Da ADDIS Elisabetta a LANZARINI Liliana


ADDIS Elisabetta, Equità verso le donne nella riforma dello Stato sociale, 1996, n. 32, pp. 18-38

Quest'articolo presenta vari criteri di "equità" verso le donne nelle politiche pubbliche. Una riforma "equa" dello stato sociale dovrebbe tenere conto dei nuovi ruoli delle donne e dei nuovi processi di formazione della famiglia. In Italia, solo i lavoratori sul mercato e i membri delle loro famiglie hanno diritto a trasferimenti e servizi pubblici (tranne la sanità che è universale). Invece il lavoro di cura della famiglia e il lavoro salariato dovrebbero essere riconosciuti come fonti indipendenti di diritti.

D'altra parte, il riconoscimento del lavoro di cura svolto dalle donne nella famiglia non deve discriminare quelle che lavorano fuori casa. Inoltre gli interventi dovrebbero essere equi sia verso le persone che desiderano sposarsi sia verso quelle che non possono o non vogliono. Di conseguenza, la genitorialità, più che il matrimonio, andrebbe considerata la relazione rilevante per l'intervento pubblico. Il reddito congiunto di una coppia non dovrebbe essere l'indice da paragonare con la soglia di povertà al di sotto della quale fornire assistenza: piuttosto dovrebbe esserlo il tetto del reddito dei due genitori.

Una riforma dello stato sociale dovrebbe fornire poche e chiare indicazioni, più che numerosi e intricati privilegi che favoriscono gli abbienti e finiscono per escludere gli indigenti. Questi criteri vengono utilizzati per criticare recenti proposte di legge del governo di centro-sinistra.

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AGORNI Mirella, Le donne di Gulliver, presentazione di Adriana Cavarero, (rub.: Legami magistrali), 1993, n. 17, pp. 33-39

In questa sezione della rivista una femminista già nota per i suoi studi presenterà il lavoro di un'allieva. Questa volta la filosofa Adriana Cavarero ci propone un saggio - sulle figure femminili in Jonathan Swift - di Mirella Agorni, giovane anglista con cui ha un rapporto intellettuale reciprocamente fruttuoso.

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AGOSTINI Valentina, Cinema/femminismo: l'esperienza inglese, (rub.: Materiali), 1981, n. 16. Suppl., pp. 116-121

Dopo aver delineato un elemento comune al cinema delle donne internazionale - da una parte la ricostruzione di una storia delle donne nel cinema, dall'altra, lo sviluppo di una teoria della specificità di linguaggio nei film delle donne - l'autrice concentra l'analisi sul cinema indipendente in Gran Bretagna.

Nato nel 1972 il London Women Film Group, il movimento lavora alla definizione di uno specifico filmico, occupandosi al contempo di nuovi modi di distribuzione e esibizione. Il movimento ha così rifiutato la ghettizzazione per arrivare poi al momento di unificazione nel 1976 con la creazione dell'I.F.A. (Indipendent Filmmakers Association).

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ALBERTSON FINEMAN Martha, Una teoria femminista nel diritto: che differenza fa, trad. di Maria Grazia Rossilli, (rub.: Sequenze), 1994, n. 22/23, pp. 96-124

Il saggio è una riflessione sul progetto femminista relativamente al diritto e su due contemporanei approcci giuridici femministi alla costruzione storica delle donne come "differenti". All'impostazione maschile che riduceva la differenza a inferiorizzazione sulla base di una pretesa "natura biologica", ovviamente le femministe hanno inizialmente opposto un concetto di uguaglianza fondato sul rifiuto di riconoscere la rilevanza giuridica di qualsiasi differenza.

Più di recente, si è invece recuperato il concetto di differenza in senso positivo. A sostegno di questa posizione, l'autrice introduce il concetto di "vita di genere" come costruzione sociale : è un tentativo di aprire uno spazio nella legge ad una prospettiva di donne come distinta da quella maschile e, nello stesso tempo, di fornire alle donne la possibilità di unirsi fra loro - quali che siano le differenze tra donne - rispetto ad alcuni aspetti specifici della loro vita.

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ALIMENTI Alessandro - FALTERI Paola, Donna e salute nella cultura tradizionale delle classi subalterne. Appunti da una ricerca sulla medicina popolare nell'Italia centrale, (rub.: Per un'antropologia della donna), 1977, n. 5, pp. 75-104

Gli autori hanno effettuato una ricerca empirica sulle tradizioni popolari relative alla medicina nell'Italia centrale. Essi mettono in rilievo, in particolare, il ruolo della donna nella gestione della medicina popolare, sia per quanto riguarda la conoscenza delle tecniche e delle piante medicinali naturali, sia per essere oggetto di interdizioni e di tabù legati a certi momenti della vita fisiologica: mestruo, gravidanza, parto e allattamento.

Gli autori descrivono gli usi e le credenze popolari delle popolazioni contadine in una prospettiva storica, paragonando i risultati con quelli degli studi effettuati dai medici e dagli studiosi del folklore alla fine dello scorso e all'inizio del presente secolo. Ne risulta un quadro assai completo che non prova tuttavia l'esistenza di un potere medico delle donne del passato di cui sarebbero state espropriate dalle istituzioni della scienza medica di stampo maschile (secondo un'interpretazione assai diffusa nel movimento delle donne e spesso utilizzata anche per spiegare la persecuzione delle donne in quanto streghe).

La ricerca sulla quale si basa questo saggio avanza, al contrario, l'ipotesi che le donne siano state le "guardiane" delle tecniche di guarigione e del sapere magico-terapeutico più che le detentrici di questo potere.

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ANTONELLI Sara, Con mani, occhi e corpi di donne: giornalismo e documentazione negli USA, 2003, n. 2-3, pp. 55-72

Il saggio propone una breve storia del giornalismo americano focalizzata sul ruolo delle giornaliste e delle fotografe. Iniziando dal lavoro di Elizabeth Goddard, l'autrice mette in evidenza come le donne abbiano utilizzato il giornalismo per plasmare la propria vita e per stabilire la propria influenza autoriale.

Svelando il mondo, testimoniando e parlando per coloro che non possono farlo, infatti, donne come Lydia Maria Child, Margaret Fuller, Nelly Bly, Frances Benjamin Johnston e Margaret Bourke-White sono riuscite a raccontare una storia e a proporsi come donne professioniste eccezionali.

Le fotografe Hansel Mieth e Susan Meiselas finiscono per mettere in discussione la presunta oggettività del documentario: il raccontare/mostrare la verità implica un atto di volontà compiuta il cui ultimo risultato è l'annebbiamento della linea che separa il fatto dalla finzione.

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ARCARA Stefania, La serpe e la colomba: strategie femministe di una lady vittoriana in Sicilia, (rub.: Sequenze), 1998, n. 37/38, 111-123

L'articolo tratta degli scritti di viaggio di Emily Lowe, una lady vittoriana decisamente anticonformista; una di quelle cosiddette "donne indifese", che viaggiano senza una scorta maschile e che nel diciannovesimo secolo scelgono di esplorare il mondo.

Lowe, che viaggiò dalla Norvegia alla Sicilia, fece dell'essere indifesa un'arte, e i suoi scritti sono pieni di osservazioni interessanti e di insoliti consigli a quelle donne che vorranno seguire il suo esempio. La sua scrittura è "segnata dalla differenza" e in qualche modo partecipa di una soggettività femminile/femminista, sebbene nel complesso "perpetui il soggetto bianco, borghese, imperialista".

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ASTUTI Rita, La figlia sfruttata: lezioni sul campo, 1989, n. 10/11, pp. 55-60

Si tratta di una sorta di resoconto dell'esperienza di ricerca condotta nello Swaziland dall'autrice, che assume successivamente il ruolo di alcune donne Swazi: dapprima figlia, e dunque "serva" della madre acquisita, successivamente nuora, con il diritto di possedere una cucina separata ecc. Così facendo l'autrice vive i cambiamenti di condizione che una donna, in particolare una madre, subisce nel corso della vita.

Visti dall'interno, molti fatti cambiano di significato. Perdere una figlia che si sposa, per esempio, non è compensato affatto dall'acquisizione di una nuora; o, ancora, il prezzo della sposa non comporta alcun beneficio per la madre, giacché si tratta di bestiame dato alla famiglia al momento del matrimonio, e "il bestiame non riguarda le donne".

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BACCHETTA Paola, trad. di CAMPT Tina - GREWAL Inderpal - KAPLAN Caren - MOALLEME Minoo - TERRY Jennifer, Prospettive femministe e transnazionali contro la guerra, 2001, n. 4, pp. 33-40

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BALARDI Teresa - GATTESCHI Giovanna - NERI Paola, Per Elena Gentili. Testimonianza di un anno di relazione, 1994, n. 21, pp. 58-60

Tre amiche ricordano Elena Gentili, redattrice della rivista, in particolare nell'ultimo anno della sua malattia: testimonianza di un anno di relazione. Ne rievocano affettuosamente il coraggio e la determinazione di vivere anche quel periodo nel modo che era propriamente suo.

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BALZANO Wanda, Mitopografia di una passione: "La Passione della Nuova Eva" di Angela Carter, presentazione di Lidia Curti, (rub.: Legami magistrali), 1994, n. 21, pp. 37-57

Lidia Curti, docente di letteratura inglese, presenta l'analisi di Wanda Bolzano del famoso romanzo di Carter. In quest'analisi l'autrice delinea un diverso spazio, fisico e allegorico, del racconto: una sorta di universo dantesco rovesciato in cui la Nuova Eva e un nuovo senso vengono alla luce.

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BARADEL Virginia, Figura d'amore. Aspetti della figurazione femminile nel Rinascimento, 1985, n. 25/26, pp. 57-77

La domanda dalla quale parte l'autrice è: "Se quella maschile è una sovranità assoluta e dunque celibe e autoriproduttiva, che contempla e organizza "il femminile" in rapporto a sé, quali sono i caratteri e le funzioni simboliche delle forme sotto spoglie femminili?". Esamina, attraverso le figure di Hestia e di Venere, la grande influenza esercitata nel Rinascimento dai modelli classici; ripercorre e interpreta l'iconografia della grande pittura rinascimentale e sottolinea i mutamenti avvenuti nella concezione e figurazione del femminile nel corso del XVI secolo.

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BARR Marleen, Canonizzare il Mostruoso: Modernismo, Postmodernismo, Fabulazione femminista, trad. di Ilaria Scarcia, 1991, n. 13/14, pp. 33-46

Le scrittrici femministe che fanno teoria speculativa appartengono, e pour cause, al "canone" del postmodernismo. C'è un legame tra la fabulazione femminista e le opere di Zora Neale Hurston e Virginia Woolf. Il romanzo di Mary Caraker, generalmente considerato fantascienza, è al contrario un'opera meta-narrativa. Il concetto biologico di "rigenerazione" di Donna Haraway deve essere inteso in relazione con la fabulazione e la critica femminista.

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BARTULI Elisabetta, Le ragazze del Cairo, 2000, n. 45/46, pp. 36-47

La scena culturale egiziana può essere un buon esempio del mondo arabo. Le donne che scrivono negli anni novanta - e che continueranno a scrivere nel prossimo secolo - appartengono a diverse generazioni che, come spesso accade in paesi non occidentali, si sono susseguite nell'entrare e condividere la scena letteraria degli ultimi venticinque anni.

Le più giovani sono diverse dalle altre per il loro aperto individualismo e il loro stile minimalista e "postmoderno". Tuttavia la ricezione delle loro opere muta, che si tratti del mondo arabo o dei paesi occidentali dove vengono considerate non sufficientemente esotiche.

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BASILE Elena, Questa specie non è due, 2002, n. 3-4, pp. 127-151

La differenza politica. Donne e cittadinanza, il recente libro di Maria Luisa Boccia (Il Saggiatore, Milano, 2002) è il punto d'inizio di una riflessione in cui Masi e Giardini mettono in luce i punti forti del libro oltre alle questioni che lascia aperte. Basile riflette sui limiti del discorso sulla madre, dominante specialmente nel femminismo italiano negli anni '90, e propone di ripensare un aspetto della maternità che non riguardi più esclusivamente la differenza sessuale, ma che abbracci la questione della specie.

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BEDIAKO Grace - PERUCCI Francesca - VANEK Joann, Più donne che uomini - Statistiche di genere: problematiche e sfide, 1995, n. 25, pp. 17-29

Questo studio descrive il lavoro in corso a livelli nazionali e internazionali per rispondere alla nuova domanda di statistiche ufficiali. Si rivolge anche agli agenti chiave e alle loro proprie responsabilità nel processo di produzione. L'ultima parte specifica le sfide che gli statistici affrontano attualmente nel loro lavoro, poiché per produrre statistiche di genere non è sufficiente disaggregare i dati per sesso; si richiedono operazioni molto più complesse e integrate tra varie discipline, di cui nel saggio si presentano molti esempi.

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BEEBE TARANTELLI Carole, Conferenza Internazionale su "La Nuova Donna e la Nuova Famiglia 1880-1920", (rub.: Note e rassegne), 1980, n. 14, pp. 171-173

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BEECHEY Veronica, Produzione capitalistica e lavoro salariato femminile: alcune note, traduzione di Monica Promontori, 1979, n. 12/13, pp. 122-148

Il saggio analizza le problematiche derivanti dalle teorie marxiste tradizionali sul lavoro femminile, e in particolare sul lavoro femminile salariato, partendo da Engels e dall'origine della subordinazione femminile e dalla situazione per la quale questa subordinazione deve cessare. In realtà queste teorie sono insufficienti, e l'autrice ne propone una che vede nella famiglia uno strumento necessario tanto al capitale quanto alla classe operaia, in un rapporto dialettico e conflittuale.

Viene così formulata una diversa interpretazione del lavoro femminile salariato, ovvero di un lavoro sottopagato, non specializzato o semispecializzato, che si concentra in particolari ambiti dell'industria moderna e che è in generale effettuato da donne sposate.

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BEER Marina, La villa, il tempio, la casa, l'aula. L'interno dei "Promessi sposi", 1982, n. 19/20, pp. 85-94

L'autrice sottolinea come la lettura e la casa borghese rappresentino un tempo e uno spazio spesso interattivi. L'una dona all'altra la sua significazione. Questo è vero soprattutto per il romanzo del XIX secolo. Tuttavia, c'è un solo romanzo in Italia, agli inizi del XIX secolo I Promessi sposi, che non ha nulla a che fare con la sfera domestica.

Attraverso l'analisi de I Promessi sposi, Gli sposi promessi e Fermo e Lucia, ci si rende conto che tutto il romanzo evoca un interno borghese che non è mai descritto. Nelle diverse versioni del romanzo, si assiste al passaggio dalla villa elegante alla chiesa e da un romanzo che suggerisce un'ambientazione d'interni a un romanzo che descrive l'esterno e i paesaggi.

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BELLENZIER Maria Teresa, La provvidenziale occasione, 1996, n. 30/31, pp. 58-72

L'autrice ripercorre le tappe storiche e culturali dell'incontro tra le donne attiviste cattoliche e il movimento femminista in Italia. Superando pregiudizi ed equivoci, grazie ad alcuni gruppi di donne cattoliche - come "Progetto Donna" - " si è resa possibile una nuova idea del movimento femminista" e il femminismo è stato visto "come un'occasione provvidenziale che provocava e incoraggiava una riflessione nel mondo cattolico sulle sfide della nostra epoca".

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BENVENUTI PAPI Anna, Il modello familiare nell'agiografia fiorentina tra duecento e quattrocento. Sviluppo di una negazione. (Da Umiliana dei Cerchi a Villana delle Botti), 1981, n. 16, pp. 80-107

Dallo studio delle biografie di due sante del Medio Evo, l'una sposa e madre che rimane tale dopo la "chiamata" e l'altra ugualmente sposa e madre che rinuncia a questi ruoli sociali per mortificare il suo corpo a maggior gloria di Dio, l'autrice sviluppa l'idea essenziale di due modelli di santità femminile proposti in particolare al culto delle donne. L'analisi è fatta in funzione delle condizioni socio-economiche dei periodi studiati e del tipo di spiritualità femminile richiesto dalla Chiesa.

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BERTELL Lucia - DEL BENE Roberta, Tra teatro e politica, più di un'amicizia, 1999, n. 41, pp. 63-69

Le autrici ripercorrono le esperienze compiute per interrogarsi sul senso del teatro di ricerca nella nostra società, in cui anche l'attività teatrale sembra utilizzata per coltivare spazi individuali di generica formazione. D'altra parte, "la famelica capacità del Mercato di inglobare linguaggi, strumenti, esperienze, rende sempre più difficile al teatro per il teatro la significazione della sua propria differenza, del suo farsi primariamente produttore di senso e di comunità".

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BETTIO Francesca - VILLA Paola, Un modello al bivio, 1996, n. 32, pp. 44-62

I guadagni ottenuti dall'uguaglianza di genere in seno al mercato del lavoro italiano sono stati sostanziali, ma spesso "involontari", nel senso che le donne hanno beneficiato di politiche rivolte al mercato del lavoro anche quando non erano specificamente indirizzate a loro.

Più che altrove, esse sono state ricompensate per la loro complicità al modello maschile del lavoratore nella partecipazione al mercato del lavoro e, di conseguenza, hanno meno risentito delle restrizioni subite dal lavoro femminile nei paesi industrializzati, quali la precarietà, il salario ridotto e la ghettizzazione attraverso il part-time. Questo percorso verso l'uguaglianza di genere sul mercato del lavoro subisce oggi attacchi da più parti, anche da parte delle donne.

La complicità con il modello maschile di partecipazione al mercato del lavoro è oggi percepita come la causa principale della preoccupante mescolanza di una ridotta partecipazione, alto tasso di disoccupazione e basso tasso di fertilità che caratterizzano il nostro paese. La tentazione di imitare altri paesi industrializzati - in cui il modello della partecipazione femminile è più differenziato, meno continuo, part-time o a orario ridotto, ma sembra capace di indurre una maggiore fertilità e una maggiore partecipazione - è comprensibilmente forte. L'articolo esamina criticamente questa tentazione e delinea brevemente possibili alternative.

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BIADENE Giovanna, Solidarietà e amicizia: il gruppo de "La donna" (1870-1880), 1979, n. 10/11, pp. 48-79

L'autrice esamina dieci anni della più importante rivista del femminismo italiano di fine secolo, "La donna", fondata e diretta solo da donne. Attraverso lo studio degli articoli teorici, della rubrica delle lettere alla rivista e, in particolare, degli scritti della direttrice, G.A. Beccari, l'articolo ricostruisce il pensiero femminista italiano sull'amicizia e sulla solidarietà tra donne.

Le collaboratrici della rivista non lavoravano all'interno di un'organizzazione strutturata, forse non si conoscevano neanche personalmente, ma si riconoscevano in un progetto di lotta comune, e il punto di incontro era la rivista stessa: la solidarietà è dunque piuttosto l'adesione a un modello comune di emancipazione, all'idea della costruzione di una "donna nuova", più che una pratica di vita. E le differenze non sorgevano tanto a livello di posizioni ideologiche di ordine generale, ma piuttosto a seconda di convergenze e divergenze.

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BIGARAN Maria Pia, Per una donna nuova. Tre giornali di propaganda socialista tra le donne, 1982, n. 21, pp. 53-72

L'articolo analizza i primi periodici socialisti per le donne, pubblicati all'inizio di questo secolo: "Eva" (1901-1903), "La donna socialista" (1905), "Su compagne!" (1911). Questi giornali erano destinati alla divulgazione del socialismo e della linea del partito, e prospettavano nello stesso tempo alle donne nuovi valori e nuovi comportamenti.

Il pubblico di "Eva" era composto di militanti delle leghe operaie della valle del Po e delle lavoratrici della campagna in generale; tentava di far prendere coscienza alle sue lettrici dell'evoluzione sociale e del riscatto dallo sfruttamento. La figura della donna ideale che emerge è quella di sposa e di madre, allo stesso tempo lavoratrice e produttrice di ricchezza sociale.

"La donna socialista" non è legato a un pubblico particolare e non è collegato a una realtà locale e organizzata; offre un'immagine di donna che è compagna cosciente dell'uomo, dedita principalmente alla maternità. A questo proposito, il giornale dà consigli igienici e medici. L'interesse per la maternità e l'educazione dei figli, come attività privilegiata della donna, si afferma in "Su compagne!" di cui sono usciti pochi numeri; la donna non vi appariva mai come un soggetto politico autonomo.

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BIGO Véronique, Fossili immaginari, 1989, n. 9, pp. 39-46

Nella nota di presentazione (non firmata) si danno alcuni ragguagli sulla vita e sull'opera dell'artista e alcune indicazioni critiche per intendere il senso del suo lavoro pittorico, qui esemplificato da 3 tavole.

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BIZZOTTO Sara (presentata da TOMMASI Wanda), Un esempio di autorità femminile nel Seicento: Elisabetta di Boemia, 2004, n. 3-4, pp. 85-97

Abstract non disponibile.

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BLAETTER Christine (a cura di GIARDINI Federica), La serialità come fatto e atto, 2003, n. 4, pp. 66-71

Le riflessioni poggiano sul concetto di Young di "genere e serialità" partendo dalla calzante distinzione di Sartre fra serie e gruppi come collettivi sociali (in Critica della ragione dialettica). È un tentativo di andare oltre la concezione pragmatica di Young per delineare un concetto di serie su un livello epistemologico.

Dopo aver esaminato il concetto di serie di Young, che la induce a proporre la serialità come un fatto, l'autrice concettualizza la serialità come un principio specifico, in una prospettiva sessuata, prendendo in considerazione il sistema multiplo di serie di Gilles Deleuze (in "Differenza e ripetizione" e "Logica del senso"), dove si rintraccia la serialità come atto. La nozione di serialità rende possibile pensare un ordine pur evitando la normalizzazione e l'esclusione.

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BOELLA Laura, Inedito carteggio, presentazione di Angela Putino, (rubrica:Themis), 1997, n. 33, pp. 45-50

In questa sezione della rivista, dedicata a temi filosofici e curata da Angela Putino, viene presentata una riflessione di Laura Boella nella forma di una lettera alla stessa Putino. "La questione è - scrive Boella - che la differenza sessuale non è per me né un oggetto di pensiero né un metodo: è un nudo fatto".

L'autrice espone la propria conclusione che è "a doppia punta: molti spostamenti e rotture nella tradizione del pensiero non sono interpretabili se non come effetti della differenza (a cui si aggiungono nel nostro secolo le pensatrici con esperienze, linguaggio, fonti e maestri), ma questo non vuol affatto dire che la differenza parli in quanto tale".

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BONAFEDE Maria, Lo spazio della parola, 1996, n. 30/31, pp. 15-22

"I trent'anni che ci separano dalla decisione sinodale che ammise per la prima volta le donne al pastorato nella chiesa valdese, sono gli anni dello sviluppo e della formidabile evoluzione del pensiero delle donne. L'interazione e la reciproca influenza tra queste due realtà indubbiamente esiste", afferma Bonafede, pastora valdese a Roma. Essa analizza questo processo e i conseguenti cambiamenti.

"La relazione tra donne ha costituito per molte lo spazio della conoscenza, della parola, e della nascita di un nuovo soggetto femminile che osa pensare in proprio e si avventura nella riflessione e nella produzione di pensiero, anche teologico".

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BONO Anna M., Note sul IX Congresso Mondiale di Sociologia, (rubrica: Note e rassegne), 1978, n. 8, pp. 147-149

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BØRRESEN Kari Elisabeth, L'inculturazione patristica, le nostre precorritrici medioevali e la teologia femminista, trad. di Liliana Lanzarini, (rubrica: Sequenze), 1989, n. 10-11, pp. 145-156

L'autrice, cattolica femminista, denuncia il tradizionale androcentrismo dualista, che la moderna antropologia teologica sembra aver abbandonato, secondo il quale la somiglianza divina sarebbe riservata agli uomini.

L'autrice teorizza una teologia femminista, ispirata alla concezione cattolica della coerenza tra Scrittura e tradizione e all'idea dello Spirito Santo come forza che attraversa tutta la storia dell'umanità. Di conseguenza l'autrice vede la possibilità di superare la separazione netta tra divinità e femminilità. In questa prospettiva, ci si può riferire ai Padri della Chiesa (Sant'Agostino e altri) quanto alle finalità che si proponevano, e a molte donne pensatrici che a partire dal IV secolo e nel Medio Evo avevano elaborato teorie su questo problema.

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BOSCO TEDESCHINI LALLI Biancamaria, Un fenomeno raro, 1997, n. 34-35, pp. 40-44

Rettore dell'Università di Roma Tre - la prima e fino a poco tempo fa l'unica donna in Italia - l'autrice è davvero "un fenomeno raro". È stata anche una della prime cattedratiche (all'epoca ce n'erano solo quattro su trecentotré), alle prese con una famiglia con sei figli.

Ricorda la sensazione di essere una delle "poche elette", il suo rammarico per non aver preso parte attiva al movimento delle donne e la gratitudine per le donne più giovani che lo hanno fatto. Spiega poi come paradossalmente l'importanza di essere donna e il suo significato politico sia aumentata nel corso della sua esperienza di rettore, a fronte dei problemi della sua università e più in generale dell'università italiana.

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BOZZO Anna, Algeria: l'emancipazione legale, (rubrica: Situazioni), 1982, n. 22, pp. 79-89

Il caso dell'Algeria contrasta con il resto del mondo musulmano. Dopo la Rivoluzione che, con il contributo determinante delle donne, ha stabilito l'indipendenza del paese, assistiamo, per quel che riguarda le donne, a una specie di regressione.

Esse non ottengono quel che fu loro promesso al momento della liberazione dal colonialismo. Al contrario si profila un movimento che si sforza di ricondurle al focolare domestico e ai loro compiti tradizionali, senza che siano loro riconosciuti neppure alcuni diritti elementari. L'Islam e la sua fedeltà alla tradizione sono spesso presentati come i motivi dell'impasse nella quale si trova oggi la società algerina. La difficoltà di arrivare a promulgare un Codice della Famiglia è un evidente esempio, e rivela tutta un'atmosfera nei confronti delle donne assai poco positiva.

Le donne algerine, o almeno una parte di esse, sembrano convinte di poter imporre il loro punto di vista, anche se fra loro - soprattutto nelle nuove generazioni - c'è un ritorno alla tradizione che non avviene sempre con sufficiente spirito critico.

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BREDI Daniela, Con le donne del villaggio di Kanyal (Punjab), 1977, n. 4, pp. 121-131

Intenzionata a fare un'inchiesta sulle modalità del processo di politicizzazione nelle regioni rurali del Pakistan, l'autrice è stata costretta dai suoi ospiti pachistani a conformarsi ai costumi delle donne del villaggio; questo ha sconvolto completamente i suoi progetti ma le ha permesso, in cambio, un'esperienza unica: l'osservazione partecipante dell'oppressione della donna contadina del Pakistan. Si tratta di un approccio empirico, assolutamente consapevole del rischio di una prospettiva eurocentrica.

Le regioni rurali pachistane si differenziano molto, dal punto di vista culturale, dalle zone urbane. Parallelamente ai principi musulmani si nota la persistenza - soprattutto a livello della vita quotidiana - dei costumi ancestrali della regione. Questo è particolarmente evidente quando si osserva il comportamento delle donne, di cui questo articolo fornisce una documentazione accurata.

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BREMNER William J. - DE KRETSER David M., Contraccettivi maschili, presentazione e traduzione di Simonetta Tosi, 1977, n. 5, pp. 105-117

Questo articolo, con un'introduzione critica di Simonetta Tosi, offre un panorama delle differenti tecniche di contraccezione maschile. Un'esposizione preliminare della fisiologia riproduttiva aiuta il lettore a comprendere il meccanismo e i rischi di ciascun tipo di contraccezione. Le forme tradizionali della contraccezione maschile, il "coito interrotto", i preservativi e la vasectomia sempre più perfezionata, tendono ad essere sostituite da diversi tipi di contraccezione orale, ancora in fase di sperimentazione, di cui questo saggio dà un quadro istruttivo.

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BRIA Pietro, Appunti per una psicoanalisi della maternità, (rubrica: Confronti: psicoanalisi e antropologia), A. I, 1975, n. 1, pp. 137-145

In questo lavoro l'autore propone una prima interpretazione psicoanalitica di alcune caratteristiche comportamentali delle donne durante la gravidanza e il parto. Il comportamento descritto sembra essere causato da un'aggressività inconscia che la madre manifesta verso il bambino che deve nascere. Questa aggressività è presumibilmente dovuta a un meccanismo psicologico per il quale la donna incinta si identifica con "un'immagine archetipica materna" che la conduce a vivere il doppio ruolo di figlia e di madre.

Tale situazione conflittuale si rivela sia nelle fantasie della donna, spesso centrate sulla sua stessa nascita, sia nella paura di danneggiare il figlio durante il parto. Questo fenomeno è determinato dalla difficoltà che l'inconscio femminile ha a riconoscere il bambino come un'entità distinta dal corpo della madre.

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BROWN PARLEE Mary - SHUCH MEDNICK Martha, Psicologia della donna o contro la donna? Rassegna critica dei recenti studi psicologici americani, a cura di Rita Gay, A. I, 1976, n. 4, pp. 51-87

I recenti studi americani sulla psicologia femminile offrono un panorama piuttosto significativo delle forme di avallo che offre, ancora oggi, la sedicente "scienza del comportamento umano" alla manipolazione ideologica di stampo maschile che le scienze, soprattutto le scienze umane, continuano ad effettuare contro le donne.

L'articolo di Mary Brown Parlee, che esamina la produzione psicologica più recente, mette in discussione le denominazioni antiche e nuove che la psicologia femminile si dà, in rapporto ai contenuti tradizionali e più recenti in questo campo di ricerca, (psicologia "della"donna? psicologia "contro" la donna? psicologia "per" la donna?) e presenta nella loro vera luce le infiltrazioni che infirmano alla base le teorizzazioni e le sperimentazioni che sono state fino ad oggi considerate rigorosamente scientifiche, vale a dire oggettive.

Il secondo articolo, di Martha Shuch Mednick continua l'approfondimento del panorama critico, cercando di tracciare un discorso in positivo sui contenuti specifici di una psicologia "femminile". La Mednick risale dunque al taglio androcentrico del pensiero di Freud, alla repressione sistematica di voci come quelle di K.Horney e di Clara Thompson. La Mednick esprime la necessità di gettare le basi di una costruzione corretta, che costituisca veramente una "riappropriazione", da parte della donna, della psicologia.
Rita Gay completa il dibattito con una breve introduzione.

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BRUZZESE Marina - PUTINO Angela, "Poter fare" e normatività, 1998, n. 39, pp. 24-28

Per le autrici la possibilità di un "poter fare" tra donne non garantisce una critica dell'esistente e delle sue rinnovate minacce normative. Sembra piuttosto l'ultimo riparo ingannevole contro l'angoscia che ogni vivente prova di fronte alla propria debolezza. Occorre invece la "capacità di cogliere degli eventi in maniera ampia e non episodica incrociando la possibile libertà femminile con una diagnosi del presente".

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BRUZZICHELLI Pia, Papa Wojtyla: il fascino del maschio-padre, 1981, n. 16, pp. 17-24

Fa parte di una serie di interventi di analisi politica aventi come punto di partenza l'esame dell'atteggiamento della Chiesa di fronte al referendum proposto dall'organizzazione cattolica "Movimento per la Vita", che ha l'obbiettivo di ridurre l'ampiezza della legge sull'aborto attualmente in vigore in Italia.

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BUCCI Susanna, "La guerra tra il pane e l'amore", (rubrica: Ricerche in corso), 1982, n. 19-20, pp. 178-189

L'autrice illustra come avvenne all'interno del movimento socialista italiano dei primi anni del Novecento, fino alla prima guerra mondiale, il dibattito sul controllo delle nascite, che si intrecciò con la questione del lavoro femminile e con la polemica nei confronti dell'emancipazionismo. Fra quanti difendevano il diritto delle donne all'occupazione, nessuno rivendicò la libera maternità e il controllo delle nascite. La tendenza socialista generale era quella di riabilitare la donna-madre rispetto a quella lavoratrice.

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BUDGEON Shelly, Identità femministe (?) emergenti. Giovani donne e pratica delle micropolitiche, 2002, n. 1-2, pp. 34-62

L'articolo tenta di analizzare le identità che prendono vita dalle giovani donne contemporanee con l'intento di esplorarle in relazione al progetto sempre più frammentario della seconda ondata del femminismo. L'articolo, basato su 33 interviste a giovani donne fra i 16 e i 20 anni, mette in discussione i modi in cui le giovani donne sono coinvolte nelle scelte che hanno a disposizione.

La negoziazione attiva dell'(e) identità mostra che, sebbene queste giovani donne facciano parte della seconda ondata femminista, le loro identità sono comunque imbevute degli ideali della prima.

L'analisi del materiale delle interviste è usata per sostenere che le identità in divenire permettono alle giovani donne di impegnarsi fortemente nelle scelte che hanno a disposizione nel microlivello della vita di ogni giorno.

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BUONAURO Antonietta, Horror film e estetica masochistica: piacere visivo e dinamiche dell’identificazione, 2008, n. 1, pp. 40-58

"Il saggio qui pubblicato è tratto dalla tesi di Laurea Magistrale “Forme del masochismo dal melodramma all’action film”, elaborata sotto la mia supervisione da Antonietta Buonauro presso l’Università di Roma Tre e discussa nel novembre 2007. La tesi affronta un argomento particolarmente importante per gli studi di genere in campo cinematografico poiché il masochismo e le sue dinamiche hanno costituito una delle linee di ricerca più significative nel costruire un’ipotesi alternativa al modello teorizzato da Laura Mulvey nel suo saggio fondativo “Piacere visivo e cinema narrativo”. Se Mulvey vede nel sadismo la dinamica psichica fondamentale nel definire il rapporto di subordinazione del femminile al maschile – dinamica che nel cinema ha gli esempi più alti nell’opera di Hitchcock – il masochismo vede proprio un rovesciamento di tale rapporto. In effetti, il masochismo – nella versione proposta da Gilles Deleuze in Il freddo e il crudele – è caratterizzato da una reversibilità delle posizioni di genere, prevede lo scambio continuo dei ruoli di potere: in ultima analisi esso mette in scena questioni riguardanti la bisessualità.

Ma il masochismo è anche un’estetica particolare, in quanto presuppone strutture narrative circolari e ripetitive e attiva un regime visivo sensuale. Partendo da questi presupposti, nella sua tesi Antonella ha indagato in modo brillante le diverse teorie psicoanalitiche sul masochismo (Freud, Deleuze, Silverman, ecc.) per passare poi a studiare le molteplici forme del masochismo cinematografico: in questo ambito ha analizzato generi ampiamente studiati, come il melodramma, e generi meno indagati come il film d’azione e l’horror. Proprio su quest’ultimo si incentra il lavoro proposto qui, in quanto – all’interno di una ricerca che complessivamente presenta molti elementi di originalità – è appunto l’analisi del film horror che costituisce uno degli elementi più innovativi della bella tesi di Antonella. (Veronica Pravadelli)..."

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BUTLER Judith - BRAIDOTTI Rosi, Femminismo, anche con altro nome…, 1995, n. 26-27, pp. 31-70

Già pubblicato in "Differences" (6: 2/3 1994), questo dialogo tra Braidotti e Butler si concentra su tre temi principali: la concezione dell'Europa e il significato del processo di unificazione europea; il pensiero della differenza sessuale e la gender theory; la soggettivazione e la soggettività.

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CAFARA Giovanna, trad. di KEMP Sandra, Eccentrici equilibri, 1995, n. 28, pp. 50-56

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CAFIERO Bice, Per fortuna ancora mi ribello, 1990, n. 12, pp. 31-34

L'autrice racconta la sua vita dal punto di vista del peso che vi ha avuto il denaro, in quanto valutazione della capacità dì autogestirsi. Alcune osservazioni più generali su questo problema vengono dalla sua esperienza professionale di psicologa. Si può riassumere in questo modo: "La donna in relazione al denaro si trova, dunque, in una posizione di 'doppio legame': se ha successo e guadagna è squalificata nel suo ruolo familiare; se soddisfa il ruolo familiare è squalificata come persona e come ruolo professionale".

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CALVI Giulia, L'io e il modello: le autobiografie di due operaie negli Stati Uniti, 1982, n. 22. Suppl., pp. 153-161

L'autrice dà conto di una ricerca in corso sul rapporto fra donne - prevalentemente giovani e nubili - e il lavoro industriale negli Stati Uniti agli inizi del '900. La ricerca è incentrata su New York e sulla sua struttura produttiva parcellizzata in manifatture di medie e piccole dimensioni.

Utilizzando fonti sociologiche e statistiche, indagini su piccoli gruppi circoscritti e le autobiografie di due lavoratrici, l'autrice analizza "forme di scrittura che convergono in un processo di introspezione comunitaria e che, in questo procedere, sperimentano modi non ancora consolidati di analisi del reale".

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CAMPASSI Gabriella (a cura di), Dall'Egitto: brani dalle opere di Nawal al-Sa'dawi, (rubrica: Testimonianze), 1982, n. 22, pp. 119-128

Si traccia la figura di Nawal al-Sa'dawi, che si definisce socialista femminista, che ha maturato la sua presa di coscienza e il suo impegno politico, iniziato fin dagli anni '50, attraverso il lavoro di ginecologa nelle campagne. Professione che non ha mai sentito in contraddizione con la sua attività letteraria di saggista.

Dalle sue opere sono tratti alcuni passi che illuminano in soggettiva la sua vicenda di donna musulmana consapevole e in lotta contro i costumi tradizionali, a cominciare dall'infibulazione.

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CAMPESE Chiara, Violenza verbale, violenza femminile. Le donne nel tumulto contro l'inquisizione a Bologna nel 1299, (rubrica: Strumenti. Ricerche in corso), 1981, n. 16, pp. 118-133

Analizza il ruolo della donna in una sommossa popolare a Bologna alla fine del XIII secolo, per individuare le forme specifiche in cui si esprime la partecipazione delle donne all'eresia catara: per esempio le forme di violenza verbale così come vengono registrate negli atti di indagine.

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CAMPT Tina - GREWAL Inderpal - KAPLAN Caren - MOALLEME Minoo - TERRY Jennifer (trad. di BACCHETTA Paola), Prospettive femministe e transnazionali contro la guerra, 2001, n. 4, pp. 33-40

Traduzione di un testo di diverse femministe americane precedentemente pubblicato nel sito www. action-tank.org/pfp

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CAPELLI Simona - BORGHI Liana, Le autonarrazioni di Gertrude Stein, presentazione di Liana Borghi, (rubrica: Legami Magistrali), 1993, n. 18-19, pp. 48-68

L'autrice analizza il modo in cui Stein interroga le concezioni dominanti dell'autobiografia, costantemente differendo, dislocando, eludendo le promesse dei titoli delle sue opere (L'autobiografia di Alice Toklas e Autobiografia di tutti).

Nel caso di Stein si potrebbe parlare di "autografie" - secondo il termine utilizzato da Stanton; non viene narrata né una vita né una storia, si mettono piuttosto in luce gli aspetti specifici della rappresentazione del soggetto attraverso un modo di scrittura che procede per ripetizione e accumulo.

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CAPOBIANCO Laura,
Figure della differenza sessuale, 1986, n. 2, pp. 111-122

Le autrici - Giovanna Borrello, Laura Capobianco, Simona Marino, Angela Putino, Giovanna Senatore, Silvana Totaro - sono donne filosofe della cooperativa culturale "Transizione" di Napoli. Presentano una sintesi del lavoro comune di un anno, durante il quale hanno avuto luogo tre incontri con altri gruppi italiani, "Diotima" di Verona e il Centro culturale V. Woolf di Roma. Il punto centrale della loro riflessione è la differenza sessuale così come è stata definita da L. Irigaray.

Si segnala anzitutto il pericolo di ogni sapere filosofico costruito su categorie concettuali rigidamente definite - il soggetto, l'unità, l'essere - pericolo che si corre anche se si applica alla fondazione del femminile. Per quel che concerne la filosofia del nostro secolo, il pericolo consiste nella possibilità di ridurre il pensiero delle donne ad una variante della "crisi del soggetto". Si propone poi il concetto di "figura della differenza" mostrando in qual modo questo concetto permette una molteplicità di significati e dunque di passaggi, di incroci.

La "somiglianza" e le sue figure hanno storicamente stabilito il pensiero (maschile, ma che si pretende neutro): occorre riempire di senso le "figure della differenza" e questo è possibile solo fra donne. Collegandosi a L. Irigaray, le autrici adottano "il mucoso" come figura di apertura, mentre la conclusione è un'immagine che è nello stesso tempo figura della differenza e affermazione etico-politica: "una rete a maglie larghe: dia-logo".

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CARELLA Caterina,
Dibattito [La scuola in mano alle donne o le donne in mano alla scuola?], 1977, n. 2, pp. 5-19

Dibattito organizzato dalla rivista con un gruppo di donne universitarie di Bari, sulla posizione e sui problemi delle donne nell'insegnamento.

Sono stati discussi i seguenti argomenti: il ruolo estremamente conflittuale delle insegnanti o delle maestre quando ci si rifiuti di vedere la propria attività come un prolungamento del ruolo materno, il problema del lavoro part-time che se da una parte diminuisce le difficoltà causate dalla mancanza di strutture di assistenza sociale, d'altra parte va a spese della professionalità e rende impossibile un impegno profondo e gratificante; il problema della trasmissione di una cultura che non è stata elaborata dalle donne; le cause per cui anche oggi in cui la grandissima parte dell'istituzione scolastica è in mano alle donne, almeno in apparenza, la cultura trasmessa non si è affatto modificata; la difficoltà per le donne di fare le loro battaglie all'interno delle istituzioni; l'influenza del femminismo e delle proteste e lotte nelle università nel 1968 sulla nuova generazione di insegnanti; un'analisi economica e sociologica dell'affluenza massiva di donne nell'insegnamento; e, infine, la testimonianza di una maestra d'asilo che lavora con metodi nuovi in una scuola sperimentale.

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CARESTIA Antonietta, Carte di lavoro. Per un dibattito sulla legge dell'aborto, 1978, n. 6-7, pp. 190-212

"La recente approvazione della legge sull'aborto ha suscitato ovunque una serie di dibattiti, sia sui principi informatori della legge sia sulle difficoltà per applicarla. Piuttosto che offrire un panorama delle questioni, per altro ancora fluido e per certi versi contraddittorio, abbiamo preferito seguire un'altra via. Abbiamo incontrato alcune compagne che operano professionalmente nei diversi settori delle istituzioni giuridiche per avviare un nostro dibattito.

Queste 'carte di lavoro' costituiscono il frutto di tre riunioni in cui ognuna delle partecipanti (Renata Paolini, Laura Remiddi, Elena Marinucci, Antonietta Carestia, Gabriella Luccioli) si è espressa nel suo campo specifico, mettendo a confronto le proprie riflessioni con quelle delle colleghe".

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CARETTONI Tullia (a cura di MASI Paola)
, Noi giovani donne della prima repubblica, 2003, n. 2-3, pp. 43-54

Senatrice per 30 anni, presidente della Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO, l'autrice guarda indietro alla sua biografia politica e specialmente alla sua attività parlamentare in favore delle donne. La lotta per l'emancipazione seguita alla Seconda Guerra Mondiale è paragonata alla lotta per la liberazione dei paesi colonizzati. Il fatto che oggi la sinistra italiana sembri poco interessata alla politica delle donne riflette una visione provinciale della politica, un'incapacità di guardare lontano e pensare in termini ampi.

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CARRANO Patrizia, Un vero carabiniere, 1997, n. 33, pp. 37-44

Una sintesi della vita e della carriera di Tina Pica, attrice di teatro e di cinema, nella grande tradizione napoletana. "Attraverso di lei, nel cinema degli anni Cinquanta, ha avuto voce una certa ruvidezza femminile tutta meridionale: la ruvidezza di quelle donne che magari si segnano in chiesa e obbediscono alle guardie ma che poi sanno perfettamente come l'anima e la carne possano condurre altrove".

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CASANOVA Maria Cristina, Tabù del denaro, 1990, n. 12, pp. 52-55

Fa parte di una serie di interventi che nel loro insieme ci raccontano come due gruppi di donne, separatamente e insieme, si sono posti il problema del finanziamento dei loro progetti senza tradire le ragioni della libertà femminile. Le autrici riflettono sui passi fatti verso le istituzioni, sui passaggi attraverso i quali sono pervenute a confrontarsi con il denaro in quanto livello di realtà e a trovare un'unità di misura rappresentativa degli investimenti e delle responsabilità personali.

Hanno inventato una moneta d'argento che riproduce l'immagine della Dama di Elche come simbolo del legame e delle relazioni di dignità tra donne, e come formalizzazione di uno scambio che si effettua in una comune solenne dichiarazione, pubblicata di seguito con il titolo "Due donne, il sacro e la moneta ovvero come concordare tra donne sul valore".

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CELESTE Diana, La scrittura del corpo in Jane Campion, 1998, n. 37-38, pp. 73-78

L'autrice analizza le tre figure principali in Lezioni di piano. Attraverso i vestiti, gli atteggiamenti, i tatuaggi, i corpi esprimono il rapporto dei personaggi con il mondo; sono una forma di "scrittura", così come il corpo è segnato dai sintomi di una ricerca di un desiderio autonomo, di una interpretazione autoderminata di sé.

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CENZON Paola (presentata da ZAMBONI Chiara), Virginia Woolf: la capra che fa la differenza, 2002, n. 3-4, pp. 67-88

Introdotta da Chiara Zamboni, che soprintende alla sua dissertazione, Paola Cenzon esplora vita e morte della Woolf, ascoltando la sua voce alla luce dei problemi di oggi. Il suo soprannome, "caprona", diventa una chiave interpretativa: "nella capra c'è stranezza, disagio, gioco, differenza, atipicità, intelligenza, curiosità, la capra è sofferenza e riso". Nella lettura della Woolf di Cenzon, l'immagine della capra diventa l'immagine di quella differenza femminile che fu per la Woolf fonte di significato e che anche lei significò per molte altre donne.

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CERRONI Umberto, La dialettica degli affetti - Storicità dell'eros (da Il rapporto uomo-donna nella civiltà borghese), (rubrica Confronti: Filosofia e Storia), 1976, anno I, n. 3, pp. 141-153

La sezione "Confronti" accoglie, in questo numero alcune pagine tratte dal libro Il rapporto uomo-donna nella civiltà borghese di Umberto Cerroni che, solo tra i teorici attuali del marxismo, propone una nuova lettura teorica del rapporto uomo-donna in Engels, ma senza esserne condizionato. I brani che qui si propongono, la "Dialettica degli affetti" e "La storicità dell'Eros" riguardano, precisamente, la trattazione e lo sviluppo delle ipotesi di Engels sulla storicità dell'Eros. L'amore non è una categoria assoluta, ovunque e sempre uguale; al contrario, si può certamente distinguere l'Eros dell'antichità dall'Eros moderno.

L'Eros moderno, scrive Cerroni, così come ci appare dalle analisi della poesia amorosa moderna, non è che il frutto del processo evolutivo della solitudine e dell'angoscia che si impossessa dell'uomo moderno. L'alienazione economica, così come l'alienazione psicologica, è la diretta conseguenza della nascita e dello sviluppo dell'economia capitalistica. Questo mette in forse tutte le sicurezze, anche quelle affettive. Cerroni propone qui tre tipi di analisi in favore del processo di trasformazione storica dell'Eros: la dialettica dei sensi, la dialettica delle istituzioni, la dialettica degli affetti.

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CERTOMÀ Chiara , Ecofemminismo: una presentazione critica, 2007, n. 1, pp. 32-53

"L’intento del presente articolo è quello di analizzare alcuni nodi problematici della teoria Ecofemminista introducendone le tematiche fondamentali e presentando le principali critiche cui è soggetta. Partendo da una analisi storica, verranno presentate la variante culturale e quella sociale della teoria, con particolare attenzione alle implicazioni logiche relative al concetto di “dualismo”. In conclusione viene proposto un particolare punto di vista, definito Ecological Humanities, che, prendendo le mosse dal pensiero ecofemminista, estende il suo interesse ad una più generale visione della relazione tra umanità e ambiente..."

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CERUTTI GIORGI Monica, Il cibo e l'amore. Un commento a "La spartizione dei pani" di Clarice Lispector, 2002, n. 1-2, pp. 84-91

L'arte della scrittura di Clarice Lispector, con la sua attraente e ingannevole semplicità, crea nelle sue brevi storie una dimensione filosofica, dando accesso alle vere fonti del pensiero. È il caso di "La spartizione dei pani" - dove il "banale" evento di un pasto rivela sia il rituale più sacro sia il più impersonale dei gesti umani-animali. Il testo crea associazioni, immagini, nuove idee, in un complesso gioco di co-testo e con-testo nel quale mostra il movimento simbolico di letture differenti.

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CHIARETTI Giuliana - PIAZZA Marina, L'intellettualità femminile: una ricerca fatta e da fare, (rubrica: Strumenti. Ricerche in corso), 1981, n. 15, pp. 146-152

È una riflessione a margine di un ampio gruppo di lavoro che, per iniziativa del GRIFF, ha lavorato su questo stesso tema. Si mettono a fuoco i problemi di quel "nuovo genere" - intellettuale, madre, moglie, politicizzata, femminista e qualcosa d'altro - che è ormai una figura presente in termini di massa. Si segnalano le contraddizioni all'interno di un modello di tipo emancipativo che mortifica o normalizza comunque la tensione al cambiamento.

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CHIARLONI PEGORARO Anna, Per una teoria della dissonanza: la "Mutazione" di Crista Wolf, 1981, n. 18, pp. 61-72

Pur sottolineando che non esistono nella Germania dell'Est né un movimento femminista né un dibattito critico collettivo sulla condizione femminile, l'autrice mette in evidenza la funzione critica assunta dalla letteratura delle donne. È una fonte di informazioni su fatti che esprimono il mancato adattamento all'organizzazione sociale (p.es. i suicidi di donne).

Essa inoltre fa il punto sul cambiamento dei rapporti tra i sessi nella realtà sociale e nell'immagine che l'uomo e la donna hanno l'uno dell'altra. L'autrice riassume il tema attuale del "cambiamento di sesso" che è un elemento significativo della letteratura della Germania dell'Est prima di analizzare approfonditamente la novella di Christa Wolf.

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CHIMENTI Cristina, Le categorie di igiene e decoro nella casa degli anni Cinquanta. Continuità e rottura, 1982, n. 19-20, pp. 27-38

Casa e famiglia sono indissolubilmente legate nell'elaborazione delle politiche sociali. L'autrice dimostra come il disegno della continuità dell'ordine sociale abbia sempre scelto come settore privilegiato l'abitazione per il miglioramento delle condizioni di vita. Tutto questo ha pesato nella vita quotidiana, in particolare nel campo dell'igiene e della morale.

Così si passa dalle norme igieniche fasciste a una letteratura della casa in cui prevale il benessere psicologico dell'individuo e la concezione della casa individuale. Ciò sviluppa le virtù familiari, dà la possibilità di utilizzare il tempo libero in vari lavori (per i maschi) e nel lavoro casalingo (per le donne).

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CHITI Lori, I grandi classici, 2004, n. 1-2, pp. 43-56

Disegni.

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CIBIN Patrizia, Meretrici e cortigiane a Venezia nel '500, 1985, n. 25-26, pp. 79-102

L'autrice considera la figura della cortigiana nella Venezia del Cinquecento, come emerge nella disciplina che il potere costituito (la Serenissima) stabilisce proprio nei confronti di questo soggetto sociale.

Ugualmente e simmetricamente rappresentativa è la risposta che la cortigiana fornisce a tale disciplina: sia la cortigiana che la meretrice utilizzano i meccanismi di controllo concepiti per tenerle distinte dalle donne oneste sia per sopravvivere - ed è il caso delle meretrici - sia per usare le relazioni sociali maschili di cui godono come fonte di autoaffermazione, di reddito e di potere - ed è il caso delle cortigiane.

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CIMMINO Franco, La posizione giuridica della donna nel periodo più antico dell'Egitto faraonico, 1976, anno I, n. 2, pp. 129-136

Solo per il periodo ellenistico - sui tremila anni della storia egizia sotto i Faraoni - la posizione giuridica della donna è ben documentata. Nel periodo precedente, le fonti sono frammentarie e un'indagine fondata diventa ancora più difficile. L'articolo tratta del primo periodo della storia egiziana, riguardante le dinastie dell'Antico Regno. I documenti sono pochi, e trattano principalmente delle leggi ereditarie o derivano da un esame delle norme che regolavano i culti funerari.

Questi elementi, connessi con attendibili resoconti storici e con la letteratura erudita contemporanea, corroborati da prove verificabili su dipinti e sculture, hanno permesso di delineare con una buona approssimazione quel che dev'essere stata la posizione giuridica della donna e il suo posto nella società in uno dei più civili sistemi politici del mondo antico.

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CLARKSON Giulia, Una provocazione inattesa, 1999, n. 41, pp. 56-59

L'autrice propone la sua concezione del teatro come provocazione e trasgressione, scardinamento dei codici dati. Gli esempi si riferiscono al "teatro di strada" nel quale si è impegnata per alcuni anni.

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COLOMBO suor Maria, Non gradisce le frontiere, 1996, n. 30-31, pp. 32-36

"Sempre più la missionaria cammina con la gente e ne ha la capacità". Ha anche una formazione professionale e culturale, come dimostra suor Maria Colombo, missionaria ad gentes e ora insegnante di altre future missionarie. Invece di chiedere potere nelle strutture ecclesiastiche, l'autrice ritiene che le donne "dovrebbero provocare l'autorità maschile a prendere decisioni radicali a partire dal linguaggio della vita e dell'esperienza".

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CONTI Dodi, Faccio lavorare il mio mondo interiore, intervista curata da Annalisa Biondi, 1999, n. 41, 51-55

Annalisa Biondi intervista Dodi Conti. Attrice di teatro - ma anche con esperienze cinematografiche e televisive - Dodi Conti spiega come nascono i suoi testi e i suoi personaggi e quali sono per lei le differenze fra le diverse forme di spettacolo.

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CONTINENZA Barbara, trad. di ZIMBALIST ROSALDO Michelle, Usi ed abusi dell'antropologia, 1981, n. 15, pp. 61-87

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COYAUD Sylvie e FISCHER Cristiana, trad. di DE LAURETIS Teresa, La pratica della differenza sessuale e il pensiero femminista in Italia, 1991, n. 15, pp. 37-56

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CONWAY Jill, Co-educazione o separazione: la donna nell'Università americana, traduzione di Emma Golinelli Aru, 1976, anno I, n. 3, pp. 79-97

L'articolo tratta del processo storico che ha portato gli Stati Uniti ad accettare il principio della coeducazione. Il principio non è stato accolto - come si potrebbe credere - per migliorare la condizione femminile e per trasformare il rapporto tra i sessi, ma soprattutto con lo scopo pratico di preparare, a costi minimi, un corpo insegnante da immettere nel sistema scolastico. La coeducazione, afferma l'autrice, non ha portato ad una situazione di effettiva uguaglianza con gli uomini; è stata applicata senza un approfondito dibattito sul rapporto esistente tra l'immissione della donna all'università e i programmi di studio; tra le donne laureate e la struttura dell'occupazione nella società.

Perciò il ruolo della donna colta è diventato quello di applicare la cultura all'insegnamento attivo e di trasmetterla ai giovani. È dunque necessario che le donne acquisiscano nell'università delle posizioni che consentano loro di dare un contenuto concreto alla co-educazione, come anche di creare programmi di studio più completi e più adatti alle sollecitazioni delle studentesse. Tuttavia ci sono molti rischi nell'istituire programmi specifici per la donna: per esempio che le docenti incaricate dei corsi siano confinate nelle materie di secondaria importanza dal punto di vista scientifico. Bisogna inoltre considerare che in molti settori che interessano le donne il livello degli studi è ancora basso, e che ci si basa su testi in parte superati.

Ci sono attualmente in America 1300 corsi ripartiti in 1000 colleges e università che non sono tutti dello stesso livello. È necessario approfondire i problemi nascenti dal dare un orientamento nuovo a scienze le cui ipotesi derivano principalmente dall'esperienza degli uomini maschi. L'autrice auspica che nei prossimi dieci anni si possa assistere ad uno sforzo potente all'interno delle strutture esistenti, per renderle più adatte alle esigenze delle masse femminili.

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COOPERATIVA LENOVE, All'interno di un progetto, 1986, n. 1, pp. 41-46

Un gruppo di donne che, nel 1980, ha fondato una cooperativa di ricerca socio-economica, descrive i motivi, le difficoltà, le sfide, che hanno determinato la nascita del loro progetto e la sua evoluzione nel corso degli anni. Le autrici analizzano, in particolare, i riti di passaggio dalla fase iniziale alla fase attuale, sottolineando come i rapporti fra le appartenenti al gruppo hanno caratterizzato questi anni di lavoro comune.

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COPPOLA Maria Micaela, Mary Dorcey: il linguaggio del desiderio, 2000, n. 47, pp. 90-96

L'autrice analizza il lavoro di Mary Dorcey, scrittrice e poeta irlandese, e presenta una raccolta di sue poesie tradotte in italiano. Dorcey mostra nuovi modi di essere al mondo come donna; pur presentando donne comuni, amplia la definizione di ordinarietà. L'articolo discute dell'uso del linguaggio dell'autrice, mostrando come espanda le possibilità del linguaggio familiare e concreto. Infine, Dorcey coinvolge chi legge in una rielaborazione dello stesso processo di lettura.

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CORIA Clara, Il sesso occulto del denaro, 1990, n. 12, pp. 35-42

Si tratta di una comunicazione presentata dall'autrice alla Fiera internazionale del libro femminista, che ha avuto luogo a Barcellona nel 1990. I concetti che l'autrice - psicologa, lavora a Buenos Aires - ci espone sono stati da lei approfonditi in due libri su questo stesso argomento. L'autrice sostiene che "nella nostra cultura il denaro ha un sesso.

La sessuazione del denaro è un fenomeno psicosociale per il quale il denaro non soltanto è considerato come una risorsa che è stata tradizionalmente amministrata dai maschi, ma proprio come qualcosa che appartiene al patrimonio legittimo dell'uomo. Il denaro è associato al maschio tanto da far parte della sua identità di genere". Tratta altri tre punti: il conflitto fondamentale della donna a questo riguardo; i fantasmi che ne sono la conseguenza; gli atteggiamenti discriminatori riguardanti le pratiche terapeutiche previste per le donne.

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COSENTINO Vita, Odile Sankara: prima di tutto la vita, 2005, n. 4, pp. 27-38

Odile Sankara è una coraggiosa artista di Burkina Faso; con altre donne, ha creato nel 1992 l'Associazione “Talents de femmes”, che lavora per coniugare il cambiamento creativo, la tradizione e un alto senso della libertà femminile. Grazie alla stretta relazione instauratasi fra l'autrice e Sankara, Cosentino è in grado di vedere il significato politico del suo teatro posizionandolo all'interno della contraddizione fra l'Occidente e la povertà dell'Africa, al fine di mettere in evidenza quello che donne come Odile, e luoghi apparentemente degradati come Burkina, possono offrire al nostro mondo globalizzato.

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COSTANTINI Silvia - GAGLIASSO Elena - TAGLIAFERRI Maricla, Il luogo delle ipotesi, 1981, n. 15, pp. 9-27

Gli anni settanta sono stati caratterizzati da una modificazione profonda delle basi dell'epistemologia e dalla necessità di una revisione dei modelli tradizionali della spiegazione scientifica e delle teorie cognitive che vi sono collegate. In questo campo, esiste una teoria della conoscenza prodotta dal femminismo?

Nell'articolo, frutto di un'elaborazione collettiva alla quale hanno partecipato non soltanto le autrici ma tutta le redazione della rivista, si propone un'analisi dei principali risultati teorici ai quali è pervenuto il movimento femminista e in particolare della sessualità intesa come modello di descrizione e di spiegazione del reale.

L'analisi è condotta su due piani che si intersecano: l'uno "interno" o teorico, percorso individuale e collettivo delle donne verso una nuova coscienza di sé, e l'altro "esterno" o storico, cammino politico del movimento femminista e di alcune intellettuali femministe, in sfida alle istituzioni culturali.

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COZZI Donatella, Il corpo ventriloquo, 1994, n. 24, pp. 33-49

A partire da una ricerca condotta in un Centro di Salute mentale, l'autrice si concentra sul rapporto tra donne e depressione, su due diversi versanti. Da una parte c'è quel che le donne dicono di loro stesse, quelle che vanno al Centro perché soffrono di depressione. Si analizza il modo in cui raccontano la loro esperienza di tale malattia organizzandola intorno ai due assi del corpo sofferente e di un'identità sociale che non è più quella tradizionale, ma che si è sviluppata al suo interno.

Dall'altra ci sono i modi in cui queste esperienze e racconti non vengono ascoltati, ma anzi vengono messi a tacere quando sono messi a confronto con i saperi più autorevoli che dovrebbero rispondere loro.

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CROTTI Milena, Lo specchio incrinato, 1998, n. 37/38, pp. 27-30

Per rintracciare i cambiamenti avvenuti nella ricezione da parte delle spettatrici, l'autrice esamina la sua attività che, da sette anni, al Centro di documentazione Lidia Crepet di Padova, organizza visioni e discussioni sul cinema dal punto di vista femminista. È ormai disponibile una tradizione che permette alle donne di collocarsi differentemente nell'immaginario collettivo. Così che lo sguardo femminile può infrangere un immaginario basato sulla mistificazione del femminile attraverso, ad esempio, Greta Garbo o Judy Garland.

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CURINO Laura, La maschera fonica, 1999, n. 41, pp. 38-44

Attrice e autrice, Laura Curino affronta tutte le questioni poste dall'editoriale ripercorrendo il senso di alcuni dei lavori da lei portati sulla scena con la compagnia Laboratorio Teatro Settimo di Torino.

"Cerco - dice riassuntivamente - la ridondanza di personaggi femminili nella scrittura e sulla scena. Cerco il punto di vista femminile nel guardare alla storia e agli uomini che l'hanno determinata, con prevalenza pressocché assoluta, fino al secolo scorso. Scrivo tanto di donne e faccio scrivere alle donne la loro storia e anche la storia degli uomini".

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CUSIN Cecilia, D'ANGELI Concetta, FUMI Elena, PETRUCCI Giuliana, Leda Rafanelli… Anarchica e romanziera, 1986, n. 3, pp. 45-55

Rafanelli è un personaggio minore sia della letteratura italiana, sia del mondo politico di inizio secolo. È qui analizzato con un doppio scopo: ritrovare "una tradizione culturale femminile nella letteratura italiana" e verificare se è giusta l'impressione che per Rafanelli, più che in altri casi, c'è coincidenza tra le idee e la vita pubblica e privata.

Anarchica, ma tollerante, fa parte dell'ala individualista dell'anarchismo italiano. Professa l'amore libero, ma non esita a convertirsi all'Islam, dopo un viaggio in Egitto, e dell' Islam accetta la particolare concezione della donna e del suo ruolo così come la necessità di essere anticolonialista. Le contraddizioni che possono sembrare evidenti in queste scelte, non la toccano. La sua coerenza dipende dal fatto che traduce in stile di vita l'una e l'altra scelta, l'una e l'altra fede.

Il suo percorso di vita è tracciato qui partendo dalle sue opere letterarie, in particolare i suoi romanzi, più che basarsi su una documentazione strettamente biografica. Il motivo è che le autrici del saggio vogliono fornire una categoria interpretativa, delle donne e delle loro storie - quella dell'esemplarità - che dà ragione nello stesso tempo della singolarità del caso e della sua più generale rappresentatività.

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DAENENS Francine, Doxa e paradoxa: uso e strategia della retorica nel discorso sulla superiorità della donna, 1985, n. 25-26, pp. 27-38

L'autrice privilegia, fra le fonti letterarie del Cinquecento, i trattati o le orazioni accademiche che sostengono in forma paradossale la superiorità della donna, ne analizza le strutture retoriche, nella convinzione che fossero un modo di riflettere su come scrivere della donna, su come rappresentarla: la finzione letteraria è anche una forma di conoscenza.

Fornisce esempi sulla natura delle argomentazioni che venivano usate, sulla loro ambiguità. Anche attraverso la letteratura paradossale viene fondato un "dover essere" della donna moglie-madre, fondato sul concetto di una natura legislatrice in pieno accordo con la legge divina e umana.

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DANDRIEU Chantal, "Au royaume du signe". Appliques sur toile des Kuba, 1989, n. 10-11, pp. 130-136

Presenta alcuni lavori tessili, fabbricati dalle donne dell'harem del popolo Kuba, che vive al centro dello Zaire. Tre tavole con esempi di questi lavori.

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D'ANGELI Concetta, CUSIN Cecilia, FUMI Elena, PETRUCCI Giuliana, Leda Rafanelli… Anarchica e romanziera, 1986, n. 3, pp. 45-55

Rafanelli è un personaggio minore sia della letteratura italiana, sia del mondo politico di inizio secolo. È qui analizzato con un doppio scopo: ritrovare "una tradizione culturale femminile nella letteratura italiana" e verificare se è giusta l'impressione che per Rafanelli, più che in altri casi, c'è coincidenza tra le idee e la vita pubblica e privata.

Anarchica, ma tollerante, fa parte dell'ala individualista dell'anarchismo italiano. Professa l'amore libero, ma non esita a convertirsi all'Islam, dopo un viaggio in Egitto, e dell' Islam accetta la particolare concezione della donna e del suo ruolo così come la necessità di essere anticolonialista. Le contraddizioni che possono sembrare evidenti in queste scelte, non la toccano. La sua coerenza dipende dal fatto che traduce in stile di vita l'una e l'altra scelta, l'una e l'altra fede.

Il suo percorso di vita è tracciato qui partendo dalle sue opere letterarie, in particolare i suoi romanzi, più che basarsi su una documentazione strettamente biografica. Il motivo è che le autrici del saggio vogliono fornire una categoria interpretativa, delle donne e delle loro storie - quella dell'esemplarità - che dà ragione nello stesso tempo della singolarità del caso e della sua più generale rappresentatività.

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Cultura e potere delle donne: saggio di storiografia, 1986, n. 3, pp. 85-106

[Questo saggio è il risultato di una ricerca interdisciplinare sulle problematiche del maschile/femminile. Alla sua elaborazione hanno preso parte Cécile Dauphin, Arlette Farge, Geneviève Fraisse, Christiane Klapisch-Zuber, Rose-Marie Lagrave, Michelle Perrot, Pierrette Pézerat, Yannick Ripa, Pauline Schmitt-Pantel, Danièle Voldman].

La storia delle donne è stata fatta per spaziare tra vari sistemi di esclusione, di tolleranza e di quel che rende i problemi luoghi comuni. Sotto questo aspetto la necessaria connessione tra questo e altri ambiti della ricerca storica può essere interrogata in una nuova luce. L'idea di una cultura delle donne è nata dal successo della storia della cultura e delle rappresentazioni; lo sfruttamento delle donne e la loro esperienza vengono ora studiate a pieno titolo.

L'efficacia di tale nozione e il gran numero di opere basate su di essa mascherano le aporie che sorgono quando si intraprende questo tipo di ricerca. Ricostruire il discorso delle donne e le loro specifiche capacità non è sufficiente. Va colto come la cultura di una donna può costituirsi in un sistema di relazioni impari, conflittuali e contraddittorie; il versante politico della questione dovrebbe far parte della riflessione sul maschile-femminile e le consuete divisioni tra potere sociale e politico andrebbero riconsiderate.

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DAVIN Anna, Imperialismo e maternità, traduzione di Annarita Buttafuoco, 1978, n. 6-7, pp. 5-87

Il tasso di mortalità infantile che si registrava in Gran Bretagna tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo provocò grandi preoccupazioni tra gli intellettuali e i medici. Ma il dibattito di allora su tale problema mostra che ciò che gli intellettuali avevano a cuore era non tanto la salute dei bambini quanto piuttosto il deterioramento della razza in un'epoca in cui la Gran Bretagna aveva bisogno di una popolazione numerosa e vigorosa per far fronte alla propria politica imperialista.

L'analisi delle cause della mortalità infantile mancava quasi del tutto di una ricerca sull'influenza dei fattori ambientali della vita e del lavoro della classe operaia, e la mortalità infantile era attribuita principalmente alla presunta ignoranza e negligenza delle madri. C'era dunque un'intensa propaganda per l'istruzione delle madri in particolare e delle donne in generale con la creazione di istituzioni specifiche come la Scuola per madri di San Pancrazio allo scopo di proporre un'immagine ideale di madre e di generatrice delle future generazioni di cittadini e soldati.

La madre ideale era soprattutto tenuta a occuparsi della casa e dei bambini, senza lavorare fuori delle mura domestiche. Doveva allevare i figli nel rispetto dell'autorità secondo quelle norme di comportamento che corrispondevano ai principi di una vita sana, ma che in realtà corrispondevano ai modelli di vita borghese. La creazione e il rafforzamento del mito della maternità rispondeva dunque non soltanto alle esigenze della politica imperialista, ma anche a quelle di una società basata sullo sfruttamento della classe operaia e sulla subordinazione delle donne.

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DE FAZI Simonetta, C’era una volta la rete Lilith. E c’è ancora..., 2007, n. 2-3, p. 3

Abstract non disponibile

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DE FERRANTE A., trad. di FRAISSE Geneviève, Le chiacchierone - Femminismo e moralismo in Francia tra '800 e '900, 1982, n. 19-20, pp. 127-147

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DE FIDIO Pia, La donna e il lavoro nella Grecia arcaica, 1979, n. 12-13, pp. 188-217

L'articolo si pone nella scia dei saggi che negano l'esistenza di un matriarcato corrispondente a un'epoca in cui la posizione della donna sarebbe stata libera, produttiva e paritaria con l'uomo. A partire da un problema particolare, quello della tipologia del lavoro femminile e della distribuzione di razioni alimentari come pagamento del lavoro svolto, così come appare in testi micenei, l'autrice riesce a dimostrare che il lavoro femminile equivale al lavoro servile, e che al lavoro maschile diretto verso l'esterno equivale il lavoro femminile legato quasi esclusivamente alla casa e in particolare alla tessitura.

Le sole differenze che si danno tra i diversi strati sociali nei confronti delle donne hanno tutte un'origine di "classe". E d'altra parte la posizione della donna aristocratica non appare particolarmente privilegiata rispetto a quella della donna schiava. Il materiale analizzato permette di capire anche i testi omerici sul lavoro femminile, delineando al contempo le grandi linee della società omerica come anche alcuni aspetti della civiltà greca dell'epoca classica.

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DEGONDA Brivda, trad. di SHEPHERD Gill, Classe, genere e omosessualità: Mombasa, chiave per capire le opzioni sessuali, 1989, n. 10-11, pp. 114-116

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DEL BENE Roberta - BERTELL Lucia, Tra teatro e politica, più di un'amicizia, 1999, n. 41, pp. 63-69

Le autrici ripercorrono le esperienze compiute per interrogarsi sul senso del teatro di ricerca nella nostra società, in cui anche l'attività teatrale sembra utilizzata per coltivare spazi individuali di generica formazione. D'altra parte, "la famelica capacità del Mercato di inglobare linguaggi, strumenti, esperienze, rende sempre più difficile al teatro per il teatro la significazione della sua propria differenza, del suo farsi primariamente produttore di senso e di comunità".

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DEL MANSO Cinzia, I sensi della pubblicità, 2004, n. 1-2, pp. 11-22

L'autrice, cofondatrice di una piccola agenzia pubblicitaria, ripercorre le avventure della propria attività esprimendone la filosofia. La sua agenzia dà rilievo ai sensi e all'importanza dei sentimenti, in accordo con un'attitudine che le donne sembrano aver sviluppato più degli uomini, e che può fare una grande differenza nella qualità della pubblicità prodotta.

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DEMARIA Cristina , Rendere visibile l’invisibile: il corpo politico di Marina Abramovic', 2006, n. 1, pp. 3-15

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Come può una performance trasformare un corpo femminile in un corpo politico, con ciò rendendo visibili e, possibilmente, decostruiti, gli stereotipi ad esso collegati? Come può una pratica artistica - incentrata sul corpo - proporre nuove letture della soggettività ancorata a questo corpo? Iniziando da queste domande, l'articolo si concentra su alcune performances di Marina Abramovic', una visual artist serba nata in Montenegro, che ora vive ad Amsterdam. L'articolo esplora gli esperimenti della body art degli anni Settanta accompagnati da dolore, fino ai suoi lavori dedicati ai conflitti nei Balcani e ai "relational objects" degli anni Novanta.

Cercando di mostrare come il corpo diventa, in ogni singolo caso, un testo da scrivere, e dal quale iniziare a riscrivere significati e relazioni, l'articolo indica come le performances di Abramovic' possono essere esempi unici e originali di come l'identità femminile possa essere spostata, e con ciò ri-piazzata (re-interpretata), in un corpo politico (o in una politica del corpo) che sfugge ad ogni specifica "ideologia del visibile".

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DE ROMANIS Roberto, La Bibbia e la penna: la pamphlettistica femminile durante la rivoluzione inglese, 1980, n. 14, pp. 117-162

Il saggio dimostra come in tutta la seconda metà del '600, parallelamente al dibattito sul nuovo stato, lo Stato Moderno, che si andava svolgendo in Inghilterra, fosse in corso anche quello sulla definizione del ruolo femminile. L'autore analizza a questo scopo i pamphlets e le petizioni formulate da donne, ma anche satire maschili nei loro confronti, notizie di stampa o fonti diplomatiche.

Lo studio della effettiva produzione femminile è introdotto da brevi note sulla condizione della donna nell'Inghilterra pre-rivoluzionaria. Di particolare rilievo il ruolo delle sette religiose, in cui la gestione più democratica del potere locale e il libero commento della Bibbia garantivano a tutti il diritto alla parola e alla discussione in pubblico.

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DE SANCTIS RICCIARDONE Giovanna, Transitare, 1986,n. 4, pp. 35-47

L'autrice, presentando alcuni dei suoi olii e pastelli ad olio, ragiona sulla difficoltà propria di un'artista del nostro tempo di definirsi in termini di appartenenza, fino a concludere che chi pretende di fare arte non può rinunciare alla condizione tragica della non-appartenenza.

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DI CORI Paola, Storia, sentimenti, solidarietà nelle organizzazioni femminili cattoliche dall'età giolittiana al fascismo, 1979, n. 10-11, pp. 80-125

L'articolo mostra come le origini e la formazione delle organizzazioni femminili cattoliche costituirono un movimento che riuscì a contrastare il femminismo italiano dei primi anni del dopoguerra. La loro concezione della natura e dei doveri di una donna fu dominante dal periodo fascista agli anni Sessanta.

L'articolo parte dalla costituzione, nella seconda metà del diciannovesimo secolo, di una rete di memoria storica sull'oppressione femminile, e dei dibattiti sui sentimenti delle donne, che emergono come elementi importanti della solidarietà femminile. Con la nascita delle organizzazioni cattoliche, la Gioventù femminile in particolare, di cui si analizzano il contenuto teorico e le iniziative parallele all'affermarsi del fascismo, nascono gli elementi che distruggeranno un patrimonio teorico di donne sulla loro storia per stabilire di contro un'ideologia femminile contraria alla solidarietà basata sugli obiettivi di emancipazione.

Le donne cattoliche fecero dell'ambito privato la base della loro politicizzazione e riuscirono ad esercitare un forte controllo sociale, psicologico e morale su questa dimensione privata e quotidiana; il risultato fu la creazione di forme di solidarietà autodifensive e ostili all'emancipazione.

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DINI Tristana, Adateoriafemminista, 2007, n. 1, pp. 4-5

"Ricondurre ad un momento iniziale, fondativo, ad un’unica causa la nascita di Ada teoria femminista è praticamente impossibile. Pure, se dovessimo semplificare in una sola traiettoria, raccogliere in un solo vettore, le forze che hanno portato alla sua nascita, quel vettore andrebbe identificato nel desiderio di teoria. Ada è nata dal bisogno di produrre possibili punti di avvistamento per la realtà in un momento in cui ci sembrava che le pratiche femministe stessero perdendo forza, irrigidendosi nell’uso condizionato, nella ripetizione di idee senza presa..."

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DIONISI PERA Bianca (a cura di), Dall'Egitto: a colloquio con Siza Nabarawi, (rubrica: Testimonianze), 1982, n. 22, pp. 109-117

Siza Nabarawi è stata, insieme con Hoda Sha'rawi, l'animatrice del primo movimento organizzato di donne, emerso in Egitto agli inizi degli anni '20. Dopo un breve profilo della protagonista, si riporta una parte del colloquio intrattenuto con lei dalla curatrice. Siza Nabarawi ripercorre le lotte, le rivendicazioni e i conflitti dei primi anni del novecento, ma anche dei periodi successivi, e conclude con alcune note sulla sua vita personale di donna egiziana.

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D'IZZIA Agnès, Movimenti perpetui. Femminile, maschile, società e concezione dell'Alterità sessuata, 2002, n. 1-2, pp. 69-84

L'articolo tenta di analizzare le continue trasformazioni intervenute nei concetti di "femminilità" e "mascolinità", mostrando come il significato di alcune trasformazioni è in relazione ai cambiamenti della società in genere; tale analisi è quindi utilizzata per ripensare la differenza sessuale concordemente ad un modello complesso in accordo con l'ipercomplessità della società contemporanea.

Ritracciando e riconsiderando alcuni temi ricorrenti nella riflessione sul corpo generato/sessuato e sull'Alterità del pensiero di donne e uomini negli ultimi vent'anni, l'autrice sottolinea come le apparenze fisiche cambiano nel tempo, in una trasformazione perpetua. L'intenzione qui è di mettere in luce la complessità di questa trasformazione, dei suoi significati sociali, articolati nelle "figure essere-donna e essere-uomo", nell'Alterità sessuata degli anni '90.

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DONINI Elisabetta, [Progetti, progettualità], 1986, n. 2, pp. 35-37

L'autrice ( docente all'Università di Torino, fisica e storica della scienza; del centro culturale delle donne "Livia Liverani Donini") sottolinea la distinzione tra un progetto, che "viene caratterizzato stabilendone contenuti, strumenti, obbiettivi", dalla progettualità che "si dà invece solo in relazione a un soggetto e concorre a plasmarlo mentre ne rende esplicito il senso". Per l'oggi, si augura che le dinamiche dei conflitti non soffochino la pluralità dei soggetti. Stabilisce un nesso tra questa progettualità differenziata e le prospettive cui si ispirano in vari ambiti molte culture della complessità.

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DORIA Francesca (presentata da Luisa Muraro) , Percorsi d'amore nel pensiero di Luce Irigaray, (rubrica: Legami magistrali), 1995, n. 28, pp. 61-70

Luisa Muraro, filosofa e fondatrice della comunità filosofica "Diotima" di Verona, introduce un breve testo della giovane studiosa Francesca Doria, che ricostruisce lo sviluppo del pensiero di Irigaray nel suo rapporto dialettico con Freud e Lacan; individua nell'amore per la madre un amore cruciale per uomini e donne, il nodo per la modificazione dell'ordine simbolico fallocentrico.

Doria analizza criticamente i più recenti sviluppi del lavoro di Irigaray e conclude: "Fintanto che la madre, l'origine, resta un luogo oscuro che l'uomo confonde con la donna e la donna abbandona per l'uomo, il discorso amoroso risulta impraticabile".

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DUDEN Barbara, Due spartiacque, tre epoche storiche, 2008, n. 2, pp. 13-24

"Nell’estate del 2008 non è possibile avviare una riflessione sulla “politica per le donne” senza fare un salto all’indietro nel tempo, al momento in cui iniziò quello che in seguito fu chiamato “il secondo movimento delle donne”. Devo calarmi, anche se un po’ a fatica, nella gioia di vivere e nel sapore di “allora”, di quel periodo che ha messo le ali e preparato alla vita me, le mie amiche e molte attiviste di quella generazione. Innanzitutto mi pervade l’atmosfera di quegli anni, la straordinaria sensazione data dalla scoperta di essere vicina ad altre donne. Lo slancio di quegli anni, l’entusiasmo del risveglio, di un inizio, il piacere delle continue scoperte e la gioia per le amicizie nate in quegli anni e che ancora resistono. Ma quando ripenso a quegli anni ho anche la sensazione di viaggiare in un mondo sconosciuto. Quando ci caliamo nei primi anni Settanta, infatti, varchiamo la soglia di un’epoca.

Il mondo di oggi, inserito nel sistema globale del nuovo millennio, e il mondo di allora, infatti, non sono paragonabili. C’è un abisso tra me e la giornalista trentenne di allora che, insieme ad altre donne, fondò Courage, una rivista ispirata al movimento femminista che aveva come obiettivo una maggiore “autodeterminazione” e “autonomia” delle lettrici. Se percepisco un simile abisso non è solo per il passare degli anni, ma anche perché facendo lezione a studentesse molto più giovani ho compreso alcune cose. Oggi è molto più difficile, infatti, parlare in modo appropriato e preciso, da un punto di vista analitico, di sé “come donna” e della situazione delle “donne”. Oggi, per giungere a un orientamento nella “politica per le donne” dobbiamo muoverci fra tre epoche storiche in cui tale politica assunse caratteri molto differenti...."

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EDHOLM Felicity - HARRIS Olivia - YOUNG Kate, Sul concetto di produzione-riproduzione, 1978, n. 9, pp. 49-83

A partire dall'opera di C. Meillassoux, Donne, granai e capitali, le autrici esaminano alcuni concetti utilizzati dall'autore, come anche da altri, in merito al rapporto produzione-riproduzione, al fine di precisarne la portata teorica e definire la posizione delle donne in una società data. Rifiutando dunque l'uso generico di tali concetti, le autrici li precisano, mettendo in evidenza le loro definizioni specifiche.

Il concetto di riproduzione viene analizzato sotto tre aspetti: a) riproduzione sociale, ovvero analisi delle strutture che devono essere riprodotte affinché la riproduzione sociale nel suo insieme abbia luogo; b) riproduzione della forza lavoro, nella misura in cui non è soltanto riproduzione biologica o umana, ma anche mantenimento della forza lavoro e distribuzione dei soggetti nelle posizioni interne al processo lavorativo, con la conseguente riconsiderazione del "lavoro domestico"; c) riproduzione umana o biologica, di cui si discute il senso sociale e le sue diversificazioni nella storia e in altre società.

Le autrici passano infine a esaminare la specifica divisione sessuale del lavoro superando le interpretazioni economicistiche, per individuarla come elemento di costruzione dell'identità di genere.

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EIZYKMAN Claudine, La cinepresa e lo specifico femminile, (rubrica: Esperienze), 1978, n. 8, pp. 108-112

L'autrice pone l'attività sua e di molte donne registe sotto il segno delle contraddizioni tra l'impossibilità sociale a lavorare professionalmente, e la volontà di trovare nondimeno condizioni che permettano loro di esprimersi. In particolare viene preso in esame il rapporto di queste donne con la cinepresa, scorgendo nel carattere mediato di questo rapporto, dovuto a una scarsa familiarità con gli strumenti tecnici, un vantaggio in quanto permette di mantenere una certa distanza dai media.

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FADERMAN Lillian, Il matrimonio bostoniano, traduzione di Adriana Cavina, 1985, n. 23-24, pp. 57-72

Nel tardo Ottocento nella Nuova Inghilterra si usava il termine "matrimonio bostoniano" per indicare una relazione monogamica a lungo termine fra due donne non sposate. In genere queste donne erano finanziariamente indipendenti da un uomo, o per eredità ricevuta o per occupazione. Di solito erano femministe, "donne nuove", spesso pioniere in qualche professione.

L'autrice, attraverso l'analisi del romanzo di Henry James I Bostoniani, dimostra che tale forma di relazione è stata giudicata "perversa" solo a partire dalle interpretazioni novecentesche, e in ogni caso al di là di quello che il testo di James (oltre che la sua stessa vita familiare) sembrano suggerire. Allo stesso titolo, nel tardo Ottocento la relazione fra la scrittrice e saggista Sarah Jewett e Annie Fields - come quello di molte altre donne - non era affatto considerato come una patologia: era un fenomeno molto "americano".

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Cultura e potere delle donne: saggio di storiografia, 1986, n. 3, pp. 85-106

[Questo saggio è il risultato di una ricerca interdisciplinare sulle problematiche del maschile/femminile. Alla sua elaborazione hanno preso parte Cécile Dauphin, Arlette Farge, Geneviève Fraisse, Christiane Klapisch-Zuber, Rose-Marie Lagrave, Michelle Perrot, Pierrette Pézerat, Yannick Ripa, Pauline Schmitt-Pantel, Danièle Voldman].

La storia delle donne è stata fatta per spaziare tra vari sistemi di esclusione, di tolleranza e di quel che rende i problemi luoghi comuni. Sotto questo aspetto la necessaria connessione tra questo e altri ambiti della ricerca storica può essere interrogata in una nuova luce. L'idea di una cultura delle donne è nata dal successo della storia della cultura e delle rappresentazioni; lo sfruttamento delle donne e la loro esperienza vengono ora studiate a pieno titolo.

L'efficacia di tale nozione e il gran numero di opere basate su di essa mascherano le aporie che sorgono quando si intraprende questo tipo di ricerca. Ricostruire il discorso delle donne e le loro specifiche capacità non è sufficiente. Va colto come la cultura di una donna può costituirsi in un sistema di relazioni impari, conflittuali e contraddittorie; il versante politico della questione dovrebbe far parte della riflessione sul maschile-femminile e le consuete divisioni tra potere sociale e politico andrebbero riconsiderate.

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FARNETTI Monica, Lo splendore del linguaggio, 2005, n. 2-3, pp. 29-33

Anna Maria Ortese ha dedicato il suo "Il porto di Toledo" ad Anne Hurdle, una giovane falsaria del diciannovesimo secolo, perchè lei, che commise un "crimine di aggiunta e mutamento", non raggiunse una "espressione". La Ortese stessa commette il crimine nel portare al "Regno dell'Espressività" tutti gli esseri umani e non che non hanno parole e voci. L'espressività, e la letteratura che ne fa uso, è quindi un'aggiunta alla realtà, che implica come effetto collaterale - "per soprammercato" - una felicità inaspettata.

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FAZIO Ida, Onore e storia nelle società mediterranee, (rubrica: Sequenze), 1987, n. 5-6, pp. 79-80

Dà conto dei problemi emersi nel convegno su "Onore e storia nelle società mediterranee" tenutosi a Palermo il 3-5 dicembre 1987 per iniziativa di Arcidonna e del Comune di Palermo. Si mettono in evidenza l'attualità di questo tema, le differenze e le trasformazioni dei codici d'onore nei diversi periodi storici e in differenti contesti culturali.

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FINOCCHI Daniela,
Lingua madre - Le donne si raccontano, 2006, n. 3-4, pp. 48-51

La spinta motivazionale del Concorso letterario nazionale "Lingua Madre" è quella di offrire un'opportunità alle donne straniere di parlare per e di sé stesse. Le donne straniere e quelle italiane ancora una volta confermano la loro comune appartenenza - oltre le differenze generazionali e culturali - alla genealogia femminile proposta da Irigaray e dalla filosofia italiana della differenza sessuale.

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FISCHER Cristiana e COYAUD Sylvie, trad. di DE LAURETIS Teresa, La pratica della differenza sessuale e il pensiero femminista in Italia, 1991, n. 15, pp. 37-56

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FLAX Jane, Pensiero postmoderno e relazioni di genere nella teoria femminista, traduzione di Paola Bono, (rubrica: Sequenze), 1989, n. 8, pp. 101-119

L'autrice parte dall'ipotesi che la teoria femminista si inscrive, in una certa misura, nella corrente della filosofia postmoderna - quella che rimette in discussione, in Occidente, i fondamenti dell'autorappresentazione - e che l'analisi delle relazioni di genere autorizza due serie di considerazioni: una nuova definizione della nozione di "genere" e la messa in discussione delle teorizzazioni marxista, psicoanalitica ecc. sul significato di 'relazione'.

Da un punto di vista metodologico, è importante affermare che né la storia, né la scienza, né la ragione, né il progresso possono salvarci dalla parzialità e dalle differenze; al contrario, sono l'ambivalenza, l'ambiguità e la molteplicità che possono essere alla base di un ordine e di una struttura che verrebbero incontro ai nostri bisogni e, così facendo, fonderebbero le nostre relazioni.

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FOLBRE Nancy, Mano nella mano a mezzanotte: il paradosso del lavoro di cura, traduzione di Giovanna Capra, 1996, n. 32, pp. 63-89

L'articolo colloca le recenti teorie femministe sulla "cura" nel contesto economico, sviluppando il concetto di lavoro di cura e indagando i possibili motivi della sua sottovalutazione. Viene descritta la rilevanza delle tensioni tra il pensiero neoclassico e istituzionalista, tra le posizioni a favore e quelle contro il mercato. La parte finale è dedicata a un'analisi delle implicazioni di una politica pubblica femminista.

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FONTANA ROSE Eleonora, La posizione giuridica, sociale e politica della donna nei Paesi scandinavi. Il cammino percorso e le prospettive per il futuro, 1977, n. 2, pp. 101-126

Questo articolo ripercorre le principali conquiste di ordine giuridico relative alla "questione femminile" nei paesi scandinavi. L'autrice ci parla degli aggiornamenti delle norme legate alla maternità, al matrimonio, alla separazione, al divorzio, al lavoro delle donne, al regime di assistenza e al regime patrimoniale.

La seconda parte è dedicata alla situazione reale delle donne scandinave nonostante il miglioramento della loro posizione giuridica. L'autrice si basa su statistiche demografiche, economiche e politiche e su un gran numero di ricerche sociologiche, particolarmente su quelle che hanno per oggetto la casalinga. In effetti lo scarto tra le possibilità giuridiche formali e la situazione reale è enorme ed esige un'analisi approfondita. Da un lato le insufficienze di ordine strutturale rendono difficile un cambiamento effettivo nella vita delle donne, dall'altro il condizionamento culturale ancor oggi è un grande ostacolo alla liberazione delle donne e alla loro integrazione nella produzione e nella vita pubblica.

I movimenti femministi di cui l'autrice parla nella terza parte, negli ultimi anni si sono molto rafforzati; il loro obbiettivo è di intervenire sulle cause in profondità con l'impiego di strategie multiple.

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FOX KELLER Evelyn, Femminismo e scienza, (rubrica: Sequenze), 1986, n. 2, pp. 123-135

Esamina le implicazioni che la recente critica femminista della scienza comporta nel rapporto tra scienza e femminismo. Tale critica all'androcentrismo ha vari aspetti che vengono esemplificati: dall'accusa di mancate pari opportunità nel lavoro a pregiudizio nella scelta e nella definizione dei problemi, al modo in cui gli esperimenti vengono fatti e interpretati. Ora la critica femminista si estende alle fondamenta del pensiero scientifico.

L'autrice analizza la scienza come processo sociale utilizzando la prospettiva offerta dalla psicoanalisi e giunge alla conclusione che nella scienza moderna è riconoscibile un atteggiamento proprio del costrutto culturale del maschile, per esempio anche nella inclusione del dominio tra gli scopi della conoscenza scientifica. Ma questo non è l'unico atteggiamento possibile nei confronti della natura.

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FRAI Felicita, Acquarelli, 1988, n. 7, pp. 31-33

Due tavole.

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FRATICELLI Vanna, Parva sed apta mihi: note sulla cultura e sulla politica della casa negli anni Venti in Italia, 1982, n. 19-20, pp. 39-47

Il fascismo non ha affrontato il problema degli alloggi seguendo una linea univoca, esclusivamente legata alla sua ideologia della famiglia e della donna. Fu soprattutto condizionato dalla situazione economica italiana, estremamente differente nelle diverse regioni.

Anziché sviluppare una politica immobiliare e urbanistica che avrebbe comportato una spesa enorme per la sistemazione del territorio, il fascismo dovette costruire il più gran numero possibile di abitazioni per far fronte alla sovrappopolazione urbana che rischiava di diventare politicamente pericolosa. Perciò non si trova in Italia una concezione simile a quella delle città-giardino che si realizza in altri paesi europei.

La cultura architettonica resta il più delle volte separata dai progetti del regime, è patrimonio di alcuni esperti. Questo saggio traccia le linee delle differenti politiche abitative realizzate in questo periodo e relative ai fattori strutturali della situazione italiana.

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FUMI Elena, CUSIN Cecilia, D'ANGELI Concetta, PETRUCCI Giuliana, Leda Rafanelli… Anarchica e romanziera, 1986, n. 3, pp. 45-55

Rafanelli è un personaggio minore sia della letteratura italiana, sia del mondo politico di inizio secolo. È qui analizzato con un doppio scopo: ritrovare "una tradizione culturale femminile nella letteratura italiana" e verificare se è giusta l'impressione che per Rafanelli, più che in altri casi, c'è coincidenza tra le idee e la vita pubblica e privata.

Anarchica, ma tollerante, fa parte dell'ala individualista dell'anarchismo italiano. Professa l'amore libero, ma non esita a convertirsi all'Islam, dopo un viaggio in Egitto, e dell' Islam accetta la particolare concezione della donna e del suo ruolo così come la necessità di essere anticolonialista. Le contraddizioni che possono sembrare evidenti in queste scelte, non la toccano. La sua coerenza dipende dal fatto che traduce in stile di vita l'una e l'altra scelta, l'una e l'altra fede.

Il suo percorso di vita è tracciato qui partendo dalle sue opere letterarie, in particolare i suoi romanzi, più che basarsi su una documentazione strettamente biografica. Il motivo è che le autrici del saggio vogliono fornire una categoria interpretativa, delle donne e delle loro storie - quella dell'esemplarità - che dà ragione nello stesso tempo della singolarità del caso e della sua più generale rappresentatività.

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GAGLIASSO Elena, COSTANTINI Silvia, TAGLIAFERRI Maricla, Il luogo delle ipotesi, 1981, n. 15, pp. 9-27

Gli anni settanta sono stati caratterizzati da una modificazione profonda delle basi dell'epistemologia e dalla necessità di una revisione dei modelli tradizionali della spiegazione scientifica e delle teorie cognitive che vi sono collegate. In questo campo, esiste una teoria della conoscenza prodotta dal femminismo?

Nell'articolo, frutto di un'elaborazione collettiva alla quale hanno partecipato non soltanto le autrici ma tutta le redazione della rivista, si propone un'analisi dei principali risultati teorici ai quali è pervenuto il movimento femminista e in particolare della sessualità intesa come modello di descrizione e di spiegazione del reale.

L'analisi è condotta su due piani che si intersecano: l'uno "interno" o teorico, percorso individuale e collettivo delle donne verso una nuova coscienza di sé, e l'altro "esterno" o storico, cammino politico del movimento femminista e di alcune intellettuali femministe, in sfida alle istituzioni culturali.

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GALLEGATI FABERI Daniela - OLMI Alessandra, (per il Coordinamento donne del movimento Federativo Democratico), Dalla lirica della differenza all'epica della diversità, 1979, n. 10-11, pp. 182-186

L'identità femminile conquistata nel processo del movimento si rivela essere un inciampo all'interno del sistema neocapitalistico. La solidarietà tra donne non può prodursi pretendendo di scavalcare i conflitti di classe, c'è una specificità femminile nel processo di liberazione umana. Solidarietà femminile oggi vuol dire resistere alla tendenza del sistema ad annullare le differenze, a separare le donne tra loro; vuol dire capacità di collegarsi, di fare movimento, di entrare in campo tutte insieme.

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GANDINI Sara - COLOMBO Laura, Un filo sottile ma inossidabile, 2007, n. 2-3, pp. 36-41

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GARDINER Jean - HIMMELWEIT Susan - MACKINTOSH Maureen, Lavoro domestico e plusvalore, traduzione di Emma Golinelli Aru, 1976, anno I, n. 3, pp. 35-53

L'articolo è la sintesi di un lavoro di gruppo realizzato dal "Political Economy of Women Group" per la "Conference of Socialist Economist", del 1975. Dopo aver analizzato i concetti marxiani sul plusvalore e il valore della forza lavoro, gli autori affrontano lo studio dei rapporti tra il lavoro domestico e i modi di produzione capitalistica. Il lavoro della casalinga non è qui considerato come un modo di produzione diverso, ma è inserito nei rapporti stessi di produzione capitalistica, mantenendo tuttavia in evidenza le fondamentali differenze tra la fatica domestica e il lavoro salariato. Il lavoro in fabbrica presuppone la cooperazione tra gli operai che sono impegnati tutti, nello stesso tempo e nello stesso luogo, nella medesima attività.

Questo, naturalmente, non si verifica per il lavoro casalingo, lavoro che si effettua "in parallelo" con le altre casalinghe, ma è individuale. La natura di questo tipo di lavoro non cambia, neppure in una famiglia in cui, per ipotesi, l'uomo e la donna siano entrambi occupati. Gli autori mettono inoltre l'accento sulle premesse per approfondire ulteriormente il tema in questione, insistendo sulle differenze di salario tra uomo e donna. Benché il lavoro domestico sia indispensabile per la riproduzione del sistema capitalistico ( il suo ruolo è fondamentale per la produzione e il mantenimento della forza-lavoro) esso si è progressivamente socializzato.

Non si può dimenticare, tuttavia, che se lo Stato ha creato alcuni servizi essenziali in sostituzione dei lavori casalinghi (lavanderie, alimenti pronti etc.) le donne hanno "offerto" forza-lavoro a buon mercato. Il valore politico di questo processo di socializzazione è dunque, da parte delle donne, la possibilità di mettere in crisi il loro ruolo di subalterne all'interno della produzione.

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GAYTAN Rosa Sylvia, Il lavoro femminile in Messico. Aspetti socio-giuridici, note di Dora Stiefelmeier; traduzione di Tilde Capomazza, (rubrica: America Latina), 1976, anno I, n. 2, pp. 137-160

L'autrice, una sociologa messicana, deduce dall'ultimo censimento messicano del 1970 che la percentuale di donne lavoratrici è una delle più basse del mondo. Le donne sono il 18,2% della popolazione attiva e solo il 13,5% della popolazione attiva femminile lavora.

L'autrice tenta di rintracciare le cause principali di questa situazione, alcune delle quali sono tipiche di tutti i paesi sviluppati mentre altre sono specifiche della società messicana. Vi sono due cause generali: la discriminazione sessuale nell'istruzione, che porta le donne a trovare lavoro solo nei settori che richiedono una più bassa qualificazione e la mancanza di servizi che potrebbero alleviare il doppio carico del lavoro domestico e di quello esterno. Questi fattori portano all'assenteismo e a frequenti cambiamenti di lavoro.

Si riscontrano questi fenomeni anche tra immigrati non qualificati, che incontrano difficoltà nell'adattarsi al sistema di produzione industriale. In ogni caso, nei settori di impiego femminile, questi fenomeni sono imputati alla "natura" della donna e alla sua conseguente incapacità di adeguarsi e progredire nell'ambito delle attività industriali. E nonostante che il principio della parità di salario a parità di lavoro sia stabilito per legge, l'inferiorità "naturale "della donna è spesso addotta come motivo per continuare la discriminazione salariale.

Secondo l'autrice, alcune propongono il lavoro esterno come soluzione che porterebbe le donne a liberarsi dal doppio carico della produzione e del lavoro casalingo. Ma questa proposta ignora il terribile sfruttamento che il lavoro esterno rappresenta per le donne. Gaytàn propone di condurre alcune ricerche, anche fuori dal Messico, al fine di comprendere pienamente i problemi delle donne che lavorano.

Sostiene inoltre la necessità di una più piena partecipazione delle donne all'attività sindacale, di maggiori servizi sociali, della fine della discriminazione nell'istruzione, dell'effettiva applicazione del principio della parità di salario a parità di lavoro, dell'abbattimento delle barriere di accesso delle donne ad alcuni lavori e di una seria politica di formazione professionale.

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GERHARD Ute, Diritto civile e patriarcato, traduzione di Andrea Geselle, (rubrica: Sequenze), 1994, n. 22-23, pp. 77-95

L'autrice prende posizione a favore della "uguaglianza - senza assimilazione" e, nel contesto dell'attuale dibattito sul diritto, ritiene inevitabile la rivisitazione della storia del diritto come storia del dominio patriarcale e della resistenza, ovvero del movimento sociale delle donne.

A questo fine riesamina lo stato della questione a partire dall'Illuminismo e si sofferma poi in particolare sull'origine del Code civil francese del 1804, letto come reazione patriarcale alla legislazione rivoluzionaria del 1789-1795. Processo che in altre forme si ritrova anche nella formazione del Codice civile prussiano.

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GEROSA Ida, Passione in bit, 2006, n. 2, pp. 15-32

"Inizio presentandomi, come mi avete chiesto. Per quanto riguarda la mia vita familiare, sono sposata, ho due figlie che lavorano con successo, ho quattro nipotini affettuosi. Per quello che riguarda l’arte, da sempre è stata la mia grande passione. A sedici anni ho dipinto il mio primo quadro ad olio e fin da piccola ho amato disegnare.

A scuola, alle medie, quando disegnavo ero circondata dalle compagne che venivano a vedere quello che avevo fatto. C’è stato un periodo, tra i 15 e i 25 anni, in cui adoperavo sempre la matita per riportare su carta tutto quello che vedevo e mi divertivo a fare ritratti a tutte le persone che incontravo"...


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Ida Gerosa      Ida Gerosa      Ida Gerosa

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GERRARD Nicci, In Inghilterra anche…, 1986, n. 2, pp. 105-109

Racconta la preparazione e la nascita della rivista culturale "Women's Review" nel contesto delle vicende di varie e numerose e più o meno fortunate testate femministe inglesi. Analizza brevemente le dinamiche che si creano in un'impresa di donne, per sottolineare come l'investimento delle donne ha sempre un carattere insieme pragmatico ed affettivo. La felicità della riuscita nasce "dalla consapevolezza acquisita che spesso si è più forti di quanto ci si renda conto".

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GESELLE Andrea, trad. di GERHARD Ute, Diritto civile e patriarcato, 1994, n. 22-23, pp. 77-95

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GHETTI Chiara, La strettoia del denaro, 1990, n. 12, pp. 50-51

Fa parte di una serie di interventi che nel loro insieme ci raccontano come due gruppi di donne, separatamente e insieme, si sono posti il problema del finanziamento dei loro progetti senza tradire le ragioni della libertà femminile. Le autrici riflettono sui passi fatti verso le istituzioni, sui passaggi attraverso i quali sono pervenute a confrontarsi con il denaro in quanto livello di realtà e a trovare un'unità di misura rappresentativa degli investimenti e delle responsabilità personali.

Hanno inventato una moneta d'argento che riproduce l'immagine della Dama di Elche come simbolo del legame e delle relazioni di dignità tra donne, e come formalizzazione di uno scambio che si effettua in una comune solenne dichiarazione, pubblicata di seguito con il titolo "Due donne, il sacro e la moneta ovvero come concordare tra donne sul valore".

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GHIDINELLI Emilia - PANIGHETTI Irene, Dolores Prato: la vita salvata dalla parola, 2003, n. 1, pp. 62-89

Le autrici, madre e figlia, prima scoprono insieme e poi decidono di presentare il lavoro di una scrittrice italiana ingiustamente misconosciuta dalla storia letteraria "canonica". Ma Dolores Prato merita una grande attenzione, in particolare per la sua originale relazione con il linguaggio, o meglio, con le parole: i suoi libri, tutti autobiografici, ci narrano la sua passione per il potere creativo delle parole, che può essere più reale degli oggetti e spesso della stessa vita.

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GHITA, Amore, 2003, n. 1, pp. 5-9

Scrivendo sotto uno pseudonimo, l'autrice - lei stessa un'esiliata iraniana - racconta la storia di una giovane donna che ha lasciato il suo paese dopo essere stata crudelmente punita per un'innocente scappatella con un ragazzo del quale si era innamorata.

Amore come movimento dell'anima che comporta serie consequenze materiali in un Paese dove la perversa interpretazione della religione islamica è anche la legge di stato; amore come causa di spostamento e di esilio, ma una causa che non è considerata dagli stati occidentali come l'Italia - apparentemente liberi e "avanzati" - sufficiente per garantire la condizione di rifugiata.

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GIACOMINI Mariuccia - PIZZINI Franca, Intervista sul parto in casa: una scena da ripensare, (rubrica: Testimonianze), 1985, n. 23-24, pp. 139-167

Oggetto dell'intervista è un'esperienza di parto, un racconto molto ricco di particolari tecnici e di annotazioni emotive sulle condizioni ottimali in cui si può affrontare un parto, volutamente, nel proprio ambiente quotidiano. La particolare qualità di questa esperienza sta - tra l'altro - nella volontà di condizionare ad ogni istante con la propria presenza e consapevolezza questa scena che normalmente richiede di consegnarsi ai rituali e alle tecniche dell'ostetricia moderna ospedaliera.

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GIAMPIETRO Luisa, Un padre ingombrante. Udi e Pci negli anni cinquanta, presentazione di Emma Fattorini, (rubrica: Legami magistrali), 1999, n. 44, pp. 50-68

In questa sezione della rivista una studiosa presenta il lavoro di una studiosa più giovane. In questo numero Emma Fattorini presenta la tesi di Giampietro, pubblicata qui solo in parte. L'autrice ha compiuto le sue ricerche negli archivi del Pci per analizzare gli sviluppi del rapporto tra questo partito politico e l'Udi, in particolare dal punto di vista del lavoro delle donne.

"L'Udi si trova presto in un'area di confine tra un'idea di politica come lotta per una nuova democrazia e la sua necessità di uno spazio differente" e di nuovi modelli femminili, alla ricerca di una difficile autonomia teorica.

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GIBSON Mary, Donne ai margini, traduzione di Vania Chiurlotto, 2000, n. 48, pp. 68-75

La studiosa americana, collega ed amica di Annarita Buttafuoco, spiega ad un pubblico straniero le caratteristiche della principale opera di Buttafuoco, Le Mariuccine. Attraverso questa analisi mette in luce la peculiare novità del suo lavoro e del suo punto di vista sulla storia dell'emancipazionismo e più in generale della storia dell'Italia contemporanea.

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GITTINGS Diana G., Vita matrimoniale e controllo delle nascite tra le due guerre in Inghilterra, traduzione di Dorella Tinti, (rubrica: Storia orale), 1977, n. 3, pp. 93-114

L'autrice tenta una spiegazione della riduzione del numero di figli per famiglia registrata in Inghilterra negli anni trenta, usando una serie di interviste con donne che all'epoca erano incinte o in età fertile. L'accento è posto sull'atteggiamento delle donne nei confronti del problema della dimensione delle famiglie, e l'analisi è condotta per gruppi sociali.

Gli elementi principali che influenzano - secondo l'autrice - questo atteggiamento sono: il grado di informazione in materia sessuale, il grado di familiarità con i metodi anticoncezionali, lo standard di vita desiderato, gli ideali rispetto all'educazione dei figli. Diana Gittings, basandosi sui risultati empirici ottenuti, arriva alla conclusione che l'atteggiamento delle donne in materia familiare è principalmente determinato dal modo di vita e dall'attività prematrimoniale. Lo status economico e sociale del marito a questo riguardo è secondario.

Per quel che riguarda il comportamento delle classi operaie - a differenza di quello che sostengono i rapporti demografici classici e a differenza della situazione del XIX secolo - il cambiamento registrato non è la conseguenza di una pressione da parte delle classi medie che, al contrario, hanno negato ogni informazione utile per la pianificazione familiare. È il risultato di una maturazione autonoma.

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GIUDETTI SERRA Bianca, La scelta, 2003, n. 2-3, pp. 38-42

Rintracciando le ragioni del proprio affacciarsi alla politica durante la Resistenza, l'autrice reinterroga il senso della propria scelta e i valori che da allora hanno segnato la propria vita.

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GLASSON DESCHAUMES Ghislaine (a cura di GIARDINI Federica), Carovana, 2003, n. 1, pp. 17-31

Due settimane, dal 25 maggio al 9 giugno 2002 - una carovana di donne di diverse nazionalità in viaggio attraverso i Balcani, in quell'area difficile e composita di aspri e spesso sanguinosi conflitti che ancora definiamo "ex Jugoslavia". Serbia - Croazia - Kossovo - Montenegro - Macedonia - Bosnia - Slovenia...incontrandosi con altre donne, momenti di pericolo e momenti di gioia, un viaggio di scoperte politiche ed esperienziali.

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GOPALAN Lalitha, Donne vendicatrici, 1998, n. 37-38, pp. 61-72

L'autrice analizza l'escalation di violenza che caratterizza il cinema indiano, interpretandolo come un modo di esplicitare le rappresentazioni conflittuali che influenzano le nostre fantasie private e pubbliche nella formazione delle identità nazionali e sessuali. L'analisi di alcune rappresentazioni filmiche di stupro e di vendetta mette in luce i tentativi di riformulare il rapporto tra femminilità e violenza.

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GORDON Linda, Maternità volontaria. Gli inizi del movimento per il controllo delle nascite negli Stati Uniti, traduzione di Dora Stiefelmeier, 1978, n. 6-7, pp. 88-112

La maternità volontaria - primo termine generale per esprimere la richiesta femminista di un controllo delle nascite negli Stati Uniti nel periodo 1870-1890 - è stato quasi unicamente uno strumento per rafforzare la posizione della donna in seno al matrimonio tradizionale. La convergenza tra le suffragette e il gruppo dell'Amore libero di fronte alla riproduzione e al suo senso sociale non escludevano una grande divergenza politica. Le idee sul controllo delle nascite non includevano la contraccezione.

Il gruppo dell'Amore libero idealizzava l'autocontrollo sessuale e imponeva dei periodi di astinenza nella coppia, pur così garantendo alla donna sposata il diritto di rifiutare il marito. Su questo punto anche le suffragette erano d'accordo. Si temeva che la legalizzazione della contraccezione avrebbe aumentato la libertà degli uomini senza migliorare la situazione concreta delle donne; è questo il motivo per cui i gruppi a favore della maternità volontaria erano per una maggiore restrizione sessuale e condividevano l'ideologia della maternità dell'epoca, accettando completamente la divisione dei ruoli sessuali.

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GRASSO Silvana, La ciclopica quaestio, 1999, n. 42-43, pp. 32-37

Scrittrice, siciliana, in questo testo Silvana Grasso mostra una stile di enunciazione, nel suo essere e nel suo farsi, ne rintraccia le origini non in una sicilianità convenzionalmente letteraria ma in una insularità che fa tutt'uno con la singolarità. E dice di sé "Così la mia lingua, legittima e bastarda, saccheggia ovunque e comunque, predona e vestale del saccheggiato e del saccheggio.

Ladra di sapori rumori squittii e littorine, celebra le sue liturgie nel sacrilego tempio della pescheria, del sangue caldo del tonno che grida negli occhi il supplizio della mattanza". E, nel tratteggiare la silouette del transessuale Enrichetta, irride ogni meccanicistica attribuzione di generi, letterari e no.

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GRILLI Cristina, Una idée innée: Anne Lister e la dissezione dei cadaveri, 2007, n. 4, pp. 28-39

"Parigi, 16 Aprile 1830. Nel cielo azzurro, le rondini si rincorrono verso il campanile della chiesa Panthéon, come se volessero rifuggire lo sguardo della morte che le scruta da una finestra di un piccolo appartamento di Via St. Victor n. 7, al cui interno, appoggiato alla parete, si intravede un modello di scheletro umano; su una scrivania ci sono due candele consumate, un bisturi ed un forcipe. Un cattivo odore di strinatura, mescolato a quello altrettanto intenso di trementina, pervade la casa. Julliart, un giovane medico svizzero, è intento a bruciare i capelli infestati di pidocchi di una donna appena deceduta. Pochi resisterebbero alla vista di tale scena, soprattutto quando il volto del cadavere viene sezionato per studiarne i muscoli facciali. Sorprendentemente, l’unico spettatore non prova alcun disgusto, al contrario, segue con interesse la lezione (Lister 13 -17 aprile 1830). A ben vedere, questo studente, dall’apparenza mascolina, è una donna, si chiama Anne Lister (1791-1840)..."

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GROPPI Angela - PELAJA Margherita, Delitti e loro narrazione. Le fonti criminali, 1982, n. 22. Suppl., pp. 108-118

Le autrici offrono alcune considerazioni di metodo, emerse nel corso di una ricerca sulla criminalità femminile a Roma alla fine del XIX secolo, sui modi di utilizzo degli archivi giudiziari come fonte per un'indagine sul vissuto delle donne, per cogliere la loro soggettività contestualizzata. Per soggettività contestualizzata si intende il senso di sé che le donne hanno e i loro universi di riferimento così come emergono attraverso una rete di testimonianze e di documenti che li mette in relazione contemporaneamente con più scene e più interlocutori.

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GROSZ Elisabeth, Storie di un futuro femminista, 2001, n. 2-3

Abstract non disponibile.

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GUACCI Rosaria, I conti con la madre, 1990, n. 12, pp. 15-18

La prima persona con la quale abbiamo un debito è la madre. All'origine c'è un senso di colpa dovuto alla mancanza di compensazione tra ciò che riceviamo e ciò che possiamo restituire. Il senso di colpa, per questa ragione, produce interferenze nella relazione con la madre simbolica. Il soggetto si vede così obbligato a un lavoro di "contabilità" per "rimettere le cose a posto", ristabilire un equilibrio, soprattutto dopo la rottura della relazione con la madre.

Il denaro rappresenta, in questo senso, il taglio del cordone ombelicale ed è pegno e garanzia di un processo di autonomia. Il denaro svela le contraddizioni e modifica i rapporti. L'autrice stessa rileva il senso del suo lavoro all'interno di una casa editrice gestita unicamente da donne. Questo lavoro ha posto le basi di una "relazione significativa" tra donne, soprattutto perché è misurato, rivelato e agito attraverso il denaro.

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GUADAGNI Annamaria, Donne al centro, (rubrica: Sequenze), 1986, n. 3, pp. 113-115

Dà conto dei problemi politici, organizzativi, di identità e di funzione culturale che si sono dibattuti nel primo convegno nazionale dei Centri di documentazione e di ricerca delle donne esistenti in Italia, tenutosi a Siena nel settembre 1986. I centri sono più di cento e svolgono un lavoro prezioso di conservazione della documentazione, sono dotati di archivi e biblioteche, intrattengono rapporti più o meno conflittuali con le istituzioni locali, contribuiscono alla produzione e alla circolazione delle idee all'interno di un contesto politico femminile.

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GUARNERI Marisa - LOTTI Maria Rosa, Una scommessa: la Casa di accoglienza delle donne a Milano, 1991, n. 15, pp. 17-25

Le autrici raccontano il percorso politico che le ha condotte a fondare la Casa delle donne maltrattate. Cominciano dalla loro esperienza nell'Unione Donne Italiane (UDI) di Milano, "luogo e sede prestigiosa dell'emancipazione prima e della progettualità autonoma delle donne in seguito". Narrano le scelte e i problemi che hanno incontrato e risolto; spiegano attraverso quali modi di espressione e di relazione sono riuscite ad avere con ciascuna donna un legame politico, partendo dalle sue difficoltà.

Come esse scrivono: "L'organizzazione e la gestione della vita propria e altrui è un onere ed un'opportunità che ancora non hanno trovato il proprio statuto simbolico se non nel panegirico della famiglia e dell'importanza della donna nel sociale. Sappiamo che il territorio in cui ci muoviamo è di frontiera simbolica e di rischio quotidiano. Sappiamo anche che il nostro sguardo è ancora di indagine oltre che di esperienza".

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HAJON Tina, Il treno delle meraviglie, 2006, n. 3-4, pp. 58-70

Tina Hajon, una giovane croata andata via di casa ai tempi del conflitto politico ed etnico, racconta la storia dei suoi anni a Roma alla ricerca dell'indipendenza e della realizzazione professionale. Si è scontrata con le barriere burocratiche, culturali e linguistiche, affrontando le sue paure e rimettendo costantentemente in discussione sé stessa e i suoi valori, ma lentamente è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi.

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HAMMER Barbara, L'uso del tempo nel cinema delle donne, (rubrica: Esperienze), 1978, n. 8, pp. 100-107

L'autrice, ripercorrendo la sua produzione cinematografica ( che si colloca esclusivamente nel campo del cinema sperimentale) racconta in qual modo ha combinato il tempo reale con il tempo dell'immaginazione e del sogno per superare le separazioni artificiali nell'esperienza del tempo, tipiche di un lavoro concettuale. Il suo obbiettivo è di accostarsi all'esperienza vissuta. Influenzata soprattutto dal cinema poetico di Maya Deren, cerca di rappresentare un "tempo simultaneo".

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HARRIS Olivia - EDHOLM Felicity - YOUNG Kate, Sul concetto di produzione - riproduzione, 1978, n. 9, pp. 49-83

A partire dall'opera di C. Meillassoux, Donne, granai e capitali, le autrici esaminano alcuni concetti utilizzati dall'autore, come anche da altri, in merito al rapporto produzione-riproduzione, al fine di precisarne la portata teorica e definire la posizione delle donne in una società data. Rifiutando dunque l'uso generico di tali concetti, le autrici li precisano, mettendo in evidenza le loro definizioni specifiche.

Il concetto di riproduzione viene analizzato sotto tre aspetti: a) riproduzione sociale, ovvero analisi delle strutture che devono essere riprodotte affinché la riproduzione sociale nel suo insieme abbia luogo; b) riproduzione della forza lavoro, nella misura in cui non è soltanto riproduzione biologica o umana, ma anche mantenimento della forza lavoro e distribuzione dei soggetti nelle posizioni interne al processo lavorativo, con la conseguente riconsiderazione del "lavoro domestico"; c) riproduzione umana o biologica, di cui si discute il senso sociale e le sue diversificazioni nella storia e in altre società.

Le autrici passano infine a esaminare la specifica divisione sessuale del lavoro superando le interpretazioni economicistiche, per individuarla come elemento di costruzione dell'identità di genere.

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HIMMELWEIT Susan - GARDINER Jean - MACKINTOSH Maureen, Lavoro domestico e plusvalore, 1976, anno I, n. 3, pp. 35-53

L'articolo è la sintesi di un lavoro di gruppo realizzato dal "Political Economy of Women Group" per la "Conference of Socialist Economist", del 1975. Dopo aver analizzato i concetti marxiani sul plusvalore e il valore della forza lavoro, gli autori affrontano lo studio dei rapporti tra il lavoro domestico e i modi di produzione capitalistica. Il lavoro della casalinga non è qui considerato come un modo di produzione diverso, ma è inserito nei rapporti stessi di produzione capitalistica, mantenendo tuttavia in evidenza le fondamentali differenze tra la fatica domestica e il lavoro salariato. Il lavoro in fabbrica presuppone la cooperazione tra gli operai che sono impegnati tutti, nello stesso tempo e nello stesso luogo, nella medesima attività.

Questo, naturalmente, non si verifica per il lavoro casalingo, lavoro che si effettua "in parallelo" con le altre casalinghe, ma è individuale. La natura di questo tipo di lavoro non cambia, neppure in una famiglia in cui, per ipotesi, l'uomo e la donna siano entrambi occupati. Gli autori mettono inoltre l'accento sulle premesse per approfondire ulteriormente il tema in questione, insistendo sulle differenze di salario tra uomo e donna. Benché il lavoro domestico sia indispensabile per la riproduzione del sistema capitalistico ( il suo ruolo è fondamentale per la produzione e il mantenimento della forza-lavoro) esso si è progressivamente socializzato.

Non si può dimenticare, tuttavia, che se lo Stato ha creato alcuni servizi essenziali in sostituzione dei lavori casalinghi (lavanderie, alimenti pronti etc.) le donne hanno "offerto" forza-lavoro a buon mercato. Il valore politico di questo processo di socializzazione è dunque, da parte delle donne, la possibilità di mettere in crisi il loro ruolo di subalterne all'interno della produzione.

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HOLLOWAY Wendy, Ideologia medica e medicalizzazione dell'aborto, 1978, n. 9, pp. 102-122

A partire dall'esperienza personale di aborto in una struttura sanitaria inglese, l'autrice sottolinea come, anche quando esiste una completa libertà di aborto, persistono tuttavia delle strutture ideologiche che limitano la scelta delle donne.

Tale ideologia si esprime in particolare nell'atteggiamento dei medici che tendono a dare dell'intervento un'immagine di "operazione chirurgica", con il ricorso all'anestesia totale e con una messa in scena quale quella del camice bianco che la donna deve indossare e il suo trasporto in barella prima dell'intervento, le precauzioni, i consigli, le prescrizioni di medicine e l'apparente preoccupazione per la sua salute, dopo.

Tutto ciò contribuisce a dare l'idea che la donna che intende abortire è malata e conferma il senso di "trauma" fisico e psicologico che la donna deve provare al momento della decisione di abortire. L'autrice propone al movimento delle donne di confrontarsi con il trattamento dell'aborto e di lottare perché si affermi un metodo abortivo alternativo al potere medico.

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HUMPHRIES Jane, Classe operaia, lotta di classe e persistenza della famiglia, trad. di Annarita Buttafuoco, 1979, n. 12-13, pp. 96-121

Il saggio denuncia l'insufficienza dell'analisi marxista tradizionale sulla funzione della famiglia e del lavoro domestico. Delineando una storia del rapporto tra famiglia operaia e capitale, l'autrice sottolinea come la famiglia non sia soltanto uno strumento utilizzato dal capitale: al contrario, l'istituzione familiare rappresenta un mezzo della classe operaia per resistere al capitale e per rendere più efficace la propria lotta. E' questa la spiegazione della difesa che il proletariato ha sempre fatto della famiglia.

Vengono così messi in rilievo i presupposti economici, in termini di lotta di classe, dell'ideologia sessista ancora dominante. La conseguenza è che la famiglia va considerata come un luogo dove è possibile mantenere i rapporti tra i suoi membri al di fuori del mercato del lavoro, piuttosto che come una reliquia di un modo di produzione meno sviluppato.

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IACCARINO Bianca, Di antiche paure… Freud e il suo enigma, 1981, n. 15, pp. 105-114

L'autrice tenta di scoprire elementi suscettibili di indicare un processo di trasformazione interna delle teorie psicoanalitiche attuali. Esamina con questo scopo la letteratura specialistica degli ultimi venti anni per individuare le variazioni di contenuto per quel che concerne la psicologia analitica del femminile. In questo campo si sono prodotti cambiamenti teorici ma non sono ancora usciti dalla cerchia ristretta degli specialisti in materia. D'altra parte, chi ha un'esperienza clinica pensa che un lavoro di ricerca con gli psicoanalisti è indispensabile per verificare il cambiamento della pratica analitica sulle donne in analisi.

In questo campo si nota spesso una carenza teorica soprattutto per quel che concerne il problema della relazione madre-figlia. Questa letteratura è ancora insufficiente. Nei due casi, la valutazione dell'incidenza del movimento femminista su questi cambiamenti sarà oggetto di una ricerca che va intrapresa.

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JOHNSTON Claire, Cinema delle donne come contro cinema, 1978, n. 8, pp. 56-67

L'autrice si interroga sulle strategie da usare all'interno delle istituzioni esistenti per scavalcare le strutture rigide e gerarchiche del cinema dominate dagli uomini. L'a. auspica che il cinema, prodotto dalle donne, sia nello stesso tempo un cinema politicamente impegnato e un cinema capace di divertire nel senso più autentico della parola. Vede nel lavoro collettivo, basato sulla solidarietà fra donne, una provocazione formidabile e il solo modo per arrivare a cambiamenti strutturali.

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KANDIYOTI Deniz, Islam e politiche nazionali. Riflessioni sulla Turchia, traduzione di Biancamaria Scarcia Amoretti, 1982, n. 22, pp. 7-22

Siamo in presenza di una messa in questione e dei valori e della possibilità di applicazione dei concetti elaborati dal femminismo occidentale in altri contesti culturali. Si prende come esempio il caso della Turchia contemporanea. Un'analisi preliminare della condizione delle donne turche mette in evidenza il ruolo dello stato come mezzo e strumento di rottura rispetto alla tradizione.

D'altra parte, la natura dei controlli culturali sulla sessualità delle donne e sul loro ciclo di vita, nel quadro della famiglia, rappresenta il più forte fattore di continuità nell'esperienza delle donne nell'ambito dei paesi musulmani. La definizione di questi controlli culturali particolari è fondamentale per capire il contesto sociale e culturale nel quale evolvono le donne musulmane e turche. Di conseguenza, il problema dello sviluppo di una coscienza femminista nel loro contesto si pone in rapporto con questa definizione.

L'insufficienza delle teorie femministe radicali o marxiste diventa chiara nella misura in cui si sottolineano gli aspetti universali dell'oppressione delle donne e in cui si utilizzano categorie astratte per definire la soggettività di un'oppressione sessualmente e culturalmente determinata.

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KAPLAN Caren - CAMPT Tina - GREWAL Inderpal - MOALLEME Minoo - TERRY Jennifer (trad. di BACCHETTA Paola), Prospettive femministe e transnazionali contro la guerra, 2001, n. 4, pp. 33-40

Traduzione di un testo di diverse femministe americane precedentemente pubblicato nel sito www. action-tank.org/pfp

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KAUFMANN Eva, La letteratura femminile degli anni '70 nella Germania Orientale, cura e traduzione di Vanda Perretta, 1981, n. 18, pp. 95-101

Attraverso una vasta panoramica sulla letteratura femminile di questi dieci ultimi anni l'autrice analizza la funzione che i libri scritti da donne hanno avuto sul pubblico e la loro influenza sulla società e sulle altre donne.

Questa letteratura riflette la nascita di una nuova coscienza di sé delle donne in rapporto con le strutture emancipatorie della società, e registra il loro sguardo deluso di fronte a queste strutture. A partire dalla situazione "privilegiata" attuale le donne hanno enunciato problemi, esigenze, compiti e utopie di oggi e di domani.

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KELLY Mary, Corpus, 1987, n. 5-6, pp. 37-44

Si presentano qui alcune immagini - 6 tavole - dalla prima sezione - denominata Corpus - di "Interim", un'opera tesa ad indagare il momento di passaggio alla mezza età, e costruita intorno a quattro temi ricorrenti: il corpo, il denaro, la storia e il potere.

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KEMP Sandra, Eccentrici equilibri. Il linguaggio della danza moderna, traduzione di Giovanna Cafara, 1995, n. 28, pp. 50-56

"Come altre forme d'arte, la danza procede per ridefinizioni violente", scrive l'autrice nell'individuare le tappe principali di questo processo dagli anni Sessanta fino ad oggi. In questo contesto "è significativo il cambiamento di immagine della danzatrice. Le coreografe contemporanee tengono sempre più in considerazione l'oggetto storico e culturale (in questo caso il corpo), e il modo in cui le sue manifestazioni in mutamento sono state rappresentate e valutate".

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KENT Sarah, Corpi d'uomo. 1. Restituire lo sguardo. 2. Il nudo erotico maschile, traduzione di Maria Luisa Moretti, 1989, n. 8, pp. 46-86

L'articolo si compone di due parti. La prima si intitola "Restituire lo sguardo" e la seconda "Il nudo erotico maschile". Gli uomini guardano le donne; le donne si guardano attraverso l'atto di essere guardate. Si tratta di una convenzione che regge le immagini delle donne e il rapporto che si stabilisce tra l'immagine e il pubblico. Quando questa convenzione viene rimessa in discussione, come avvenne in occasione della mostra" Women' s images of men" che si è tenuta a Londra nel 1980, subito si grida allo scandalo.

Non è tanto l'esibizione del sesso maschile che sconvolge, anche se questo ha sicuramente importanza, quanto il sesso della persona che guarda. Infatti, in questa situazione, la sessualità femminile si afferma come una forza attiva e non come risposta al desiderio maschile.

L'analisi è imperniata sul comportamento dell'uomo "modello" messo in una situazione da "pin up": atteggiamento non passivo del modello, difficoltà a rappresentarlo nudo, nella misura in cui il vestito riveste per l'uomo un'importanza più grande che per la donna in quanto espressione di uno status sociale ecc. Tutta questa analisi è condotta in parallelo con quel che l'autrice chiama "homo-erotismo" nell'arte e prendendo in considerazione l'assenza di punti di riferimento storici e teorici per le artiste donne.

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Cultura e potere delle donne: saggio di storiografia, 1986, n. 3, pp. 85-106

[Questo saggio è il risultato di una ricerca interdisciplinare sulle problematiche del maschile/femminile. Alla sua elaborazione hanno preso parte Cécile Dauphin, Arlette Farge, Geneviève Fraisse, Christiane Klapisch-Zuber, Rose-Marie Lagrave, Michelle Perrot, Pierrette Pézerat, Yannick Ripa, Pauline Schmitt-Pantel, Danièle Voldman].

La storia delle donne è stata fatta per spaziare tra vari sistemi di esclusione, di tolleranza e di quel che rende i problemi luoghi comuni. Sotto questo aspetto la necessaria connessione tra questo e altri ambiti della ricerca storica può essere interrogata in una nuova luce. L'idea di una cultura delle donne è nata dal successo della storia della cultura e delle rappresentazioni; lo sfruttamento delle donne e la loro esperienza vengono ora studiate a pieno titolo.

L'efficacia di tale nozione e il gran numero di opere basate su di essa mascherano le aporie che sorgono quando si intraprende questo tipo di ricerca. Ricostruire il discorso delle donne e le loro specifiche capacità non è sufficiente. Va colto come la cultura di una donna può costituirsi in un sistema di relazioni impari, conflittuali e contraddittorie; il versante politico della questione dovrebbe far parte della riflessione sul maschile-femminile e le consuete divisioni tra potere sociale e politico andrebbero riconsiderate.

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KOCH Gertrud, La critica cinematografica femminista: che cos'è e a che serve, traduzione di Dora Stiefelmeier, 1978, n. 8, pp. 68-76

Per critica e teoria cinematografica l'autrice intende un fatto qualitativo e non soltanto una critica e una teoria prodotte da donne. Da una parte essa si collega alle elaborazioni teoriche del movimento delle donne, dall'altra si serve della metodologia critica all'ideologia marxista, distinguendosi dalla critica dominante per una presa di posizione precisa e dichiarata. Lo scopo di tale critica è di cercare di eliminare i pregiudizi - presenti spesso anche nelle donne - con i quali si legge un film, e di mettere a disposizione delle donne strumenti per potersi formare una propria opinione.

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DE KRETSER David M., BREMNER J. William, Contraccettivi maschili, 1977, n. 5, pp. 105-117

Questo articolo, con un'introduzione critica di Simonetta Tosi, offre un panorama delle differenti tecniche di contraccezione maschile. Un'esposizione preliminare della fisiologia riproduttiva aiuta il lettore a comprendere il meccanismo e i rischi di ciascun tipo di contraccezione. Le forme tradizionali della contraccezione maschile, il "coito interrotto", i preservativi e la vasectomia sempre più perfezionata, tendono ad essere sostituite da diversi tipi di contraccezione orale, ancora in fase di sperimentazione, di cui questo saggio dà un quadro istruttivo.

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KRISTEVA Julia, La maternità in Giovanni Bellini, introduzione e traduzione di Rita Vallini, 1978, n. 6-7, pp. 113-142

[introduzione di Rita Vallini]

La maternità, soglia tra natura e cultura, ha due aspetti; un aspetto simbolico/paterno, e uno materno/omosessuale. Il primo, posto sul versante della coerenza sociale, considera la maternità come niente più che una rivendicazione fallica. Qualsiasi negazione di questo aspetto utilitaristico, simbolico e sociale ci conduce a una profonda impasse che solo il linguaggio dell'arte può illuminare.

L'artista infatti testimonia, con il suo linguaggio e con la sua identificazione con la madre - identificazione incestuosa o feticistica -, del proprio piacere translibidinale. Questi due atteggiamenti sono esemplificati da Leonardo da Vinci (feticista) e da Giovanni Bellini (incestuoso).

L'autrice, attraverso le biografie dei pittori, mette in luce le qualità delle loro opere. Bellini è particolarmente interessante poiché riesce a ritrarre gli aspetti elementari, presimbolici, della maternità.

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KUMAR-D'SOUZA Corinne, Guardare con nuovi occhi. Le politiche di genere sui diritti umani, traduzione di Paola Masi e Annalisa Biondi, 1995, n. 25, pp. 51-63

L'autrice denuncia il fatto che tutto ciò che viene presentato come "universale" nasce in realtà in uno specifico contesto storico della cultura occidentale - quello illuministico-liberale - che indica l'occidente come centro e modello di tutte le civilizzazioni e le culture. Le stesse solenni Dichiarazioni delle Nazioni Unite sui diritti umani accettano questo schema concettuale, che non fa emergere la voce dei senza potere, che relega nel privato le sofferenze e le violenze sulle donne.

La più recente Dichiarazione delle Nazioni Unite (1986) sul diritto allo sviluppo, non tiene conto del fatto che un certo tipo di sviluppo si rivela controproducente per molti gruppi umani. Occorre abbandonare un paradigma per cui i diritti umani sono i diritti di chi ha potere, occorre guardare alla realtà "attraverso gli occhi del Sud nel Sud e del Sud nel Nord. Attraverso gli occhi delle donne."

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Cultura e potere delle donne: saggio di storiografia, 1986, n. 3, pp. 85-106

[Questo saggio è il risultato di una ricerca interdisciplinare sulle problematiche del maschile/femminile. Alla sua elaborazione hanno preso parte Cécile Dauphin, Arlette Farge, Geneviève Fraisse, Christiane Klapisch-Zuber, Rose-Marie Lagrave, Michelle Perrot, Pierrette Pézerat, Yannick Ripa, Pauline Schmitt-Pantel, Danièle Voldman].

La storia delle donne è stata fatta per spaziare tra vari sistemi di esclusione, di tolleranza e di quel che rende i problemi luoghi comuni. Sotto questo aspetto la necessaria connessione tra questo e altri ambiti della ricerca storica può essere interrogata in una nuova luce. L'idea di una cultura delle donne è nata dal successo della storia della cultura e delle rappresentazioni; lo sfruttamento delle donne e la loro esperienza vengono ora studiate a pieno titolo.

L'efficacia di tale nozione e il gran numero di opere basate su di essa mascherano le aporie che sorgono quando si intraprende questo tipo di ricerca. Ricostruire il discorso delle donne e le loro specifiche capacità non è sufficiente. Va colto come la cultura di una donna può costituirsi in un sistema di relazioni impari, conflittuali e contraddittorie; il versante politico della questione dovrebbe far parte della riflessione sul maschile-femminile e le consuete divisioni tra potere sociale e politico andrebbero riconsiderate.

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LANCIA Rosanna, Segno in tensione-materia, 1991, n. 13-14, pp. 90-96

Il percorso di lavoro della scultrice oscilla tra due poli, almeno in apparenza contraddittori: segno in tensione - materia, fino alla sintesi nell'evento finale del cedimento. Illustrato da tre tavole.

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LANG Sabine - SAUER Birgit, Femminismo postmoderno e azione politica, 1997, n. 36, pp. 67-86

Fa parte di due articoli tradotti e introdotti da Maria Grazia Rossilli - il primo di una femminista dell'ex DDR, il secondo di due teoriche politiche della RDT - sono stati presentati alla decima conferenza di Berkshire di storia delle donne: uno argomenta a favore, l'altro contro, le teorie femministe postmoderne.

Questi testi sono di particolare interesse per contestualizzare i temi del dibattito sulla politica del femminismo tedesco. La sconfitta delle femministe della Germania dell'Est sembrerebbe confermare l'ipotesi di Sauer e Lang che le teorie postmoderne esprimano la frammentazione della politica femminista.

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LANFRANCO Monica, Una scrittura contaminata: a margine della produzione italiana, 1991, n. 13-14, pp. 85-89

Caratteristica delle opere delle autrici italiane è il nesso fra la scrittura e l'impegno contro la guerra e contro l'uso indiscriminato della tecnologia. La fantascienza serve da pretesto all'analisi della propria realtà e alla testimonianza di sé. La fantascienza non è lo scopo. Tuttavia la produzione italiana non è connotata, come per esempio quella degli Stati Uniti, dall'ideologia politica in senso stretto.

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LANZARINI Liliana, trad. di BØRRESEN KARI Elisabeth, L'inculturazione patristica, le nostre precorritrici medievali e la teologia femminista, 1989, n. 10-11, pp. 145-156

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