Patrizia Cacioli,
nata a Roma, laureata in filosofia, giornalista. Femminista da oltre trent'anni. È
nella redazione di DWF dal 1986 e direttore responsabile dal 1998. È anche direttore della Comunicazione
di un'istituzione pubblica.
Patrizia Cacioli intervista Maria Luisa Moretti che, dal 1977, è proprietaria della Libreria delle donne "Al tempo ritrovato" di Roma, per comprendere i legami, in questa impresa, tra gli aspetti imprenditoriali, la dimensione politica e i personali interessi. Maria Luisa Moretti vede l'impresa come un mezzo per realizzare il suo progetto di vita e politico, vale a dire investire sulle donne e su se stessa, cosciente dei prezzi da pagare.
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CACIOLI Patrizia - MASI Paola, Il paradosso della comunicazione, 1994, n.
22/23, pp. 37-42
Le autrici analizzano un problema apparentemente
secondario, cioè la difficoltà che una rivista femminista spesso
incontra, quando chiede un articolo a donne che hanno raggiunto posizioni importanti,
donne emancipate che hanno una forte consapevolezza del loro valore e che dovrebbero
essere in sintonia con il femminismo, ma che non sono personalmente coinvolte
e non intervengono nei dibattiti.
Si tratta di una difficoltà politica. Come si può superare questa distanza? Quale relazione va istituita per comunicare il vantaggio che una riflessione di genere sull'esperienza può portare a quella donna?
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Beate e sante, 1996, n. 30/31, pp. 52-57
Patrizia Cacioli intervista Rosangela Vegetti sui criteri e le procedure di beatificazione e canonizzazione di donne sante e beate. A partire da esempi storici e attuali, Vegetti ritiene che "cambiando il contesto sociale e rinnovandosi la mentalità verso la donna, si aprono nuovi criteri di santità femminile". Oggi, per le figure di donna, l'accento "non è più sulla maternità eroica o sulla verginità ascetica, ma sempre sulla coerenza e maturità con cui si è vissuto il Vangelo".
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F.O.B. [MASI Paola - CACIOLI Patrizia ], La lanterna dei mercati, 1996, n.
32, pp. 39-43
La globalizzazione dei mercati è "la magna causa della fine del modello occidentale di stato sociale e dei diritti soggettivi ( ) oppure è una grande opportunità dato che nel mercato globale tutti possono partecipare"? L'articolo espone le ragioni addotte da entrambe le posizioni e propone una spiegazione per capire l'accresciuta difficoltà dei nostri tempi nel trovare mediazioni tra economia e politica.
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Giocare di scarto, 1997, n. 36, pp. 23-25
L'autrice utilizza l'idea di "irriducibilità" per individuare un modo di scartare le consuete mediazioni politiche. Altrimenti, nell'attuale fase politica italiana, "un buon governo basato sulla neutralità dell'utente-cittadino contiene il rischio che i rapporti simbolici tra uomini e donne non vengano messi in discussione".
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Per Annarita Buttafuoco, 1999, n. 42-43, pp. 2-6
Il 26 maggio, in giovane età, è morta la storica femminista, fondatrice di DWF, Annarita Buttafuoco. La ricordano e la rimpiangono a nome di tutta la redazione quelle che hanno condiviso con lei fin dal 1985 il nuovo progetto della rivista e che ancora vi operano: Annalisa Biondi, Paola Bono, Patrizia Cacioli, Vania Chiurlotto, Paola Masi.
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CACIOLI Patrizia - MASI Paola, Cambio di stagione, 1999, n. 44, pp. 41-46
Durante l'estate si è tenuto sui quotidiani un dibattito sulla perdurante sottorappresentanza delle donne in politica e nell'accademia. Le autrici analizzano i principali contributi e delineano il contesto della controversia. Nonostante le differenze è possibile rintracciare due elementi comuni.
Primo, ogni proposta origina da una rete concreta di relazioni tra donne e non da un laboratorio o da un partito politico. Secondo, una comune impazienza nel protrarsi di uno sistematico svantaggio femminile nella vita pubblica. Su questo ultimo punto, le autrici propongono di proseguire l'analisi di singoli casi di conflitto e di strategie individuali, anziché precipitarsi ad aderire alle agende governative.
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CACIOLI Patrizia - GIARDINI Federica (a cura di), La lettera A di un alfabeto
ancora a venire, 1999, n. 44, pp. 31-40
Le due redattrici intervistano Manuela Fraire. L'attuale crisi della politica delle donne è legata alla negazione di due importanti questioni: gli ostacoli nella trasmissione del potere tra donne e la scarsa capacità di agire il conflitto tra donne. Sono questi due elementi essenziali per la crescita delle relazioni politiche tra donne.
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CACIOLI Patrizia, Nota redazionale, 2001, n. 4, pp. 2-5
Il numero riflette su quello che è successo dopo l'11 settembre del 2001 dal punto di vista politico delle donne. Gli articoli proposti sono organizzati in due prospettive principali: il ragionamento intorno al concetto di infedeltà come emblema delle reazioni delle donne a qualsiasi situazione politica che si dimostri oppressiva nei loro confronti; lo scopo e l'efficacia delle azioni politiche delle donne contro la guerra.
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In questo numero guardando lontano da Hollywood
e lontano dall'Europa, ci interessa offrire alcune prime riflessioni sull'immagine
del femminile e dell'essere donna nel cinema asiatico e in particolare in quello
indiano e cinese.
Due problemi nel rappresentare l'essere donna
e i suoi cambiamenti sembrano essere condivisi: l'inevitabile riesame dei tradizionali
ruoli femminili nella società e la necessità di ritessere il complesso
rapporto tra tradizione e innovazione. Le donne registe indiane, a partire da
Mira Nair, rompono i ruoli tipici delle donne nel cinema popolare di Bollywood,
quello della cortigiana e della moglie/madre, per suggerire un'altra figura
di donna, indipendente, forte e complessa. Le
donne "nuove" del cinema cinese non possono, per parte loro, richiamarsi
né alla Cina pre rivoluzionaria degli imperatori, né al lungo
periodo post rivoluzionario maoista.
Ci piacerebbe dire che abbiamo trovato i rapporti e le differenze tra cinema indiano e cinema cinese nel rappresentare l'essere donna; o ancora che quella filmografia dimostra quanto il femminismo, la "rivoluzione più lunga", conservi una forza e una prospettiva mondiale.
Non è così, perché oggi è assai difficile trovare un senso compiuto a ciò che si rappresenta, il nostro orizzonte si compone di frammenti e la nostra conoscenza spesso procede per spazi infinitesimali. Gli scritti che pubblichiamo sono comunque un buon inizio di riflessione.
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CACIOLI Patrizia - MASI Paola, In termini di utile, 2005, n. 2-3, pp. 8-11
Le autrici esplorano le possibilità di usare il concetto di "utilità" in una prospettiva femminista. I vantaggi e gli svantaggi sono considerati sulla base delle loro esperienze politiche. Imparando dalla loro personale concezione di arte, il concetto di "utilità" è visto come relazionato a quello di "utensile", il cui valore è basato all'uso (dinamico).
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CACIOLI Patrizia - GIARDINI Federica, Nota editoriale, 2006, n. 2, pp. 2-5
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"Sono passati alcuni mesi da quando abbiamo cominciato a riflettere a voce su un’intuizione: l’arte e la sua efficacia simbolica - quella che la politica delle donne ha sempre voluto e coltivato per sé, la capacità di trasformare sé e il mondo attraverso il linguaggio – poteva essere una fonte, una sfida, per rimettere in movimento la nostra stessa politica, tanto più di questi tempi, pressate, come siamo, dalla quotidiana inefficacia di tanta parte del discorso politico tradizionale.Leggi
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CACIOLI Patrizia - MASI PAOLA, Angela, Themis, DWF, 2007, n. 1, pp. 18-21
"Per le donne che nel 1986 decisero di rilanciare DWF trasformandola da rivista orientata agli women studies a spazio per la riflessione e l’agire politico, Angela Putino è stata una relazione importante e su cui contare. Angela Putino ci interessava per molti motivi: ancorava il proprio pensiero ai fatti della politica, manteneva un radicamento vivo nella propria città, era idiosincratica alle ‘mode’ – a partire da quelle del femminismo –, praticava continui spiazzamenti di sé e degli altri..."
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CACIOLI Patrizia - GIARDINI Federica, Nota editoriale, 2007, n. 2-3, pp. 2-5
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"Che viviamo in una società della comunicazione – o dell’informazione – è un’ovvietà. Ce lo ricordano ancora e di nuovo, in modo più o meno virulento, le notizie di cronaca politica di questi ultimi tempi: il successo apocalittico e l’immediato ridimensionamento del mondo parallelo di Second Life, la diffusione vertiginosa, “virale”, di messaggi, di video, attraverso YouTube o MySpace, fino ai blog di Beppe Grillo che finiscono per portare centinaia di migliaia di manifestanti in piazza e costringono a risoppesare la politica e l’antipolitica.
CACIOLI Patrizia - GIARDINI Federica, Nota editoriale, 2008, n. 1, pp. 2-4
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"Abbiamo scelto di prendere parola da una angolazione peculiare, l’interlocuzione con la domanda – “che cosa vuole una donna?” – che si pone la rivista francese di psicoanalisi penser/rêver nell’ultimo numero dall’autunno 2007. È stata Manuela Fraire a proporre alla redazione questo spunto di partenza che, come tutti i punti di partenza, ha condotto altrove e, soprattutto, altrimenti. L’interlocuzione non è naturalmente specialistica, torna piuttosto a prendere per sé un campo del sapere che assume la differenza tra i sessi, in un modo che giudichiamo tuttora più articolato, per quanto discutibile, di altri, dalla scienza e la tecnologia alla fede e il dogma (che, anzi, questa domanda sembrano saltarla a pie' pari).
CACIOLI Patrizia - STELLA Rosetta, Non fidarsi è male, appartenersi è meglio, 2008, n. 1, pp. 36-39
"Sentiamo dire spesso che un auspicato maggior impegno di donne
nella politica di Palazzo, potrebbe servire a portare ordine, di qualità
differente, nel disordine immane in cui essa è precipitata a causa del
fatto che gli uomini non hanno acquisito sufficiente consapevolezza
del limite.
Più donne infilate nei meccanismi della rappresentanza risponderebbero
dunque ad un desiderio d’ordine che abita entrambi i sessi in un
momento di crisi drammatica della politica, e sarebbe una panacea di
salvezza, un intervento taumaturgico di miracolosa efficacia.
Una efficacia necessariamente miracolosa nel suo – impossibile – “rimettere
le cose a posto”, perché poi gli uomini, e non solo loro, sanno
bene che le donne non sono in grado di garantire i voti delle elettrici,
non rientrano in alcun modo nella logica della rappresentanza.
C’è però qualcosa che tuttora interroga il femminismo dal suo interno:
il rapporto tra libertà femminile e potere politico istituzionale ad ampio
spettro. Esso risulta ancora pericolosamente ottuso all’interpretazione.
Ed è per questo che ha senso chiedersi nuovamente: cosa vuole una
donna da un’altra donna? Cosa fa ostacolo a preferire una propria simile
per la guida di un Paese o di un partito?
Le donne che vanno a votare, pur riservando ampi riconoscimenti alle
politiche emancipazioniste non sembrano ritenere (o non vogliono, viene
da sperare) che, per varare politiche migliorative della qualità della
vita, sia essenziale la presenza e la competenza delle donne. Sotto sotto,
è come se sapessero di una certa inaffidabilità femminile quando si va troppo prossime ai modi strumentali degli uomini. Non si fidano. Tanto
più della politica della rappresentanza.
Riemerge forse, nel segreto dell’urna, una diffidenza ancestrale nei confronti
della madre? È probabile.
Il pensarsi come nate sotto un cavolo sembrerebbe più facile per le donne
che per gli uomini paradossalmente. E infatti gli uomini mettono la
Madre sull’altare il più delle volte, mentre le donne sempre ricominciano
da capo nella sua inesauribile riscoperta..."
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