Questo numero di DWF è stato realizzato da due redattrici in collaborazione con un piccolo gruppo di donne esterne alla rivista. L’editoriale spiega le ragioni politiche di questa scelta: prima fra tutte, il desiderio di esplorare la distanza tra la fondazione della soggettività femminile e l’esperienza dei soggetti sul posto di lavoro, in particolare la percezione di sé e delle relazioni fra donne in quel contesto.
STORIE DI LAVORO, DWF (21) 1994, 1
Editoriale
Indice
INDAGINE IN GRUPPO
Le autrici presentano i numerosi temi discussi dal gruppo che ha prodotto questo numero: le due redattrici e le altre cinque donne che hanno risposto a una lettera* che poneva le questioni principali da analizzare.
Il gruppo ha guardato all'esperienza di lavoro da un punto di vista soggettivo; lo scopo non era un'indagine sociologica del lavoro delle donne, ma piuttosto l'interrogazione della percezione del senso del loro lavoro, della loro relazione con esso e, soprattutto, delle relazioni con altre donne in quel contesto. Uno degli esiti della discussione è stata la conclusione condivisa che queste relazioni sono un fattore essenziale nella ridefinizione delle condizioni materiali e simboliche del lavoro stesso.
* La lettera poneva tre questioni principali. La critica femminista all'emancipazione come omologazione ha prodotto una diversa concezione del lavoro, e riesce a evitare di riproporre la figura di un "lavoratore asessuato", che cancella differenze e conflitti in nome della competenza? Cosa è cambiato nelle relazioni con le donne con cui lavoriamo, come ci rapportiamo a loro, quali sono le nostre aspettative, le esperienze positive e negative? Ci sentiamo a nostro agio al lavoro, siamo cioè capaci di trovarne il senso, sviluppando così strategie che vanno al di là della sopravvivenza, con un'autonoma produzione di senso?
NEL MONDO DEL PADRE
Sapegno, lettrice e ricercatrice di letteratura italiana all'Università di Roma "La Sapienza", parla delle scelte, delle illusioni e delle sfide che ha affrontato come donna nel decidere di fare carriera accademica, essendo la carriera un luogo simbolico legato alla figura del Padre.
Le sue difficoltà nei rapporti con altre donne e nel trovare il proprio posto in quella disciplina e negli women's studies, hanno richiesto un lungo processo di autoindagine, per diventare infine capace, negli ultimi anni, di affrontare questioni di genere in un seminario con le sue studentesse.
ELENA, GIOVANNELLA E LE ALTRE
Una professoressa guarda alla sua professione, spesso considerata "tipicamente femminile" e spesso mancante di un chiaro status sociale e professionale. Ciò implica la difficoltà nel riconoscere le differenze di competenza e abilità fra insegnanti, in modo che una misura di competizione - e eventualmente di conflitto - diventi esplicita nelle loro relazioni. Questa difficoltà è anche causata dagli insegnanti stessi che sottovalutano la loro professione.
IL PRODOTTO DELLE PROFESSIONI FEMMINILI
Provenendo da una famiglia in cui l'impegno politico era tradizione, l'autrice ha scelto di diventare un'assistente sociale poiché questa professione porta a un coinvolgimento diretto nel contesto socio-politico.
In questo articolo viene considerato il modo in cui questo lavoro è pensato come una sorta di cura materna, appartenente alla sfera privata e "naturalmente" adatto alle donne. La difficoltà nel trovare criteri oggettivi per definire il prodotto del lavoro di assistente sociale è parte del problema; a questo si aggiunge la tendenza delle donne che fanno le assistenti sociali a sottovalutare il loro lavoro, rendendosi complici della perdita di status sociale.
DONNE IN IMPRESA
Una donna parla della sua decisione di diventare imprenditrice e di affrontarne i rischi, in aggiunta alle difficoltà del fatto di lavorare nell'Italia del Sud. La consapevolezza di questa doppia sfida, insieme con la consapevolezza di essere donna, ha influenzato il modo in cui ha organizzato il suo lavoro, accentuando il significato e l'importanza delle relazioni sia dentro che fuori il luogo di lavoro. È richiesto un grande lavoro simbolico e concreto per costruire una rete di imprenditrici che creino le condizioni per altre donne.
LE FILIERE DEL POTERE. Un'esperienza nel pubblico impiego
Bettini analizza le difficoltà nel dare significato al proprio lavoro ed alla propria competenza nel pubblico impiego che, in Italia, si presenta come una struttura burocratica insensata. Ha dovuto trovare il proprio grado di libertà in quella data struttura grazie alle sue relazioni con altre donne, in particolare con una donna a lei superiore in gerarchia; è riuscita ad assumersi le proprie responsabilità con maggiore agio e con meno conflitti interni, vedendo al contempo riconosciute le sue capacità.
MITOTOPOGRAFIA DI UNA PASSIONE. "La passione della Nuova Eva" di Angela Carter
In questa sezione della rivista una studiosa femminista presenta una più giovane studiosa; qui Lidia Curti, docente di letteratura inglese, presenta l'analisi di Wanda Bolzano del famoso romanzo di Carter. In quest'analisi l'autrice delinea un diverso spazio, fisico e allegorico, del racconto: una sorta di universo dantesco rovesciato in cui la Nuova Eva e un nuovo senso vengono alla luce.
PER ELENA GENTILI
Tre amiche ricordano Elena Gentili, redattrice della rivista, in particolare nell'ultimo anno della sua malattia: testimonianza di un anno di relazione. Ne rievocano affettuosamente il coraggio e la determinazione di vivere anche quel periodo nel modo che era propriamente suo.
GEORGE SAND E IL FEMMINISMO. "Lettres à Marcie"
L'autrice riprende il controverso tema - che ha già un'ampia letteratura - del femminismo di George Sand partendo dal presupposto che il femminismo non è una posizione: il femminismo è il dibattito stesso.
Nel caso di George Sand, si sono volute trovare prove o smentite al suo femminismo nella sua vita oppure nelle sue opere di narrativa. Schor parte invece da quel particolare scritto, rimasto incompleto, che è Lettres à Marcie, per sostenere che Sand va letta piuttosto come una teorica della differenza sessuale.
SELECTA
RECENSIONI