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donnawomanfemme
Roma, Editrice coop. UTOPIA, 1986-
Biografie, effetti di ritorno, 1986, n. 3
EDITORIALE, Biografie, effetti di ritorno, pp. 5-6
La biografia di una donna scritta da una donna costituisce un viaggio in doppio che intreccia due persone e due esistenze; si ha un effetto di ritorno dovuto all'incontro di due progettualità di cui ognuna può svelare l'altra. Il guadagno per chi legge è di avere come oggetto di riflessione e di sapere non solo una vita, ma anche la concezione politica che l'interprete fornisce in qualche modo di sé e dell'altra, i connotati dunque di un'idea del femminile che già così si raddoppia. Al di là della visibilità sociale, ci viene restituita la vita di una donna nel suo essere sessuato e quindi un concetto di "vita significativa" più aderente al genere, più eccentrica rispetto ad un presunto modello di femminilità.
MELCHIORI Paola, Dell'uso politico della biografia. Virginia Woolf, pp. 7-28
Dato per acquisito l'aspetto autobiografico di ogni biografia nel senso che l'altra diventa, per la donna che ne analizza la vita, lo specchio, il doppio così come la madre che simbolizza la realtà, l'a. individua il significato politico delle biografie nel fatto che sono "storie di relazione" e che realizzano "un genere particolare di conoscenza". La vita di Virginia Woolf permette di esemplificare questo assunto attraverso un' interpretazione differente, una rilettura di Woolf che possa ricomporre "le sue diverse voci e scritture in relazione ai significati da lei attribuiti ai vari pezzi del suo vivere-scrivere". Si analizzano dunque quelle parti dei Diari e delle Lettere nelle quali più esplicitamente Woolf tratta il tema scrittura-vita. Per lei, sembra esistere un legame totale che lega la sua vita al suo mestiere di scrittrice; la scrittura sembra essere il solo modo per catturare la vita ed esprimerla nel solo modo che la rende accettabile. Le contraddizioni che sembrano tipiche del lavoro creativo - vita/morte, gioia/dolore - si traducono in una dialettica, simbolizzazione/sublimazione, che conduce Woolf a percepire la formazione della sua scrittura e la sensazione della bellezza come "una precisa relazione con il corpo". I concetti di maternità, fecondità, malattia e risurrezione sui quali Woolf si interroga, possono insomma essere visti come operazionali, vale a dire preparatori e complementari della sua concezione "dell'androginia dello spirito, la ricomposizione dell'essere" che la scrittura rappresenta e realizza. L'interpretazione di Woolf qui proposta non è da considerarsi in termini assoluti, ma solamente come una riflessione su "ciò che sta prima e dentro la lettura e la scrittura di biografie".
PERROTTA RABISSI Adriana, Assolo. Sibilla Aleramo, pp. 29-35
Lavorando alla collazione dei Diari di Aleramo, l'autrice ha cercato di ricostruire l'esperienza di lettura della scrittrice che sta studiando: uno scrittore donna, che legge libri scritti da donne e ne fa sovente recensioni, che analizza, in modo più o meno adeguato, le stesse donne che di quei libri sono le autrici. Abbiamo così giudizi di Aleramo, talvolta inediti, e presi dal suo Diario, su alcune donne celebri, come Woolf o Stein, ma anche riflessioni più intime a proposito, per esempio, delle giovani poete italiane, oppure riguardanti la personalità umana di certe autrici-donne che hanno un peso nella letteratura ufficiale, come Cialente e De Céspedes. L'interpretazione di Aleramo delle sue "colleghe" è coerente con la sua "scrittura" e la sua vita. Lo dice lei stessa, quando scrive che non ha mai utilizzato le donne che incontrava come "oggetti" dei suoi racconti, ma che "quell'io che solo ha formato l'argomento di ogni mio libro ( ) di tanta complessa esperienza umana s'è giovato silenziosamente, quasi inavvertitamente".
COLLIN Françoise, Pensare / raccontare. Hannah Arendt, pp. 36-44
Il punto di partenza è costituito dalla biografia di Rahel Varnhagen scritta da Hannah Arendt, rimasta incompleta e pubblicata molto tempo dopo la stesura. Una prima domanda è: Arendt, scrivendo la vita di un'altra donna, cerca di raccontarsi? Una risposta ci può venire da uno sguardo alle sue idee filosofiche: la sua particolare concezione dell'individualità in quanto espressione dì singolarità, visibile nella molteplicità dei rapporti con gli altri; la differenza tra bios e zoe, vita naturale e nascita dell'individuo alla sua vita; visione dell'uomo come attore, e non autore, della sua vita; necessità di parlare della vita attraverso gli esempi delle vite. La storia si presenta dunque come antitesi della totalità, e la narrazione come lo specchio più vicino alla realtà. Ne consegue il significato particolare che nell'economia del pensiero di Arendt assume il fatto di scrivere biografie: la singolarità nel suo rapporto con la pluralità; la nascita come inizio, e racconto.
CUSIN Cecilia - D'ANGELI Concetta - FUMI Elena - PETRUCCI Giuliana, Leda Rafanelli Anarchica e romanziera, pp. 45-55
Rafanelli è un personaggio minore sia della letteratura italiana, sia del mondo politico di inizio secolo. È qui analizzato con un doppio scopo: ritrovare "una tradizione culturale femminile nella letteratura italiana" e verificare se è giusta l'impressione che per Rafanelli, più che in altri casi, c'è coincidenza tra le idee e la vita pubblica e privata. Anarchica, ma tollerante, fa parte dell'ala individualista dell'anarchismo italiano. Professa l'amore libero, ma non esita a convertirsi all'Islam, dopo un viaggio in Egitto, e dell' Islam accetta la particolare concezione della donna e del suo ruolo così come la necessità di essere anticolonialista. Le contraddizioni che possono sembrare evidenti in queste scelte, non la toccano. La sua coerenza dipende dal fatto che traduce in stile di vita l'una e l'altra scelta, l'una e l'altra fede. Il suo percorso di vita è tracciato qui partendo dalle sue opere letterarie, in particolare i suoi romanzi, più che basarsi su una documentazione strettamente biografica. Il motivo è che le autrici del saggio vogliono fornire una categoria interpretativa, delle donne e delle loro storie - quella dell'esemplarità - che dà ragione nello stesso tempo della singolarità del caso e della sua più generale rappresentatività.
CAMBONI Marina, Del cambiamento. Gertrude Stein, pp. 56-72
La chiave di interpretazione è personale: i testi di Stein sono letti in ragione delle domande che l'autrice del saggio si pone. Per rispondere alle questioni poste, Camboni sperimenta due concetti: quello di cambiamento e quello di caso, per i quali sceglie tre ritratti-storie di vita di donne: Melanctha, Ada e Ida. I tre ritratti non sono studiati in una prospettiva di progressione. Detto questo, Melanctha è "considerata sia metafora delle frustrate aspirazioni umane a una vita completa e autodeterminata, sia rappresentazione dell'esistenza di una donna" sottomessa ai condizionamenti che derivano dalla sua epoca e dal suo sesso. Al contrario, la vita di Ada "è costruita come un processo lento di una donna che raggiunge la propria autonomia e completa realizzazione dopo aver progressivamente tagliato tutti i legami familiari". Ida, infine, è "un romanzo-favola ( ) il suo ritratto è quello del movimento ( ) la sua essenza profonda è il cambiamento" anche se si è in presenza di una "chiara coscienza di identità".
EUSTACHIO Marilù, Per Emily Dickinson, pp. 73-83
Nell'estate del 1985 l'autrice ha dato inizio a una serie di studi sull'amore, per lo più pastelli su carta ma anche olii e disegni. Ha dedicato molti fogli disegnati a inchiostro e a grafite - di cui qui si danno 5 esemplari - a Emily Dickinson, di cui ha tentato un'interpretazione parallela per ragioni di intima assonanza.
Cultura e potere delle donne: saggio di storiografia, pp. 85-106
[Questo saggio è il risultato di una ricerca interdisciplinare sulle problematiche del maschile/femminile. Alla sua elaborazione hanno preso parte Cécile Dauphin, Arlette Farge, Geneviève Fraisse, Christiane Klapisch-Zuber, Rose-Marie Lagrave, Michelle Perrot, Pierrette Pézerat, Yannick Ripa, Pauline Schmitt-Pantel, Danièle Voldman]. La storia delle donne è stata fatta per spaziare tra vari sistemi di esclusione, di tolleranza e di quel che rende i problemi luoghi comuni. Sotto questo aspetto la necessaria connessione tra questo e altri ambiti della ricerca storica può essere interrogata in una nuova luce. L'idea di una cultura delle donne è nata dal successo della storia della cultura e delle rappresentazioni; lo sfruttamento delle donne e la loro esperienza vengono ora studiate a pieno titolo. L'efficacia di tale nozione e il gran numero di opere basate su di essa mascherano le aporie che sorgono quando si intraprende questo tipo di ricerca. Ricostruire il discorso delle donne e le loro specifiche capacità non è sufficiente. Va colto come la cultura di una donna può costituirsi in un sistema di relazioni impari, conflittuali e contraddittorie; il versante politico della questione dovrebbe far parte della riflessione sul maschile-femminile e le consuete divisioni tra potere sociale e politico andrebbero riconsiderate.
CRISPINO Annamaria, Editoria delle donne: un confronto internazionale ad Oslo, pp. 107-112
Partendo dall'evento della seconda Fiera internazionale del libro femminista che si è svolta ad Oslo, ed annotando la scarsissima attenzione rivolta a tale evento dalla stampa italiana, l'autrice approfondisce la riflessione su cinque punti, con ricchezza di esempi: l'editoria delle donne in Italia è ancora impreditorialmente molto fragile; la grande editoria in Italia continua a perseguire una politica di autore, senza prestare molta attenzione particolare alle donne né come autrici né come lettrici; la cultura delle donne prodotta in Italia ha scarsa circolazione all'estero; è urgente riflettere su come giocano le differenze tra donne in un contesto ormai molto ampio: differenze di generazione, differenze di scelte politiche sessuali, differenze di possibilità e di cultura tra donne del Primo e del Terzo mondo.
GUADAGNI Annamaria, Donne al centro, pp. 113-115
Dà conto dei problemi politici, organizzativi, di identità e di funzione culturale che si sono dibattuti nel primo convegno nazionale dei Centri di documentazione e di ricerca delle donne esistenti in Italia, tenutosi a Siena nel settembre 1986. I centri sono più di cento e svolgono un lavoro prezioso di conservazione della documentazione, sono dotati di archivi e biblioteche, intrattengono rapporti più o meno conflittuali con le istituzioni locali, contribuiscono alla produzione e alla circolazione delle idee all'interno di un contesto politico femminile.