Paola Masi è dottore di ricerca in economia.
È redattrice di DWF dal 1985 e lavora alla Banca d'Italia. Fa parte del
gruppo romano "Balena".
Recensioni curate per DWF
Traduzioni curate per DWF
Autoscatti: lettura della figurazione di sé nel femminismo, 1986, n.
1, pp. 11-21
Il saggio traccia una storia della rappresentazione di sé nelle idee e nella produzione culturale del femminismo. L'autrice mette in evidenza i passaggi dalla critica delle rappresentazioni maschili date, alla produzione di un sapere autonomo. Nella seconda parte analizza le "figure" predominanti e innovative a partire dalle quali si è espressa nel femminismo la rappresentazione di sé. Esse sono i fluidi e la migrazione.
Le modalità, le forme, le categorie di queste due "figure" sono esaminate attraverso l'analisi di una serie di scritti femministi, per suggerire la possibilità di cercare e di creare nuove forme di autorappresentazione.
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Dibattito [Prova d'ascolto: due incontri sulla politica], 1992, n. 16, pp.
7-23
Nel dicembre 1991 e nel febbraio 1992 si sono svolti nella sede della rivista due incontri. Si dà qui conto delle due tappe del dibattito in forma riassuntiva ma sostanzialmente fedele. Sono intervenute: Elena Gentili, Ida Dominijanni, Annamaria Crispino, Maria Luisa Boccia, Annalisa Biondi, Roberta Tatafiore, Alessandra Bocchetti, Paola Masi, Vania Chiurlotto, Paola Bono, Marina Pivetta, Tilde Capomazza, Mariella Gramaglia, Rosanna Marcodoppido, Luciana Viviani, Rosetta Stella.
I temi principali sono: rapporto tra modificazione sociale e formazione del simbolico, tra pratica politica e agire politico; importanza del linguaggio e dei livelli di comunicazione raggiunti, possibili, necessari; problema di una residualità del soggetto collettivo, motivi che possono crearla, modi per uscirne riallargando il confronto nella/tra le comunità e oltre.
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Partire da sé. Note su regole, complessità, agire politico, 1993,
n. 20, pp. 5-9
Una critica di un concetto di complessità che diventa l'alibi per una resistenza al cambiamento, o un ostacolo sulla strada di chi vuole cambiare una situazione data. In riferimento alla storia di questo concetto all'interno del movimento femminista, l'autrice mostra come sia possibile delineare una diversa idea di complessità a partire dall'esperienza vissuta di (molte) donne, in modo da incoraggiare progetti chiaramente definiti e da produrre cambiamenti reali.
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MASI Paola - BIONDI Annalisa, Indagine in gruppo, 1994, n. 21, pp. 4-13
Le autrici presentano i numerosi temi discussi dal gruppo che ha prodotto questo numero: le due redattrici e le altre cinque donne che hanno risposto a una lettera * che poneva le questioni principali da analizzare.
Il gruppo ha guardato all'esperienza di lavoro
da un punto di vista soggettivo; lo scopo non era un'indagine sociologica del
lavoro delle donne, ma piuttosto l'interrogazione della percezione del senso
del loro lavoro, della loro relazione con esso e, soprattutto, delle relazioni
con altre donne in quel contesto. Uno degli esiti della discussione è
stata la conclusione condivisa che queste relazioni sono un fattore essenziale
nella ridefinizione delle condizioni materiali e simboliche del lavoro stesso.
* La lettera poneva tre questioni principali. La critica femminista all'emancipazione come omologazione ha prodotto una diversa concezione del lavoro, e riesce a evitare di riproporre la figura di un "lavoratore asessuato", che cancella differenze e conflitti in nome della competenza? Cosa è cambiato nelle relazioni con le donne con cui lavoriamo, come ci rapportiamo a loro, quali sono le nostre aspettative, le esperienze positive e negative? Ci sentiamo a nostro agio al lavoro, siamo cioè capaci di trovarne il senso, sviluppando così strategie che vanno al di là della sopravvivenza, con un'autonoma produzione di senso?
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MASI Paola - CACIOLI Patrizia, Il paradosso della comunicazione, 1994, n.
22-23, pp. 37-42
Le autrici, redattrici di DWF, analizzano un
problema apparentemente secondario, cioè la difficoltà che una
rivista femminista spesso incontra, quando chiede un articolo a donne che hanno
raggiunto posizioni importanti, donne emancipate che hanno una forte consapevolezza
del loro valore e che dovrebbero essere in sintonia con il femminismo, ma che
non sono personalmente coinvolte e non intervengono nei dibattiti.
Si tratta di una difficoltà politica. Come si può superare questa distanza? Quale relazione va istituita per comunicare il vantaggio che una riflessione di genere sull'esperienza può portare a quella donna?
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MASI Paola - BIONDI Annalisa, Conflitto, differimento, mediazione: riflessioni
a margine del XIII congresso dell'Udi, 1995, n. 26-27, pp. 12-17
Le autrici erano presenti al XIII Congresso dell'Udi (Unione Donne Italiane, novembre 1994) e hanno osservato le forme e le pratiche politiche realizzate dalle donne dell'Udi per gestire e superare i loro conflitti, dare conto dei conflitti politici, nominarli anche nel loro aspetto irriducibile, differirli, darsi tempo, "aspettarsi" per poi trovare una mediazione, intesa come darsi una parola politica e una regola comune radicata nella Carta degli intenti (statuto). Nel guardare a questa esperienza le autrici individuano alcune questioni generali legate al fatto di avere e usare "la capacità di produrre regole a proprio vantaggio".
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MASI Paola - BONO Paola, Zattere conradiane, 1995, n. 28, pp. 4-12
Mischiando ricordi personali e osservazioni e riflessioni generali, le autrici osservano come sia cambiato l'immaginario geografico - i luoghi del desiderio - in questo ultimo decennio.
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F.O.B. [MASI Paola - CACIOLI Patrizia ], La lanterna dei mercati, 1996, n.
32, pp. 39-43
La globalizzazione dei mercati è "la magna causa della fine del modello occidentale di stato sociale e dei diritti soggettivi ( ) oppure è una grande opportunità dato che nel mercato globale tutti possono partecipare"? L'articolo espone le ragioni addotte da entrambe le posizioni e propone una spiegazione per capire l'accresciuta difficoltà dei nostri tempi nel trovare mediazioni tra economia e politica.
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Donne senza precedenti, 1997, n. 36, pp. 9-16
La figura "donne senza precedenti" si offre come chiave di lettura delle potenzialità e dei limiti delle relazioni tra donne oggi. Il testo prende in considerazione numerosi temi: il posto delle donne nella genealogia femminile, la ricerca di un linguaggio per dire relazioni inedite, la difficoltà di pensare il presente. La stessa figura si presta a leggere il "silenzio" di tante donne rispetto alla narrazione delle loro vite.
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Quel che il cinema non ha mostrato, 1998, n. 37/38, pp. 19-26
Presentando una mappa degli archivi di cinema delle donne in Italia, l'autrice delinea i criteri della loro formazione e utilizzazione insieme all'ipotesi di un "archivio del desiderio".
"Pensando alla spettatrice, l'archivio dovrebbe intervenire per consentirle un di più di attività rispetto al cinema; dovrebbe offrirle la possibilità di appropriarsi, manipolare, ripetere, innovare, apprendere dal film e, contemporaneamente, invitarla a misurarsi con chi ha scelto di conservare quel film".
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La tosse di Dora, 1999, n. 41, pp. 27-29
Quasi in un interludio di memoria, l'autrice racconta attraverso quali meccanismi i gruppi di autocoscienza degli anni Settanta fossero spesso occasione di rappresentazione e, attraverso di essa, di liberazione dalla sofferenza di essere donna. E come anche nelle manifestazioni pubbliche fossero usati a fini di comunicazione politica l'espressività corporea e il gioco teatrale.
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Per Annarita Buttafuoco, 1999, n. 42-43, pp. 2-6
Il 26 maggio, in giovane età, è morta la storica femminista, fondatrice di DWF, Annarita Buttafuoco. La ricordano e la rimpiangono a nome di tutta la redazione quelle che hanno condiviso con lei fin dal 1985 il nuovo progetto della rivista e che ancora vi operano: Annalisa Biondi, Paola Bono, Patrizia Cacioli, Vania Chiurlotto, Paola Masi.
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MASI Paola - CACIOLI Patrizia, Cambio di stagione, 1999, n. 44, pp. 41-46
Durante l'estate si è tenuto sui quotidiani un dibattito sulla perdurante sottorappresentanza delle donne in politica e nell'accademia. Le autrici analizzano i principali contributi e delineano il contesto della controversia. Nonostante le differenze è possibile rintracciare due elementi comuni.
Primo, ogni proposta origina da una rete concreta di relazioni tra donne e non da un laboratorio o da un partito politico. Secondo, una comune impazienza nel protrarsi di uno sistematico svantaggio femminile nella vita pubblica.
Su questo ultimo punto, le autrici propongono di proseguire l'analisi di singoli casi di conflitto e di strategie individuali, anziché precipitarsi ad aderire alle agende governative.
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"Balena" in DWF, 2000, n. 47, pp. 4-6
L'autrice, che fa parte della redazione di "DWF" e di "Balena", racconta brevemente le ragioni di un numero della rivista in collaborazione con questo gruppo.
Il nome nasce dalla rielaborazione di "Arcobaleno", il nome della missione umanitaria organizzata dal governo per aiutare i rifugiati dall'altra parte dell'Adriatico.
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"Balena" negli appunti, 2000, n. 47, pp. 12-17
Frasi, aforismi, frammenti dagli incontri di "Balena", come riportati dalle autrici - Maria Luisa Boccia, Laura Gallucci, Paola Masi - nei loro appunti. Questo "materiale grezzo" è organizzato in tre aree principali, così come sono state individuate durante gli incontri: cura/intervento umanitario, conflitto/conflitti, diritti/bisogni.
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MASI Paola - BONACCHI Gabriella, Dialogo sulla cura, 2000, n. 47, pp. 23-29
Durante la guerra il governo ha usato "l'argomento umanitario" per giustificare l'intervento militare in Kosovo. La costruzione del consenso era anche basata sul coinvolgimento ufficiale di alcuni gruppi femministi nell'aiuto ai rifugiati.
Sebbene il lavoro politico con le donne jugoslave preesistesse alla guerra, e nonostante le intenzioni originarie, l'enfasi femminista sulla cura è stata paradossalmente utile nello spostare l'attenzione pubblica dalla guerra all'aiuto umanitario ai rifugiati. Attraverso l'analisi politica di alcuni punti deboli del concetto di cura, le autrici cercano di svincolare l'approccio femminista da quello maschile dominante per fornire elementi per una discussione più ampia.
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Nota introduttiva,
2001, n. 2-3, pp. 2-5
Il volume riprende alcune delle discussioni di 'Genealogie del presente' (DWF, 2001, n.1) sulla questione delle relazioni tra differenti generazioni politiche di femministe. La forma - e il codice - nel numero è il dialogo, una scommessa aperta sulla possibilità di scoprire nuove pratiche e idee in un 'corpo a corpo' tra la generazione più vecchia e la nuova.
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MASI Paola - GIARDINI Federica, Dalla voce delle altre, 2001, n. 4, pp. 46-55
Le autrici propongono
un dialogo con due donne contemporanee (Susan Sontag e Arundhati Roy) che intervennero
subito dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, con l'intento di mostrare l'utilità
politica di ascoltare (e non di ignorare) la voce delle altre. Partendo dall'analisi
della Roy in "L'algebra della giustizia infinita" , le autrici propongono
tre nuove prospettive: le possibilità di scoprire pubblicamente le terribili
emozioni seguite agli eventi; le profonde radici dell'apertura verso l'altro,
e quindi verso le altre culture; le differenze fra guerra, conflitto e scontro.
La tesi della Sontag contro le derive della politica in una cattiva psicoterapia fa da sfondo alla proposta di considerare "la guerra contro il terrorismo" come una chance per capire criticamente e cambiare l'orizzonte politico, la cui arroganza e scarsa memoria è, per ora, una delle peggiori eredità dell'11 settembre 2001.
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MASI Paola - GIARDINI Federica, Vite al lavoro, 2002, n. 3-4, pp. 127-151
La differenza politica. Donne e cittadinanza, il recente libro di Maria Luisa Boccia (Il Saggiatore, Milano, 2002) è il punto d'inizio di una riflessione in cui Masi e Giardini mettono in luce i punti forti del libro oltre alle questioni che lascia aperte. Basile riflette sui limiti del discorso sulla madre, dominante specialmente nel femminismo italiano negli anni '90, e propone di ripensare un aspetto della maternità che non riguardi più esclusivamente la differenza sessuale, ma che abbracci la questione della specie.
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Flessibilità, 2003, n. 1, pp. 36-40
Iniziando dalla proposta di una "cittadinanza flessibile" per i nuovi europei, l'autrice riflette sulle ambiguità della flessibilità come concetto e come "valore". Tenta di scoprire il legame fra il significato di flessibilità e la retorica della "società femminile", una nuova (l'ultima?) versione della tradizionale visione maschile sulla società per il terzo millennio.
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(a cura
di) Noi giovani donne della prima repubblica. Intervista con Tullia Carettoni,
2003, n. 2-3
Senatrice per 30 anni, presidente della Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO, l'autrice guarda indietro alla sua biografia politica e specialmente alla sua attività parlamentare in favore delle donne. La lotta per l'emancipazione seguita alla Seconda Guerra Mondiale è paragonata alla lotta per la liberazione dei paesi colonizzati. Il fatto che oggi la sinistra italiana sembri poco interessata alla politica delle donne riflette una visione provinciale della politica, un'incapacità di guardare lontano e pensare in termini ampi.
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L'algebra della prevenzione. Nota editoriale, 2003, n. 4, pp. 2-4
Tristemente nota per aver giustificato l'avvio dell'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti in versione 2003, la prevenzione è in realtà molto di più che un aggettivo della guerra ("la guerra preventiva"). È il paradigma della nostra società contemporanea, ossessionata dalla paura dello sconosciuto e dalla volontà di controllare (tutti) i rischi: un buon cittadino, individualmente e privatamente, cerca di prevenire ogni possibile disavventura nella vita, si assicura, fa controlli, evita i luoghi insicuri.
La prevenzione è anche una prassi e un paradigma utile per tenere a bada tutti i "pacifici" abitanti delle economie occidentali. Le cause sociali della paura e dell'insicurezza sono cancellate in un processo che depoliticizza sia il personale che il politico.
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La macchina della scienza: previsioni, visioni, controllo, 2003, n. 4, pp.
50-57
Un doppio livello di analisi - una testimonianza personale e una riflessione sulla critica femminista del paradigma scientifico dominante - è proposto per indagare il sapere e la pratica scientifica. La prevenzione delle malattie, i protocolli medici e lo sviluppo bio-tecnologico sono analizzati per sottolineare le ambiguità e i significati simbolici dell'attuale progetto tecno-scientifico.
La versione contemporanea della vecchia riduzione del sapere scientifico ad una "legge di natura" ha forti somiglianze con il mutamento della politica in bio-politica: contro questo processo l'autrice propone una ("paziente") risignificazione delle complesse esperienze personali e sociali con la scienza e la politica.
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In questo numero guardando lontano da Hollywood
e lontano dall'Europa, ci interessa offrire alcune prime riflessioni sull'immagine
del femminile e dell'essere donna nel cinema asiatico e in particolare in quello
indiano e cinese.
Due problemi nel rappresentare l'essere donna
e i suoi cambiamenti sembrano essere condivisi: l'inevitabile riesame dei tradizionali
ruoli femminili nella società e la necessità di ritessere il complesso
rapporto tra tradizione e innovazione. Le donne registe indiane, a partire da
Mira Nair, rompono i ruoli tipici delle donne nel cinema popolare di Bollywood,
quello della cortigiana e della moglie/madre, per suggerire un'altra figura
di donna, indipendente, forte e complessa. Le
donne "nuove" del cinema cinese non possono, per parte loro, richiamarsi
né alla Cina pre rivoluzionaria degli imperatori, né al lungo
periodo post rivoluzionario maoista.
Ci piacerebbe dire che abbiamo trovato i rapporti e le differenze tra cinema indiano e cinema cinese nel rappresentare l'essere donna; o ancora che quella filmografia dimostra quanto il femminismo, la "rivoluzione più lunga", conservi una forza e una prospettiva mondiale.
Non è così, perché oggi è assai difficile trovare un senso compiuto a ciò che si rappresenta, il nostro orizzonte si compone di frammenti e la nostra conoscenza spesso procede per spazi infinitesimali. Gli scritti che pubblichiamo sono comunque un buon inizio di riflessione.
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MASI Paola - CACIOLI Patrizia, In termini di utile, 2005, n. 2-3, pp. 8-11
Le autrici esplorano le possibilità di usare il concetto di "utilità" in una prospettiva femminista. I vantaggi e gli svantaggi sono considerati sulla base delle loro esperienze politiche. Imparando dalla loro personale concezione di arte, il concetto di "utilità" è visto come relazionato a quello di "utensile", il cui valore è basato all'uso (dinamico).
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L'articolo propone una riflessione sul significato politico del "making space" fare spazio", utilizzando alcune esperienze di fruizione dell'opera artistica. La loro capacità descrittiva e il loro potenziale creativo le collocano in relazione diretta con le pratiche politiche. Il tentativo è quello di scavare oltre il concetto di spazio come "spazio pubblico", per ragionare piuttosto su di esso come luogo mobile dell'invenzione. In questo senso il 'fare spazio' implica il riconoscere il ritmo e il tempo delle emozioni; la creazione di una memoria; l'agire di slancio; l'imparare dal corpo; il dosare/scoprire l'energia anche dei conflitti; la consapevolezza nel rappresentare il reale.
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MASI PAOLA - CACIOLI Patrizia, Angela, Themis, DWF, 2007, n. 1, pp. 18-21
"Per le donne che nel 1986 decisero di rilanciare DWF trasformandola da rivista orientata agli women studies a spazio per la riflessione e l’agire politico, Angela Putino è stata una relazione importante e su cui contare. Angela Putino ci interessava per molti motivi: ancorava il proprio pensiero ai fatti della politica, manteneva un radicamento vivo nella propria città, era idiosincratica alle ‘mode’ – a partire da quelle del femminismo –, praticava continui spiazzamenti di sé e degli altri..."
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Al voto , 2008, n. 1, pp. 5-10
"D’altra parte è vero ed è nuovo, le donne tendono ad occupare le alte funzioni
di potere […] La novità dell’osservazione risiede nel fatto che ci si attende oggi
qualche cosa dalle donne perché sono donne (dall’ “Argument”, penser/rêver,
n. 12, 2007)
Mi capita sotto mano un articolo del maggior quotidiano economico italiano
di gennaio 2006 dal titolo Non solo femministe: è sullo stesso tema
dell’editoriale di penser/rêver dell’autunno 2007, cioè i tanti esempi
nel mondo di donne in politica. La “novità” è raccontata nell’articolo
per argomentare che non c’è mai stata discriminazione nei confronti
delle donne nelle alte funzioni di potere, anzi che c’è un’attesa di cambiamento
positivo dal fatto che sono donne… L’articolo, uno dei tanti
che da qualche anno si trovano su qualunque giornale, è scritto da un
giornalista, due giorni dopo una partecipatissima manifestazione delle
donne a Milano contro gli attacchi alla legge 194, informazioni che il
giornale riporta “di sfuggita”, a commento delle solite foto di donne famose
in politica. Il femminismo, almeno come lapsus, viene nominato,
quanto basta per non ridurre l’articolo a mero esempio di revisionismo
storico.
Non ha senso ragionare di una “novità” nell’attesa che le donne producano
qualcosa di meglio della politica e della cultura dominanti senza
fare riferimento al movimento politico delle donne. Senza questo presupposto
non si capisce il fenomeno. Ovviamente ammettere la rilevanza
della “rivoluzione femminista” può essere un’operazione inutile e
scontata se non si esplicita perché è importante nel rapporto tra le donne e la politica. Per essere più precise, l’unico fatto inedito nell’attesa di
un cambiamento da parte delle donne, quando c’è, è dovuto al riconoscimento,
simbolico e materiale, che una donna fa ad un’altra donna. In
tutti gli altri casi, le donne “alla presidenza” hanno straordinariamente,
o drammaticamente, ancora sempre lo stesso significato: le si chiama
quando c’è qualcosa da salvare – il pianeta, la politica, la salute, il tessuto
sociale, la vita dopo la guerra, i partiti, la fede – purché salvino
senza perdita, purché curino dalla perdita, purché raccontino il prima o
il dopo della perdita. Le si chiama in virtù del loro sapere antico sulla
vita e la morte, come le donne oltre la guerra e oltre la legge in alcune
poesie di Wislawa Szymborska...."
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Recensioni curate per DWF
BRUNO G. - NADOTTI M. (a cura di), Immagini allo schermo. La spettatrice e il
cinema, Torino, Rosenberg & Sellier, 1991
rec. di Paola Masi, 1992, n. 16, pp. 48
CAVARERO A., Nonostante Platone, Roma, Editori Riuniti, 1990
rec. di Paola Masi, 1991, n. 15, pp. 60-61
MELANDRI L., Lo strabismo della memoria, Milano, La Tartaruga, 1991
rec. di Paola Masi, 1992, n. 16, pp. 47-48
MIGALE Lia, Imprenditoria femminile e sviluppo economico, Roma, La Nuova
Italia Scientifica, 1996
rec. di Paola Masi, 1997, n. 34/35, pp. 132-134
MURARO Luisa, Lingua materna scienza divina. Scritti sulla filosofia
mistica di Margherita Porete, Napoli, M. D'Auria, 1995
rec. di Paola Masi, 1997, n. 36, pp. 87-91
J. PATERSON e M. LEWIS (a cura di), The Elgar Companion to Feminist Economics,
Aldershot: Edward Elgar 1999
rec. di Paola Masi, 2001, n. 1, pp. 79-83
SBISÀ M. - FABBRI P., Appunti per una semiotica delle passioni. Passioni.
Rileggendo l'Encyclopédie, "AUT-AUT", 1985, n. 208 (luglio-agosto)
rec. di Paola Masi, 1986, n. 1, p. 133
MAHASWETA DEVI, La trilogia del seno, Filema edizioni, 2006, pp. 175. Introduzione e traduzione di Ambra Pirri. Saggi critici di Gayatri C. Spivak.
rec. di Paola Masi, 2006, n. 2, pp. 70-71
RIVIELLO Anna Maria, Ho
imparato tre cose. Conversazioni con
Giglia Tedesco, Rionero in Vulture,
Calice Editori, 2006, pp. 125
rec. di Paola Masi, 2007, n. 2-3, pp. 103-105
CERESA Alice, Piccolo Dizionario
dell’inuguaglianza femminile, a
cura di Tatiana Crivelli, postfazione
di Jacqueline Risset, Roma: Edizioni
Nottetempo, 2007, pp. 122
rec. di Paola Masi, 2007, n. 2-3, pp. 103
Traduzioni curate per DWF
KUMAR-D'SOUZA Corinne, Guardare con nuovi occhi. Le politiche di genere sui
diritti umani
trad. di Paola Masi, 1995, n. 25, pp. 51-63