VELENO E CURA
Vengono presi in esame i rapporti tra i conflitti e il diritto, per sostenere e spiegare come bisogna "riconoscere l'ambivalenza del diritto rispetto ai conflitti. Da un lato, esso consente che essi si rivelino, fornisce un linguaggio per dirli"; dall'altro li riduce ai propri termini, li semplifica, tendendo a trasformare soggetti complessi in "soggetti puramente dotati di ragione e volontà e le relazioni che intercorrono tra loro in relazioni puramente avversariali".
Inoltre, "occorre accortezza e prudenza nel farvi ricorso […] poiché ipostatizza l'esperienza storica del maschile costruendosi sullo standard di un soggetto autonomo e privo di vincoli".
CONFLITTO, DIFFERIMENTO, MEDIAZIONE. Riflessioni a margine del XIII congresso dell'UDI
Le autrici erano presenti al XIII Congresso dell'Udi (Unione Donne Italiane, novembre 1994) e hanno osservato le forme e le pratiche politiche realizzate dalle donne dell'Udi per gestire e superare i loro conflitti, dare conto dei conflitti politici, nominarli anche nel loro aspetto irriducibile, differirli, darsi tempo, "aspettarsi" per poi trovare una mediazione, intesa come darsi una parola politica e una regola comune radicata nella Carta degli intenti (statuto). Nel guardare a questa esperienza le autrici individuano alcune questioni generali legate al fatto di avere e usare "la capacità di produrre regole a proprio vantaggio".
TERESA E CAMILLA. Un conflitto clandestino
L'autrice prende in esame i motivi e le forme del conflitto che negli anni Venti oppose due grandi leader del PCI, Teresa Noce e Camilla Ravera. Fu un conflitto "nascosto", perché nel periodo fascista lo stesso partito lavorava clandestinamente; ma anche perché non ne divennero mai esplicite le radici personali, legate alle diverse esperienze e formazioni delle due donne.
La totale adesione di entrambe agli ideali di partito e alle sue lotte politiche contenne e disciplinò il conflitto, anche riguardo alla questione che più chiaramente le contrapponeva, la lotta per l'emancipazione femminile.
FEMMINISMO, ANCHE CON ALTRO NOME...
Già pubblicato in "Differences" (6: 2/3 1994), questo dialogo tra Braidotti e Butler si concentra su tre temi principali: la concezione dell'Europa e il significato del processo di unificazione europea; il pensiero della differenza sessuale e la gender theory; la soggettivazione e la soggettività.
LA POSTA IN GIOCO
Putino, che è anche la responsabile di questa rubrica filosofica, commenta il recente documento sulla procreazione del Centro Culturale Virginia Woolf B di Roma. Ritiene che "forse oggi la posta non è il controllo della 'potenza' femminile di procreazione, ma un più pervasivo 'governo del vivente' "che tende a rafforzare il desiderio di maternità, presentato ed esperito come una volontà ("volere o non volere un figlio").
Putino critica la coincidenza tra desiderio e volontà, in quanto legittima l'indifferenza maschile per le relazioni e la decontestualizzazione di una generica "cura del vivente".
LA PAROLA SIMBOLICA CREA LA RICCHEZZA ESISTENZIALE DEL NASCERE
Secondo Zamboni "la maternità non è questione di corpo delle donne, né lo è l'interruzione di gravidanza. Pensarla come questione di corpi fa cadere nel letteralismo della biologia". Per illustrare questa affermazione, l'autrice ritiene che "la tessitura della parola della madre nelle immagini, nei sogni ad occhi aperti, tra sé e sé, crea un luogo simbolico a chi deve nascere molto prima della nascita"; "è per questo che risulta un vissuto doloroso l'interruzione della gravidanza laddove una donna ha messo in movimento un tessuto di parola su chi ha da venire".
Si tratta di una riflessione sul simbolico che Irigaray ha inaugurato nel 1975 e la cui rilevanza politica è già stata provata. "Eppure si parla ancora di maternità come questione di corpo e di corpi".
PLURALITÀ DIFFERENZA IDENTITÀ
Già pubblicato in "Présences" (1991), questo saggio prende in esame due grandi correnti del pensiero femminista, definibili in modo approssimativo come "essenzialismo" e "unitarismo". Secondo l'autrice nessuna delle due può rendere conto in modo soddisfacente dei rapporti tra i sessi.
Nel ripensare il problema della differenza sessuale, Collin fa riferimento al pensiero di Hannah Arendt - in particolare sulla questione ebraica - e conclude che "nella situazione attuale (e senza stare a stabilire se sia per natura o per 'costruzione sociale'), donna fa senso, anche se in modo polisemico più che univoco. Questo senso, anche se indeterminabile, può essere inghiottito nel caos del non-senso contemporaneo oppure può, al contrario, dare una nuova possibilità al senso".