguità e i significati simbolici dell'attuale progetto tecno-scientifico.

La versione contemporanea della vecchia riduzione del sapere scientifico ad una "legge di natura" ha forti somiglianze con il mutamento della politica in bio-politica: contro questo processo l'autrice propone una ("paziente") risignificazione delle complesse esperienze personali e sociali con la scienza e la politica.

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POLIEDRA

BLAETTER Christine (a cura di GIARDINI Federica), La serialità come fatto e atto, pp. 66-71

Le riflessioni poggiano sul concetto di Young di "genere e serialità" partendo dalla calzante distinzione di Sartre fra serie e gruppi come collettivi sociali (in Critica della ragione dialettica). È un tentativo di andare oltre la concezione pragmatica di Young per delineare un concetto di serie su un livello epistemologico.

Dopo aver esaminato il concetto di serie di Young, che la induce a proporre la serialità come un fatto, l'autrice concettualizza la serialità come un principio specifico, in una prospettiva sessuata, prendendo in considerazione il sistema multiplo di serie di Gilles Deleuze (in "Differenza e ripetizione" e "Logica del senso"), dove si rintraccia la serialità come atto. La nozione di serialità rende possibile pensare un ordine pur evitando la normalizzazione e l'esclusione.

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