NOTA EDITORIALE
Voci migranti
di Paola Bono e Federica Giardini
"Pensiamo sia sotto gli occhi di tutte e tutti il paradosso che vede coesistere
conflittualmente due processi. Da un lato quello, costantemente in
fieri (di cui testimoniano ad esempio il recente, sebbene non completo,
ingresso nella UE di Bulgaria e Romania), di allargamento dell’Europa
– e già sulla possibile definizione di questo termine, in prospettiva storica
e di sviluppi e intrecci culturali, si aprirebbe una serie di questioni
assai complesse. Dall’altro la tensione alla sua chiusura difensiva, al suo
farsi “fortezza” di fronte all’impatto crescente di movimenti migratori
legati a situazioni di povertà e di guerra. Sono problemi e fenomeni di
portata mondiale, che in quanto tali necessitano di analisi politiche e
socioeconomiche di largo respiro, ma che hanno anche ricadute nel quotidiano,
nel nostro quotidiano fatto di incontri, di letture, di visioni – e di
domande.
Incontri. Fugaci, come con le molte donne cinesi e indiane che lavorano in
piccole imprese a conduzione familiare: negozi, lavanderie, ristoranti…
Ravvicinati, come con la signora rumena che da alcuni anni assiste la
madre di una di noi, o con le colf che ci puliscono casa – ucraine, colombiane,
filippine… – per lo più donne adulte, già con una vita alle spalle e
ognuna con la sua storia di separazioni e fatica ma spesso anche di scoperta
e emancipazione: storie che vogliono e sanno raccontare quando appena
ne appaia l’occasione, aprendoci orizzonti diversi."...
MATERIA
Politiche dell'incontro
di Maria Vittoria Tessitore e Monica Luongo
Maria Vittoria Tessitore, coordinatrice del Master in “Politiche dell’incontro” (Università Roma Tre), e la sua collaboratrice Monica Luongo discutono le premesse, le difficoltà, i successi e le modifiche del progetto volto a formare delle professionalità in grado di operare nel campo della mediazione e della consulenza in campi dove l'incontro fra culture gioca un ruolo importante.
La guerra dei migranti
di Aminata Dramane Traorè
L'autrice, conosciuta per il suo impegno nella politica del new global, denuncia la violenza esercitata contro il popolo africano che cercava di raggiungere l'Europa dai possedimenti spagnoli di Ceuta e Melilla. Convinta dell'importanza del ruolo delle donne nella costruzione di una nuova politica per l'Africa, sostenitrice di un movimento libero dalle imposizioni delle organizzazioni internazionali, le cui politiche hanno effetti negativi sia sugli uomini che sulle donne di ogni Paese africano.
Letteratura della migrazione tra arte e testimonianza
di Lidia Curti
Analizzando testi di poesia e narrativa e proponendo una riflessione teorica sui campi in gioco, l'autrice traccia una mappa di scrittrici migranti che hanno scelto di usare la lingua italiana: una letteratura diasporica che include sia una letteratura post-coloniale (in relazione alle colonie italiane in Africa), sia quella nata dalla migrazione in generale (in relazione alla presenza in Italia di migranti da diverse aree del mondo).
Lingua madre - Racconti di donne straniere in Italia
di Ferdinanda Vigliani
I principi guida del Concorso letterario nazionale "Lingua madre" si ispirano alla consapevolezza sia della differenza sessuale come fondamento della libertà della donna, sia delle differenze tra donne con le loro molteplici realtà. Il concorso si svolge in Italia e la lingua è l'italiano ma diventa difficile esprimersi in italiano quando la propria lingua madre è il vietnamita, il bengalese, l'arabo...Chiedere aiuto ad una donna italiana è una consuetudine accettata nell'ambito del concorso senza che questo comporti una perdita di identità; al contrario, nella relazione con l'altra, la propria identità acquista forza e apertura.
Lingua madre - Le donne si raccontano
di Daniela Finocchi
La spinta motivazionale del Concorso letterario nazionale "Lingua Madre" è quella di offrire un'opportunità alle donne straniere di parlare per e di sé stesse. Le donne straniere e quelle italiane ancora una volta confermano la loro comune appartenenza - oltre le differenze generazionali e culturali - alla genealogia femminile proposta da Irigaray e dalla filosofia italiana della differenza sessuale.
Migrazione come utopia
di Raffaella Fiori
L'autrice - indiana di nascita ma adottata da una famiglia italiana quando aveva due anni - riflette sul viaggio compiuto da un ventre a una carenza mediata e ricostruita attraverso i corpi delle donne, fino ad arrivare alla madre (adottiva) che non vorrebbe mai lasciarla. Ma dalla piena consapevolezza di questa condizione l'autrice ha creato un nuovo viaggio, sia simbolico che fisico, dall'Italia all'India.
Il treno delle meraviglie
di Tina Hajon
Tina Hajon, una giovane croata andata via di casa ai tempi del conflitto politico ed etnico, racconta la storia dei suoi anni a Roma alla ricerca dell'indipendenza e della realizzazione professionale. Si è scontrata con le barriere burocratiche, culturali e linguistiche, affrontando le sue paure e rimettendo costantentemente in discussione sé stessa e i suoi valori, ma lentamente è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi.
POLIEDRA
Scritture dell'alterità
di Nadia Setti
Il linguaggio è segno e sintomo dell'appartenenza simbolica a un paese simbolico come una complessa rete di identificazioni e disidentificazioni. Partendo da queste premesse, Setti legge una serie di testi (da Cixous, Derrida, Djebar, Mokeddem, Sebbar) che esplorano il significato delle parole per raccontare la relazione di ognuna con le proprie radici perse, moltiplicate, ritrovate.
Figurazioni del "noi"
di Liliana Maina
Prendendo le mosse dal pensiero di filosofe femministe italiane come Boccia, Cavarero, Muraro, l'autrice analizza la presenza e le modifiche del soggetto plurale - (un gruppo di) donne come un "noi" - nei testi delle scrittrici italiane del ventesimo secolo, sia di racconti (di De Cespedes, Maraini, Ramondino, Santoro, Simonetti) sia di scritti autobiografici di Lonzi, Baeri, Passerini.
SELECTA
Recensioni
di Curti
GIULIANA BRUNO, Atlante delle emozioni, Milano: Bruno Mondadori, 2006, pp. 471
"Questo libro è tanti libri insieme...La narrazione
dell’esilio dell’autrice diviene testo
filmico accanto ad altri, Rossellini,
Martone… Si ha così la corporeizzazione di
un percorso intellettuale, in cui Giuliana
Bruno ha esposto il suo corpo sulla tavola
anatomica, nella geografia della tenerezza,
su un atlante emotivo.
Punto di convergenza dei discorsi è il
cinema che era al centro dell’altro libro di
Giuliana che vorrei qui ricordare perché a
me molto caro (una lunga recensione su DWF, n. 17, 1993, che è diventata punto
di incontro tra me e lei) ma anche perché
è molto importante ricordare una poetica,
importante visione di Napoli in questo
momento, a spezzare il cerchio del genere
pernicioso “discorso su Napoli” che di
tanto in tanto per motivi non del tutto onorevoli
si trasforma in uno dei tanti panici
morali, nutrimento dei media e di quella
grande internazionale che è la piccola borghesia...
Il libro esplora l’incontro
tra cinema e architettura, cinema e arte in
tutte le direzioni: arte come architettura filmica,
o cinema come architettura visuale...Per Giuliana la carta della
tenerezza, frutto di una scrittura femminile
in uno spazio collettivo esclusivamente
femminile, indica una topografia dei sentimenti,
delle passioni e materialmente
dipinge lo spazio del grembo femminile,
vasi sanguigni, utero, apparato riproduttivo,
solido e liquido assieme: spazio come
corpo, corpo come mappa; spazio relazionale,
della intersoggettività tra donna e
donna..." (Lidia Curti)
Le autrici
Maria Vittoria Tessitore insegna nel corso di laurea in Dams dell’Università Roma Tre, dove svolge una intensa
attività nel settore delle Relazioni Internazionali, e dove ha creato e coordina il Master in “Politiche dell’Incontro”.
Ha pubblicato saggi sul teatro elisabettiano e, con Paola Bono, "Il mito di Didone" (Bruno Mondadori, 1998).
Monica Luongo, giornalista, ha lavorato all’Unità. Oggi si occupa di donne e sviluppo per la cooperazione italiana,
è osservatrice elettorale per l’Unione europea e l’Osce, e collabora al Master in “Politiche dell’Incontro” dell’Università Roma Tre. È presidente della “Società italiana delle letterate”, ha contribuito a creare il sito “DeA: donne e altri” e collabora alla rivista Leggendaria.
Aminata Dramane Traoré, tra le fondatrici del Social Forum Africano e del Forum per l’Altro Mali e ex ministra
della cultura del Mali, è consulente per diversi organismi internazionali. Dirige il Centro Amadou Hampâté Bâ
per lo sviluppo umano; ha scritto Le viol de l’imaginaire, Lettre au président des français à propos de la Côte
d’Ivoire et de l’Afrique (Fayard 2005).
Lidia Curti, a lungo docente di Letteratura inglese presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, è figura di
rilievo nell’ambito degli studi culturali e post-coloniali. È autrice di "Female Stories, Female Bodies" (Macmillan,
1998) e di "La voce dell’altra". Scritture ibride tra femminismo e postcoloniale (Meltemi, 2006); ha curato con
Silvana Carotenuto, Anna De Meo e Sara Marinelli "La nuova Shahrazad. Donne e multiculturalismo" (Liguori,
2004).
Ferdinanda Vigliani, attiva nella politica delle donne dal 1972, ha partecipato a un gruppo di autocoscienza di
Rivolta Femminile. Dal 1998 tiene seminari per la Facoltà di Psicologia di Torino con cui ha realizzato una ricerca
su giovani e identità di genere (Non è per niente facile, Rosenberg&Sellier, 2003). Tra le fondatrici del Centro
Studi e Documentazione Pensiero Femminile di Torino, ne è presidente dal 2004; ha pubblicato saggi critici, condotto
progetti UE e curato la guida 100 Titoli (Tufani, 1998).
Daniela Finocchi, torinese, giornalista, laureata in Scienze Politiche. Ha fatto parte del Coordinamento Giornaliste
del Piemonte (1979) e del Collettivo “Bollettino delle Donne” (1979-1991), lavorando nella redazione della rivista
omonima; è stata socia fondatrice a Torino del Coordinamento contro la Violenza (1983), di Telefono Rosa (1993)
e del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile (1995).
Maria Raffaella Fiori, 25 anni, laureata in Filosofia presso l’Università Roma Tre con una tesi su Paulin J.
Hountondji e le origini della filosofia africana. Collaboratrice di DWF, ha partecipato alla messa in opera del XII
Simposio IAPh. Ha un attestato di Mediatrice Interculturale e dedica cura e azione ai problemi politici e sociali
legati ai migranti. Lavora nel Collettivo di Lettere e Filosofia portandovi le istanze di una politica più partecipata
e critica.
Tina Hajon, croata ma nata a Milano nel 1976, dopo aver conseguito il diploma del ginnasio della cultura a
Zagabria si è trasferita a Roma dieci anni fa. Laureanda nel Corso di laurea in Dams (percorso Organizzatore
Cinema e Audiovisivi) presso l’Università Roma Tre, collabora con strutture cinematografiche e televisive.
Nadia Setti, è docente di Letterature comparate e Studi femminili al Centre de Recherche d’Etudes Féminines,
Università Paris 8. Autrice di saggi su scrittura e differenza sessuale (“Figure e transfigure della differenza”, in
Scritture del corpo, a cura di Paola Bono, Sossella, 2000) e su lettura e traduzione (“Transreadings”, in Joyful
Babel. Translating Hélène Cixous, Rodopi, 2004), ha tradotto in italiano testi di Antoinette Foque e di Hélène
Cixous.
Liliana Maina, si è laureata in Lettere all’Università di Torino nel 2005. Attualmente lavora alla Libreria e Centro
culturale La Torre di Abele, sempre a Torino.