Paola Bono
è nella redazione di DWF dal 1985. Fa parte inoltre della redazione dello European Journal of Women's studies e del comitato consultivo internazionale di Signs. A Journal of Women in Culture and Society. Tra le fondatrici della Società Italiana delle Letterate, ne è stata la prima presidente. Insegna nel corso di laurea in Dams dell'Università Roma Tre.



Articoli scritti per DWF

Recensioni curate per DWF

Libri recensiti da DWF

Traduzioni curate per DWF


Articoli scritti per DWF


L'altra parola di Angela Carter, 1986, n. 2, pp. 87-93
e Intervista con Angela Carter, 1986, n. 2, pp. 94-104

Il testo è sia la premessa a una lunga intervista con Angela Carter, sia un saggio autonomo sulla lettura come metafora della relazione con il mondo.

L'autrice si riconosce in due atteggiamenti, entrambi "partigiani", nel senso che sono coscientemente soggettivi: la lettura resistente e la lettura come azione positiva.La prima indica la resistenza "all'identificazione in forme simboliche che mi richiedono la cecità dell'intelligenza, l'oblio del mio sapere esperienziale, l'investimento di me in immagini fondate sulla mia negazione". La seconda comporta l'esclusione di giudizi e sommari sul pensiero e sul lavoro di donne, per verificare, in caso, quali siano le ragioni di un iniziale rifiuto.

In particolare l'autrice si interroga sull'ambiguità di fascinazione/rifiuto relativamente ad un'opera specifica di Angela Carter, La passione della nuova Eva. Constatato una volta ancora che l'intervista - nella sua illusoria autenticità - nulla ci dice della globalità di un progetto che consiste semmai nell'opera dello scrittore, Paola Bono analizza la forma allegorica propria della scrittura di Angela Carter.

Risultato di questa analisi: la passione impone domande sull'essere e il divenire del sé, sulla propria identità e rappresentazione. "Rileggendola, la passione della nuova Eva è diventata la mia possibile passione, e le risposte che ho creduto di rinvenirvi si sono mutate in domande da pormi al di là del testo".

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Dibattito [Prova d'ascolto: due incontri sulla politica], 1992, n. 16, pp. 7-23

Nel dicembre 1991 e nel febbraio 1992 si sono svolti nella sede della rivista due incontri. Si dà qui conto delle due tappe del dibattito in forma riassuntiva ma sostanzialmente fedele. Sono intervenute: Elena Gentili, Ida Dominijanni, Annamaria Crispino, Maria Luisa Boccia, Annalisa Biondi, Roberta Tatafiore, Alessandra Bocchetti, Paola Masi, Vania Chiurlotto, Paola Bono, Marina Pivetta, Tilde Capomazza, Mariella Gramaglia, Rosanna Marcodoppido, Luciana Viviani, Rosetta Stella.

I temi principali sono: rapporto tra modificazione sociale e formazione del simbolico, tra pratica politica e agire politico; importanza del linguaggio e dei livelli di comunicazione raggiunti, possibili, necessari; problema di una residualità del soggetto collettivo, motivi che possono crearla, modi per uscirne riallargando il confronto nella/tra le comunità e oltre.

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BONO Paola - CHIURLOTTO Vania, Che cosa si chiude, che cosa si apre, 1993, n. 17, pp. 2-8

Il collettivo che ha funzionato come redazione dal 1986 traccia la storia dell'ultimo anno: della crisi politica e delle discussioni - sulle dinamiche interne al gruppo e sulla sua posizione nella politica delle donne - che hanno avuto per esito una nuova serie della rivista.

Abbiamo riflettuto sulle nostre differenze e analizzato le nostre concezioni della rivista: di conseguenza non tutti i membri del collettivo sono rimasti.

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Oltre l'isola felice, 1993, n. 20, pp. 28-32

Ancora una volta, anche in relazione all'attuale situazione di crisi e (auspicabilmente) di rinnovamento della società italiana, c'è molto da dire sullo stato dell'università.

Appelli e proposte sono stati pubblicati su riviste e quotidiani, spesso a firma di prestigiose personalità della cultura. Nell'esprimere la sua disillusione e sfiducia nei confronti di piani di riforma generale, l'autrice spiega perché è piuttosto attratta da una nuova proposta discussa in un recente incontro nazionale di professori, ricercatori e studenti; invece di chiedere nuove regole a livello legislativo, la leva per il cambiamento è la responsabilità personale.

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La domanda nascosta, 1994, n. 22/23, pp. 21-24

Esiste un tempo in cui le esigenze della democrazia chiedono alle donne di ridefinire le loro priorità? Dobbiamo assumere la sconfitta della sinistra alle recenti elezioni come una nostra sconfitta?

Non possiamo pretendere che nulla sia cambiato, ma non possiamo nemmeno schiacciare la nostra politica sui risultati elettorali; la libertà femminile non è una questione di voti e la costruzione di autorità femminile deve procedere anche in una situazione politica in cui altri problemi sembrano essere prioritari.

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BONO Paola - MASI Paola, Zattere conradiane, 1995, n. 28, pp. 4-12

Mischiando ricordi personali e osservazioni e riflessioni generali, le autrici osservano come sia cambiato l'immaginario geografico - i luoghi del desiderio - in questo ultimo decennio.

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GIOVANNONI Monica (presentata da BONO Paola), Lucrezia: storia antica, vecchia storia, 1996, n. 29, pp. 26-40

In questa sezione della rivista una studiosa femminista presenta una studiosa più giovane. Questo articolo, di una giovanissima studiosa, prende in esame il poemetto di Shakespeare The rape of Lucrece in una prospettiva linguistica e storica. L'autrice delinea la costruzione della femminilità attraverso le metafore (cera e terra) che assegnano alle donne una posizione subordinata, collegando questa costruzione all'organizzazione sociale e giuridica del mondo romano.

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(a cura di), Mae West. Ovvero: la bontà non c'entra niente, carina, 1997, n. 33, pp. 5-14

Una scelta delle deliziose, bizzarre e birbone battute di Mae West, tratte dai suoi film, e accompagnate da una breve nota biografica.

Mae West ha sempre scritto i propri dialoghi ed è spesso stata l'autrice e dei soggetti e /o delle sceneggiature, creando una potente persona. Una figura femminile che esaudiva e ridicolizzava insieme i sogni maschili, i loro desideri e paure della sessualità femminile.

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Una vita corsara, 1997, n. 33, pp. 28-36

L'autrice rilegge "Storia della vita di Mrs. Charlotte Charke", racconto autobiografico in cui Charke, un'attrice figlia dell'attore, commediografo, e impresario teatrale Colley Cibber, recita il suo ruolo maschile e femminile sul palcoscenico e nella vita, mantenendo e sovvertendo insieme le pratiche teatrali e sociali dell'Inghilterra del XVIII secolo.

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BONO Paola - TESSITORE M. Vittoria, Tradimenti e recuperi di un mito fondativo: Didone regina di Cartagine, (rubrica: Sequenze), 1997, n. 34/35, pp. 92-126

Il mito di Didone - principessa di Tiro, vedova di Sicheo, infelice amante di Enea, morta di sua volontà sulla pira sacrificale - è stato narrato con diversi accenti e modi espressivi per oltre duemila anni. Le trasformazioni di questo mito hanno accompagnato il farsi della cultura europea.

Le autrici delineano questa narrazione multiforme nelle sue vicende storico-geografiche e nei suoi passaggi da un genere all'altro, analizzando così il gioco di varianti e invarianti connesso a differenti contesti estetici, letterari, politici e ideologici.

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Un passo obbligato, 1997, n. 36, pp. 29-32

Passioni e sogni sono scomparsi dalla scena politica? La passione come coinvolgimento personale, come messa in gioco nella e per la trasformazione del mondo; sogni non come fantasie consolatorie ma come capacità di vedere oltre e pensare differentemente, senza accettare "la realtà".

Appassionata da anni alla politica, l'autrice ammette di provare oggi confusione e scoraggiamento, di provare la necessità di riscoprire (o ridefinire) il significato della politica in modo da poter credere ancora in un possibile cambiamento e nella possibilità di agire di conseguenza, senza sperimentare uno iato tra il proprio quotidiano e i grandi, e spesso tragici, eventi del presente.

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Potenzialmente sovversiva, 1999, n. 41, pp. 6-13

Una riflessione personale e politica su alcuni aspetti dell'attività teatrale: l'itinerario di perdite e profitti del sé relativamente all'essere un attore/un'attrice; il potere proprio del teatro di rivelare la natura storica, costruita, di identità e ruoli che si assumono come immutabili; la spettatrice come un rivelatore sia della rappresentazione teatrale come di ogni altra "realtà".

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Per Annarita Buttafuoco, 1999, n. 42-43, pp. 2-6

Il 26 maggio, in giovane età, è morta la storica femminista, fondatrice di DWF, Annarita Buttafuoco. La ricordano e la rimpiangono a nome di tutta la redazione quelle che hanno condiviso con lei fin dal 1985 il nuovo progetto della rivista e che ancora vi operano: Annalisa Biondi, Paola Bono, Patrizia Cacioli, Vania Chiurlotto, Paola Masi.

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Scritture del mondo, 2000, n. 45/46, pp. 3-4

Le autrici, che fanno parte sia della redazione di DWF sia della Società Italiana delle Letterate, spiegano brevemente le ragioni di questa collaborazione.

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BONO Paola - FORTINI Laura, Amanti infedeli, 2001, n. 4, pp. 6-14

Con rimandi sia a "Tre ghinee" di Virginia Woolf sia a "Infedeli alla civiltà" di Adrienne Rich, Bono e Fortini in questo dialogo propongono ed esplorano l'"infedeltà" come atteggiamento delle donne di differente cultura, razza, gruppo etnico, classe, religione, affinché se ne riconosca la pertinenza nella vita di ognuna. Essere "amanti infedeli" è un modo per sottolineare la differenza sessuale senza annullare le differenze fra le donne.

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Nota editoriale, 2003, n. 1, pp. 2-4

Una presentazione dei nove articoli raccolti in questo numero, ciascuno una riflessione e/o una narrazione collegata ad una singola parola. Infatti, il numero - focalizzato sulla sfaccettata idea di "movimento": energia, trasformazione, spostamento, immaginazione - ha preso la sua forma attuale attraverso la scherzosa identificazione di queste nove parole, associate a quel concetto centrale dalle redattrici.

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Avanguardia, 2003, n. 1, pp. 10-16

Una riflessione sulle origini militari del termine - inevitabile in un periodo segnato dalla guerra - intrecciata da un lato con considerazioni sul ruolo delle giornaliste nel riportare il recente conflitto U.S - Iraq, dall'altro con riferimenti a scrittrici innovative come Woolf, Stein, Richardson; il significato del termine e il criterio della sua applicazione sono anche esaminati usando l'esempio del movimento suffragista britannico e il suo uso come pubblicità e tecnica spettacolare.

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Invettiva, 2004, n. 1-2, pp. 26-32

Modellato sulla "Satira I" di Giovenale, questo amaro divertissement è un furioso atto d'accusa verso la pubblicità e la sua presenza perversa e dilagante in politica come nella vita di tutti i giorni.

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Nota editoriale, 2005, n. 4 e 2006, n.1

"In questo numero di DWF si parla dell’individuazione di alcune figure di donne contemporanee significative nelle arti performative, e di altre donne capaci di far emergere la politicità del loro lavoro in termini parlanti per la nostra sensibilità. Per nostra intendendo quella di donne, ormai di diverse generazioni e sicuramente di diverse esperienze, accomunate però da una appartenenza di genere scelta e non subita, autonomamente significata nella relazione con altre, e dall’amore per la libertà femminile e per quella trasformazione di sé che chiama in causa il mondo.

Artiste di formazione diversa, provenienti da una varietà di luoghi e di culture, non necessariamente femministe (anzi, in alcuni casi – Sarah Kane, Ariane Mnouchkine – quasi infastidite dalla possibile imposizione di una connotazione sessuata al loro lavoro), donne di spettacolo in una accezione ampia del termine: drammaturghe, registe, attrici, artiste della performance, da “leggere” a nostro vantaggio, per quel di più del linguaggio artistico che sa dire oltre le intenzioni di chi dice e che – soprattutto nelle arti performative, dove il corpo è segno e significato – non può mantenere una opaca neutralità.

Alcune di queste donne sono "...Julia Varley – attrice dell’Odin Teatret; Odile Sankara e Werewere Liking– eclettiche donne di spettacolo africane; Sarah Kane e Caryl Churchill– drammaturghe inglesi di due generazioni successive; Ariane Mnouchkine – regista geniale e innovativa; Marina Abramovic´ – performer e figura di primo piano nelle arti visive".

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Sarah Kane: all’inferno per cambiare il futuro, 2005, n. 4, pp. 16-26

"In questo numero di DWF si parla dell’individuazione di alcune figure di donne contemporanee significative nelle arti performative, e di altre donne capaci di far emergere la politicità del loro lavoro in termini parlanti per la nostra sensibilità. Per nostra intendendo quella di donne, ormai di diverse generazioni e sicuramente di diverse esperienze, accomunate però da una appartenenza di genere scelta e non subita, autonomamente significata nella relazione con altre, e dall’amore per la libertà femminile e per quella trasformazione di sé che chiama in causa il mondo.

Artiste di formazione diversa, provenienti da una varietà di luoghi e di culture, non necessariamente femministe (anzi, in alcuni casi – Sarah Kane, Ariane Mnouchkine – quasi infastidite dalla possibile imposizione di una connotazione sessuata al loro lavoro), donne di spettacolo in una accezione ampia del termine: drammaturghe, registe, attrici, artiste della performance, da “leggere” a nostro vantaggio, per quel di più del linguaggio artistico che sa dire oltre le intenzioni di chi dice e che – soprattutto nelle arti performative, dove il corpo è segno e significato – non può mantenere una opaca neutralità.

Alcune di queste donne sono "...Julia Varley – attrice dell’Odin Teatret; Odile Sankara e Werewere Liking– eclettiche donne di spettacolo africane; Sarah Kane e Caryl Churchill– drammaturghe inglesi di due generazioni successive; Ariane Mnouchkine – regista geniale e innovativa; Marina Abramovic´ – performer e figura di primo piano nelle arti visive".

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Voci di donne: dal silenzio di un'isola che non c'è, 2006, n. 2, pp. 53-69

"1. Il ritorno di Miranda

Giocando tra narrativa e saggistica, Linda Bamber – studiosa shakespeariana, ma anche autrice di racconti e poesie – immagina che Miranda, tornata sull’isola della sua infanzia e adolescenza “dopo una cosí lunga assenza, 23 o 400 anni, a seconda di come misuri il tempo” (Bamber 1999, p. 238), spedisca una lettera a Claribel, che non ha mai incontrato.

È infatti durante la navigazione verso l’Italia da Tunisi, dove si erano recati per assistere al matrimonio e dove tuttora vive Claribel, data in moglie al sovrano africano contro la sua volontà, che 23 o 400 anni prima nobili e cortigiani del regno di Napoli e del ducato di Milano vennero gettati sulle coste dell’immaginaria e contraddittoria isola shakespeariana. Caraibica per gli echi di viaggi e naufragi narrati in resoconti coevi, soprattutto la fortunosa vicenda del neo-Governatore della Virginia Thomas Gates, approdato con il suo seguito alle Bermude dopo un violento uragano; mediterranea per fedeltà alle coordinate geografiche tracciate nel dramma, che esplicitamente la colloca tra il Nord Africa e Napoli (Lampedusa? Pantelleria?) – sulla rotta che oggi vede emigrazioni disperate e altri, piú tragici naufragi"...

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BONO Paola - GIARDINI Federica, Nota editoriale, 2006, n. 3-4, pp. 2-6

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"Pensiamo sia sotto gli occhi di tutte e tutti il paradosso che vede coesistere conflittualmente due processi. Da un lato quello, costantemente in fieri (di cui testimoniano ad esempio il recente, sebbene non completo, ingresso nella UE di Bulgaria e Romania), di allargamento dell’Europa – e già sulla possibile definizione di questo termine, in prospettiva storica e di sviluppi e intrecci culturali, si aprirebbe una serie di questioni assai complesse. Dall’altro la tensione alla sua chiusura difensiva, al suo farsi “fortezza” di fronte all’impatto crescente di movimenti migratori legati a situazioni di povertà e di guerra. Sono problemi e fenomeni di portata mondiale, che in quanto tali necessitano di analisi politiche e socioeconomiche di largo respiro, ma che hanno anche ricadute nel quotidiano, nel nostro quotidiano fatto di incontri, di letture, di visioni – e di domande.

Incontri. Fugaci, come con le molte donne cinesi e indiane che lavorano in piccole imprese a conduzione familiare: negozi, lavanderie, ristoranti… Ravvicinati, come con la signora rumena che da alcuni anni assiste la madre di una di noi, o con le colf che ci puliscono casa – ucraine, colombiane, filippine… – per lo più donne adulte, già con una vita alle spalle e ognuna con la sua storia di separazioni e fatica ma spesso anche di scoperta e emancipazione: storie che vogliono e sanno raccontare quando appena ne appaia l’occasione, aprendoci orizzonti diversi."...


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BONO Paola, Nota editoriale, 2007, n. 4, pp. 2-4

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"Ci sono fili che legano tra loro, pur nell’indubbia eterogeneità, le proposte di lettura raccolte in questo numero – in primis, naturalmente, il loro intrinseco interesse, motivo che innanzitutto ci ha spinto a sceglierle e a offrirle a lettrici e lettori come una sorta di regalo di fine d’anno, giacché trattano argomenti, assai diversi, di cui in Italia si è scritto poco e a volte nulla.

Certamente i giornali hanno a suo tempo parlato dell’epocale esperienza sudafricana di una pesante, e ancora difficile, transizione che poteva assumere derive di ritorsione o di rimozione, e che attraverso la parola e la relazione in presenza ha scelto invece la strada di una giustizia senza vendetta e senza oblio; ma non vi sono state riflessioni più approfondite, come quella presentata qui da Livia Panici, che a partire da una attenta ricognizione di documenti ufficiali e di analisi già condotte ripercorre la storia della Commissione per la Verità e la Riconciliazione – e con un taglio che mette al centro il contributo delle donne a quel processo straordinario, nel passaggio (come le ha scritto Federica Giardini, indirizzandola in questo senso) “dal paradigma dell’oppressione a quello dell’espressione”.

Una frase che si potrebbe usare anche per Anne Lister, studiosa settecentesca di anatomia la cui passione per questa scienza si lega all’indagine su di sé e sulla sua sessualità fuori dalle regole; una figura da poco uscita dal silenzio anche nel mondo anglofono dei gender studies e dei gay and lesbian studies, la cui vita eccezionale, registrata in un diario in codice amorosamente decifrato, ci viene restituita da Cristina Grilli."...


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Recensioni curate per DWF


BAERI Emma, I lumi e il cerchio
, Roma, Editori Riuniti, 1992
rec. di Paola Bono, 1992, n. 16, pp. 54-56


MARIANI Laura,
Sarah Bernhardt, Colette e l'arte del travestimento, Bologna, Il Mulino, 1996
rec. di Paola Bono, 1997, n. 34/35, pp. 127-129


MILLER J., Women Writing about Men, London, Virago Press Ltd., 1986
rec. di Paola Bono, 1986, n. 2, pp. 141-142


MURARO Luisa, L'ordine simbolico della madre, Roma, Editori Riuniti, 1991
rec. di Paola Bono, 1992, n. 16, pp. 60-61


ROSE Jacqueline, Sexuality in the Field of Vision, London, Verso, 1986
rec. di Paola Bono, 1986, n. 4, pp. 94-95


RUSS Joanna, How to Suppress Women's Writing
, Austin, University of Texas Press, 1983
rec. di Paola Bono, 1986, n. 1, pp. 132-133


WARNER Marina, Monuments and Maidens. The Allegory of the Female Form
, London, Weidenfeld and Nicolson, 1985
rec. di Paola Bono, 1986, n. 2, pp. 140-141


GOPALAN LALITHA , Cinema of Interruptions: Action Genres in Contemporary Indian Cinema
, London, British Film Institute, 2002
rec. di Paola Bono, 2005, n. 1


SCARPARO Susanna, Elusive Subjects: Biography as Gendered Metafiction, Leicester, Troubador, 2005
rec. di Paola Bono, 2005, n. 4,pp. 65-67


TRAINA Francesca, Linee di ritorno, Lecce, Manni, 2006
rec. di Paola Bono, 2007, n. 1, pp. 177-178



ANNA CUCCHI, Memorie di una lettrice, Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 2007, pp. 156
rec. di Paola Bono, 2007, n. 4, pp. 76-77

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Libri recensiti da DWF


BONO Paola (a cura di), Questioni di teoria femminista. Un dibattito internazionale a Glasgow, Luglio 1991, Milano, La Tartaruga, 1993
rec. di Franca Chiaromonte, 1993, n. 18/19, pp. 91-92


BONO Paola (a cura di), Esercizi di differenza. Letture partigiane del mondo e dei suoi testi
, Genova, Costa & Nolan, 1999
rec. di Donatella Alesi, 1999, n. 44, pp. 85-88


BONO P. - KEMP S. (eds.), Italian Feminist Thought-A Reader
, Oxford, Basil Blackwell, 1991
rec. di Anna Rossi Doria, 1992, n. 16, pp. 61-67

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Traduzioni curate per DWF


FLAX Jane, Pensiero postmoderno e relazioni di genere nella teoria femminista
trad. di Paola Bono, 1989, n. 8, pp. 101-119

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MELLENKAMP Patricia, Femminismo perturbante. I cadaveri squisiti di Cecilia Condìt
trad. di Paola Bono, 1989, n. 8, pp. 11-29

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BLAU DUPLESSIS Rachel (a cura di e traduzione di BONO Paola), Per la gente etrusca, 2004, n. 3-4, pp. 58-84

Il testo è la traduzione italiana della famosa conferenza tenuta da DuPlessis 25 anni fa e pubblicata in "The Pink Guitar. Writing as Feminist Practice", New York and London: Routledge, 1990. Nell'introduzione, Paola Bono riflette sulle ragioni politiche e culturali che hanno ostacolato finora la traduzione di un testo così importante nella cultura femminista e nella critica letteraria anglosassone.

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