Federica Giardini
redattrice di DWF dal 1996, collabora con la comunità filosofica Diotima e ha dato inizio,
insieme ad altre, alla posizione «Matri_x». Docente di filosofia politica all’università di Roma Tre, lavora su pensieri e pratiche della differenza sessuale ed è autrice di «Relazioni. Differenza sessuale e fenomenologia» (2004).



Articoli scritti per DWF

Recensioni curate per DWF


Articoli scritti per DWF


L'ovvio e l'ottusa, 1997, n. 36, pp. 33-36

Che ne è della politica in ciò che fate? Se una donna "che viene da lontano" chiede e la risposta manca, potrebbero esserci buone ragioni e qualche idea da cui ripartire. Interrogare, ad esempio, il modo in cui la storia attraversa la vita di ognuna.

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Sull'immaginario, ancora, 1998, n. 37/38, pp.11-18

Perché il cinema si presenta talora come una risposta tanto pregnante a bisogni primari? L'autrice rielaborando le concezioni dell'immaginario a partire da Lacan, da Irigaray e dalla Feminist Film Theory, afferma che gli stati corporei di piacere e dispiacere informano il senso delle nostre rappresentazioni e relazioni. Gli affetti sono il corpo del senso. Seguendo Kristeva, si apre la possibilità di una "rivolta politica" contro quelle immagini che ci impediscono di creare un senso singolare.

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GIARDINI Federica - BOTTI Caterina, In dialogo, 1999, n. 44, pp. 9-19

Due "giovani" filosofe rispondono alle questioni sollevate dall'editoriale. Quel che emerge è soprattutto la forza che il pensiero delle donne continua ad avere, anche se nuovi strumenti concettuali e politici sono necessari a fronte dei cambiamenti storici.

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GIARDINI Federica - CACIOLI Patrizia - FRAIRE Manuela, La lettera A di un alfabeto ancora a venire, 1999, n. 44, pp. 31-40

Le due redattrici intervistano Manuela Fraire. L'attuale crisi della politica delle donne è legata alla negazione di due importanti questioni: gli ostacoli nella trasmissione del potere tra donne e la scarsa capacità di agire il conflitto tra donne. Sono questi due elementi essenziali per la crescita delle relazioni politiche tra donne.

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(a cura di), Di cosa soffre la critica femminista? Politica, sapere, università in uno scambio tra studiose nord-americane [S. Gubar, R. Wiegman e C. Heilbrun], (rubrica: Sequenze), 2000, n. 45/46, pp. 74-99

Presentando alcuni estratti del dibattito tra Susan Gubar, Robin Wiegman e Carolyn Heilbrun, pubblicato su "Critical Inquiry" nel 1999, Giardini sottolinea come le questioni affrontate vadano considerate in rapporto alla situazione italiana, dove i problemi dei rapporti tra accademia e femminismo sono diversi da quelli statunitensi.

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GIARDINI Federica - DE VITA Tonia - CORSI Rita, Introduzione, 2001, n. 1, pp. 4-7

Iniziando dalla crescente difficoltà nelle relazioni fra "donne venute prima" e donne più giovani, le redattrici ragionano non tanto sul problema generazionale, ma piuttosto sulla possibilità della produzione di nuove forme di politica.

Le difficoltà nelle relazioni intergenerazionali indicano un problema più generale, che concerne i mutamenti nella realtà, nella politica, e anche una sorta di resistenza delle donne che presero parte al femminismo negli anni Settanta nel rendersi conto che il tempo è trascorso. Come si può trovare una distanza che preservi l'ammirazione e il debito verso queste donne? Come possono le femministe più giovani rivoltarsi contro quello che non sentono più così forti senza commettere un "matricidio"?

La via scelta è sperimentale: tredici donne "venute dopo" - dopo la grande stagione femminista degli anni Settanta e Ottanta - scrivono una lettera immaginaria, non firmata con il vero nome delle autrici, ad una giovane amica a proposito della relazione con una donna più grande, parlando dei problemi e delle loro possibili soluzioni.

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GIARDINI Federica - STELLA Rosetta, Dissodare nuovi terreni, 2001, n. 2-3, pp. 6-15

Stella and Giardini discutono dell'importanza politica del riconoscimento tra donne nella prospettiva di valorizzare le forme e l'espressione della libertà femminile. Giardini ricorda che per una giovane donna affrontare questi temi significa aprire questioni difficili, che possono produrre confusione, se non sono ancorate nella relazione con un'altra donna riconosciuta come più autorevole. Stella sottolinea un altro problema, la difficoltà di aprire e gestire un conflitto con un'altra donna, che pure va risolto nella relazione con l'altra.

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GIARDINI Federica - MASI Paola, Dalla voce delle altre, 2001, n. 4, pp. 46-55

Le autrici propongono un dialogo con due donne contemporanee (Susan Sontag e Arundhati Roy) che intervennero subito dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, con l'intento di mostrare l'utilità politica di ascoltare (e non di ignorare) la voce delle altre. Partendo dall'analisi della Roy in "L'algebra della giustizia infinita" , le autrici propongono tre nuove prospettive: le possibilità di scoprire pubblicamente le terribili emozioni seguite agli eventi; le profonde radici dell'apertura verso l'altro, e quindi verso le altre culture; le differenze fra guerra, conflitto e scontro.

La tesi della Sontag contro le derive della politica in una cattiva psicoterapia fa da sfondo alla proposta di considerare "la guerra contro il terrorismo" come una chance per capire criticamente e cambiare l'orizzonte politico, la cui arroganza e scarsa memoria è, per ora, una delle peggiori eredità dell'11 settembre 2001.

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GIARDINI Federica - MASI Paola, Vite al lavoro, 2002, n. 3-4, pp. 127-151

La differenza politica. Donne e cittadinanza, il recente libro di Maria Luisa Boccia (Il Saggiatore, Milano, 2002) è il punto d'inizio di una riflessione in cui Masi e Giardini mettono in luce i punti forti del libro oltre alle questioni che lascia aperte. Basile riflette sui limiti del discorso sulla madre, dominante specialmente nel femminismo italiano negli anni '90, e propone di ripensare un aspetto della maternità che non riguardi più esclusivamente la differenza sessuale, ma che abbracci la questione della specie.

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Dinamica, 2003, n. 1, pp. 32-35

Attraverso un'analisi del funzionamento correlato di spazio, movimento e tensione, l'autrice indaga la differenza sessuale come un/l'elemento dinamico della vita, un intervallo che genera significato nel sempre rinnovato gioco dell'inter-soggettività. Con riferimento a Irigaray e alle pensatrici italiane della differenza sessuale (da Lonzi a Muraro), le riflessioni di Giardini su quest'insieme di questioni filosofiche ed esperienziali si aprono su ulteriori aree sia di informazioni teoretiche sia di pratica politica.

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Bufera Canto V. Nota editoriale, 2004, n. 3-4, pp. 2-4

Questo numero continua la sperimentazione di nuovi modi di produrre la rivista. In genere, la "materia" di un numero è scelta in relazione ad una specifica proposta di una delle redattrici o per il suo chiaro significato politico nel presente. La materia è quindi setacciata almeno per un mese (a volte di più) negli incontri settimanali della redazione per preparare un breve schema scritto che viene poi passato alle donne che potrebbero collaborare con un articolo.

Il fatto che in questo caso la proposta della "materia" venga da una donna al di fuori della redazione (Rosetta Stella), una sorta di "redattrice ospite" in stretta collaborazione con una redattrice (Federica Giardini), denota un significativo distacco dalle procedure usuali.

Il punto di partenza del numero è il Canto V dell'Inferno di Dante come pretesto per riflettere sullo stato presente delle relazioni fra donne e uomini e, più in generale, sull'eterna questione dell'amore. La scelta delle collaboratrici è stata di Stella e Giardini ma i pezzi sono stati anche discussi in redazione.

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GIARDINI Federica - STELLA Rosetta, A partire dal canto, 2004, n. 3-4, pp. 5-8

Il Canto V dell'Inferno di Dante è un passo classico dell'educazione sentimentale sia delle donne sia degli uomini. Qui è un pretesto per giocare con la sua avveduta poesia, per esserne trasportati ma anche per metterla in discussione, per ridicolizzarlo con una ironia che prende vita dal confronto con le nostre stesse vite o per seguire i suoi significati per poi dar loro una svolta inaspettata.

Osservando le parole ai margini di un'interpretazione stravolta, fra donne. Le prime tre donne (Stella, Giardini, Chiaromonte, Fiori) discutono il Canto, quindi domandano ad altre (Rossi, Tatafiore, Mambro, Vantaggiato, Scaraffia) di fare lo stesso. Le riflessioni che ne scaturiscono delineano un quadro dell'amore come è vissuto oggi.

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La bufera infernal, che mai non resta, 2004, n. 3-4, pp. 5-8

Abstract non disponibile.

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La forza e la grazia. Di una certa femminilizzazione della forza, 2005, n. 2-3, pp. 34-40

Alcuni momenti scelti del film "Kill Bill" di Quentin Tarantino - il combattimento di Uma Thurman nella cucina, il suo ricovero a seguito della paralisi, il risorgere dalla tomba - sono i punti di partenza per pensare a nuove espressioni odierne di forza femminile, diversa dal potere e dalla violenza. È l'indizio per un nuovo spazio simbolico e per la pratica politica che richiede.

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GIARDINI Federica - CACIOLI Patrizia, Nota editoriale, 2006, n. 2, pp. 2-5

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"Sono passati alcuni mesi da quando abbiamo cominciato a riflettere a voce su un’intuizione: l’arte e la sua efficacia simbolica - quella che la politica delle donne ha sempre voluto e coltivato per sé, la capacità di trasformare sé e il mondo attraverso il linguaggio – poteva essere una fonte, una sfida, per rimettere in movimento la nostra stessa politica, tanto più di questi tempi, pressate, come siamo, dalla quotidiana inefficacia di tanta parte del discorso politico tradizionale.

Di fronte a questo paesaggio contemporaneo ci siamo poi accorte che quell’intuizione significava anche in qualche modo tornare e rielaborare le origini del femminismo, quando i primi gruppi politici avevano l’arte ben presente e praticata tra loro, pensiamo ad esempio a Rivolta femminile con Carla Lonzi, Carla Accardi e Cloti Ricciardi che scrive qui. L’intuizione è diventata un viaggio che finora si è articolato in quattro numeri-tappa (DWF 67|68|69|70).

Il primo Aggiunta e mutamento – preceduto dall’esortazione: “impara dall’arte e non metterti da parte” – è il risultato dei pensieri scambiati tra noi della redazione e alcune invitate. Ciascuna è partita da sé, dunque, per dire del suo rapporto con un’espressione d’arte – dalla letteratura, al cinema, alla danza – per interrogare il rilancio che poteva darsi per la politica. Noi, non artiste ma donne appassionate di politica, di più, di una politica che mette al centro l’aggiunta e il mutamento della realtà a partire dalla pratica delle relazioni. Nell’editoriale “Per la pratica politica” dicevamo che il fatto nuovo da cui partiamo non tiene in conto la sola capacità di comunicazione della parola/linguaggio artistico, che c’è sempre stata, ma le sollecitazioni che rivolge a noi donne femministe"...

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GIARDINI Federica - BONO Paola, Nota editoriale, 2006, n. 3-4, pp. 2-6

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"Pensiamo sia sotto gli occhi di tutte e tutti il paradosso che vede coesistere conflittualmente due processi. Da un lato quello, costantemente in fieri (di cui testimoniano ad esempio il recente, sebbene non completo, ingresso nella UE di Bulgaria e Romania), di allargamento dell’Europa – e già sulla possibile definizione di questo termine, in prospettiva storica e di sviluppi e intrecci culturali, si aprirebbe una serie di questioni assai complesse. Dall’altro la tensione alla sua chiusura difensiva, al suo farsi “fortezza” di fronte all’impatto crescente di movimenti migratori legati a situazioni di povertà e di guerra. Sono problemi e fenomeni di portata mondiale, che in quanto tali necessitano di analisi politiche e socioeconomiche di largo respiro, ma che hanno anche ricadute nel quotidiano, nel nostro quotidiano fatto di incontri, di letture, di visioni – e di domande.

Incontri. Fugaci, come con le molte donne cinesi e indiane che lavorano in piccole imprese a conduzione familiare: negozi, lavanderie, ristoranti… Ravvicinati, come con la signora rumena che da alcuni anni assiste la madre di una di noi, o con le colf che ci puliscono casa – ucraine, colombiane, filippine… – per lo più donne adulte, già con una vita alle spalle e ognuna con la sua storia di separazioni e fatica ma spesso anche di scoperta e emancipazione: storie che vogliono e sanno raccontare quando appena ne appaia l’occasione, aprendoci orizzonti diversi."...


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Pensieri guerrieri , 2007, n. 1, pp. 22-31

"Non è atto di giustizia, né ricordo, quel che avviene nell’attraversare il corpo dei testi di una pensatrice. Piuttosto, come lei l’ha chiamata, un’intima estraneità: la distanza che è concessa da una parola scritta, da un percorso che si e ci consegna qualcosa. Spazio e occasione per scoprire e pensare lo stato delle cose al presente.

Differenza sessuale
1986, prima uscita di Angela Putino per DWF. Sono anni di felice dispiegamento per il pensiero della differenza sessuale: gli anni di discussione, di reinvenzione della politica stanno uscendo allo scoperto della scrittura. Se è nel 1985 che esce l’edizione italiana di Etica della differenza sessuale di Luce Irigaray, è del 1987 il primo libro della comunità filosofica femminile di Diotima, Il pensiero della differenza sessuale..."

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GIARDINI Federica - CACIOLI Patrizia, Nota editoriale, 2007, n. 2-3, pp. 2-5

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"Che viviamo in una società della comunicazione – o dell’informazione – è un’ovvietà. Ce lo ricordano ancora e di nuovo, in modo più o meno virulento, le notizie di cronaca politica di questi ultimi tempi: il successo apocalittico e l’immediato ridimensionamento del mondo parallelo di Second Life, la diffusione vertiginosa, “virale”, di messaggi, di video, attraverso YouTube o MySpace, fino ai blog di Beppe Grillo che finiscono per portare centinaia di migliaia di manifestanti in piazza e costringono a risoppesare la politica e l’antipolitica.

E, sconfinando dall’Italia, l’ultimo video di Bin Laden, l’uso delle TIC (tecnologie dell’informazione e comunicazione) nei paesi postcoloniali, le nuove grammatiche di soggettività che si coagulano e rifluidificano proprio attraverso o grazie alla rete. Meno ovvio è fare il punto su quanto l’uso della rete sia stato e abbia modificato chi ha scelto di stare e attraversare il mondo con taglio femminista. Insomma, ci siamo chieste e abbiamo chiesto ad altre come e quanto la rete tocchi le forme della politica per parte di donne."...


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GIARDINI Federica - CACIOLI Patrizia, Nota editoriale, 2008, n. 1, pp. 2-4

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"Abbiamo scelto di prendere parola da una angolazione peculiare, l’interlocuzione con la domanda – “che cosa vuole una donna?” – che si pone la rivista francese di psicoanalisi penser/rêver nell’ultimo numero dall’autunno 2007. È stata Manuela Fraire a proporre alla redazione questo spunto di partenza che, come tutti i punti di partenza, ha condotto altrove e, soprattutto, altrimenti. L’interlocuzione non è naturalmente specialistica, torna piuttosto a prendere per sé un campo del sapere che assume la differenza tra i sessi, in un modo che giudichiamo tuttora più articolato, per quanto discutibile, di altri, dalla scienza e la tecnologia alla fede e il dogma (che, anzi, questa domanda sembrano saltarla a pie' pari).

Non da ultimo, questa interlocuzione risponde alla vocazione di DWF, un luogo di pensiero che si pone sul terreno delle sollecitazioni dell’attualità, riservandosi però il tempo più lungo dell’elaborazione, quella che rende le questioni inattuali, più ampie rispetto alle scadenze del dibattito mediatico, sociale, politico. Dice l’editoriale della rivista, l’Argument, che la domanda è una falsa domanda e che, in realtà, si tratta di chiedersi cosa vogliamo da una donna. La psicoanalisi sa del gioco dell’immaginario, delle rifrazioni speculari che si danno in una relazione, tanto più quando si tratta di aspettative, di anticipazioni dei moventi e movimenti dell’altro. Ora, cosa accade quando questa domanda se la pone una donna, da un luogo di pensiero politico come è DWF?"...


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Almeno due pratiche, 2008, n. 1, pp. 11-16

"Questo passaggio d’epoca ci vede coinvolte, talora malgrado noi stesse, su diversi piani temporali, l’emancipazione trionfante, la differenza accolta, il futuro arcaico e il non tempo dell’indifferenza dei sessi. Non c’è settimana, ma forse neanche giorno, che sui media non appaia qualche articolo o servizio sulle donne – dalle imprenditrici italiane alle mediche afghane. I leader dei partiti si fanno un vanto, perlomeno retorico-elettorale, di includere donne di provata competenza ma anche “immaginette” della cosiddetta società civile o, dal sindacato, arrivano a scendere in piazza per l’otto marzo (prendendo loro la parola).

Il tempo del futuro arcaico: annusato il vento, in una inversione da futuro- passato, degna degli horror fantascientifici di P.K. Dick, riparano alla fragilità postpatriarcale del loro ego cibandosi di viscere femminili. Lontano questo scenario da quello presentato da penser/rêver, che sembra piuttosto orientato dalla temperie francese ugualitarista e indifferenzialista. Il discorso bucato, non saturo, presentato nella rivista francese in forma di Glossario, dello psicoanalista Christian David, offre alcuni spunti per articolare più finemente, in chiaroscuro, questo passaggio. Per giunta, lo scambio tra la redazione e le tre psicoanaliste, Danielle Margueritat, Nathalie Zaltzman e Michela Gribinski – che va sotto il titolo La louche et le corbillon (Il mestolo e il cesto) – fa cortocircuito con il pensiero politico della differenza e porta a nominare due pratiche di presenza femminile efficace..."


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GIARDINI Federica - FORTINI Laura, Nota editoriale
, 2008, n. 2, pp. 2-4

"Nel numero precedente DWF è tornata a una delle sue passioni fondamentali, quella di cercare le parole per dire che ne è della politica per parte di donne. “Che cosa vuole una donna”, la famosa domanda della psicoanalisi, si è trasformata nell’inizio di un discorso affermativo, per parte di ogni singola della redazione, sulla propria posizione, sui propri desideri, aspettative, e anche inquietudini, rispetto a questi tempi burrascosi, disorientanti ma, forse, anche promettenti. L’intimo è globale, però, e lo abbiamo constatato per parte nostra, come quando, nel corso delle discussioni, è andato da sé che la nostra ricerca di parole rimandasse a quella di altre in altre parti del mondo.

È così che presentiamo questa prima tappa di un partire da sé geografico e politico, Femminismi d’Europa, cui farà seguito il numero successivo con interventi di donne che abitano in paesi extra-europei. Così, per indagare l’opacità del presente, per allargare il respiro corto che la situazione italiana presenta oggi, l’avvio della domanda è stato: ma a che punto siamo in Europa? Quali sono le urgenze del dibattito pubblico e come ci stanno alcune donne, a Londra, a Barcellona, a Vienna, a Parigi, a Hannover?"...

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Recensioni curate per DWF


BRENNAN Teresa, History after Lacan, London-New York, Routledge, 1993
rec. di Federica Giardini, 1996, n. 29, pp. 100-103


Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione, Milano, Feltrinelli, 1997
rec. di Federica Giardini, 1997, n. 34/35, pp. 129-132


HONIG Bonnie (ed), Feminist Interpretations of Hannah Arendt, The Pennsylvania State University, 1995
rec. di Federica Giardini, 1997, n. 33, pp. 85-90


PAPA Sebastiana, Verso la Foce. Riflessioni fotografiche sui Vecchi, Milano, Vita e Pensiero, 1998
rec. di Federica Giardini, 1999, n. 41, pp. 109-111


ZAMBONI Chiara, La filosofia donna
, Verona, Demetra, 1997
rec. di Federica Giardini, 1999, n. 41, pp. 105-109


STOLLER Silvia - VETTER Helmuth (Hg.), Phänomenologie und Gerschlechterdifferenz, Wien, WUV-Universitäts-verlag, 1997
rec. di Federica Giardini, 2000, n. 47, pp. 108-112


ANNAROSA BUTTARELLI, Una filosofa innamorata. Maria Zambrano e i suoi insegnamenti
, Milano, Bruno Mondadori, 2004
rec. di Federica Giardini, 2005, n. 4, pp. 60-62

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