Non vorrebbero avere sindromi, quanto piuttosto rivendicare il loro essere figure erranti e mitologiche, sospese nel limbo dottorale tra studenti e lavoratrici, tra privilegio e accolli di un lavoro onnipresente che tracima anche negli spazi di non lavoro, eroine gloriose del carico di lavoro a gratis e dell’ansia costante per le scadenze e la fine dei contratti.