In questo numero guardando lontano da Hollywood e lontano dall’Europa, ci interessa offrire alcune prime riflessioni sull’immagine del femminile e dell’essere donna nel cinema asiatico e in particolare in quello indiano e cinese.
Due problemi nel rappresentare l’essere donna e i suoi cambiamenti sembrano essere condivisi: l’inevitabile riesame dei tradizionali ruoli femminili nella società e la necessità di ritessere il complesso rapporto tra tradizione e innovazione. Le donne registe indiane, a partire da Mira Nair, rompono i ruoli tipici delle donne nel cinema popolare di Bollywood, quello della cortigiana e della moglie/madre, per suggerire un’altra figura di donna, indipendente, forte e complessa. Le donne “nuove” del cinema cinese non possono, per parte loro, richiamarsi né alla Cina pre rivoluzionaria degli imperatori, né al lungo periodo post rivoluzionario maoista.
Ci piacerebbe dire che abbiamo trovato i rapporti e le differenze tra cinema indiano e cinema cinese nel rappresentare l’essere donna; o ancora che quella filmografia dimostra quanto il femminismo, la “rivoluzione più lunga”, conservi una forza e una prospettiva mondiale.
Non è così, perché oggi è assai difficile trovare un senso compiuto a ciò che si rappresenta, il nostro orizzonte si compone di frammenti e la nostra conoscenza spesso procede per spazi infinitesimali. Gli scritti che pubblichiamo sono comunque un buon inizio di riflessione.
(pc, pm)