L’immaginario geografico è cambiato, in modo sia storico che simbolico. Molte di noi sono “soggetti nomadi”; nel posizionarci individuiamo in campi diversi i segni della nostra espressione, li leggiamo e interpretiamo, li facciamo circolare, come testimoniano gli articoli di questo numero.
Uno di questi, l’ultimo, ci ricorda che la relazione, la circolazione di un’interpretazione collettiva, non sempre ha luogo; vi può essere una pericolosa soddisfazione nell’essere consapevoli che oggi esiste un soggetto femminile-femminista che si esprime, una fiducia passiva in questa rappresentazione di genere.